Oltre 100 mila studenti in 70 piazze italiane. Sono questi i numeri della giornata di mobilitazione dei ragazzi delle scuole e delle università, forniti dalle organizzazioni promotrici: Rete della Conoscenza, Link coordinamento universitario, Udu, Rete degli studenti medi e Uds. Al grido di «giù la maschera» gli studenti si son ripresi le città italiane - da Roma a Bari, da Firenze a Verona, da Trento a Napoli - manifestando contro i tagli decisi dall’esecutivo sul fronte dell’istruzione. Ma anche contro le politiche securitarie imposte dalla Lega. E a Milano va in scena il “No Salvini day”, con tanto di fumogeni, lancio d’uova e cartelli contro il ministro dell’Interno. Sono in tanti gli studenti che indossano la maglietta blu di Mediterranea, la nave messa a disposizione da alcune associazioni italiane per presidiare le acque internazionali tra Libia, Malta e Sicilia.

Il “governo del cambiamento”, forte di un consenso molto forte nel Paese e di un’opposizione parecchio debole nelle Aule parlamentari, deve fare i conti, forse per la prima volta, con un movimento di contestazione nato dal basso. Non passano inosservate, infatti, le bandiere del Cinquestelle date alle fiamme, né il manichino con il volto di Matteo Salvini penzolante da un ponte romano. Semplice teppismo politico, per alcuni, segnali di insofferenza da non sottovalutare, per altri.

«Dopo il nostro incontro con Di Maio del 26 ottobre, abbiamo visto una manovra di bilancio che prevede tagli ai finanziamenti per l’Istruzione e per la Cultura. Scendiamo in piazza perché devono essere ripristinati i finanziamenti alla scuola e all’università sottratti negli ultimi 10 anni, con un investimento di 7 miliardi all’anno», dice Giacomo Cossu, coordinatore nazionale di Rete della Conoscenza. «Le coperture possono arrivare dal taglio dei sussidi statali ai petrolieri per almeno 2 miliardi. Di Maio ha dichiarato di voler approvare questa nostra proposta, ma dov’è il provvedimento?», si domanda ancora Cossu, stanco di ascoltare solo promesse dal governo. «Con la retorica non ci paghiamo l’affitto da fuori sede, il costo dei materiali didattici e le ristrutturazioni degli edifici scolastici e universitari che cadono a pezzi», spiega. Ancora più duro è Giammarco Manfreda, coordinatore Nazionale della Rete degli Studenti Medi. «Chiediamo che questo governo metta giù la maschera sui fondi in istruzione», dice il ragazzo, mentre per le strade della Capitale sfila il corteo. «Non è accettabile che si promettano investimenti per fare propaganda, ma che allo stesso tempo il Ministro dell’Istruzione dica che ' bisogna scaldarsi con la legna che si ha', e che pochi giorni dopo saltino fuori 29 milioni di euro di tagli: 14 sulla scuola, 15 sull’università». In piazza «indosseremo nuovamente le maschere di Dalì, perché noi, la maschera, non abbiamo paura di toglierla: siamo studenti e chiediamo che si smetta di giocare col nostro futuro», aggiunge Manfreda.

I due partiti di governo leggono le proteste da due prospettive diverse. Se la ministra grillina per il Sud, Barbara Lezzi, si schiera con gli studenti, dalla Lega non gradiscono affatto le immagini che arrivano dalle piazze. Matteo Salvini liquida la piazza con poche parole: «Bruciare bandiere, immagini, simboli, libri… Non è bello. Noi all’odio e all’ignoranza risponderemo comunque sempre con le idee e con il sorriso, amici». Più articolato è il parere del presidente leghista del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, convinto che «l’educazione civica nelle scuole è importante farla tornare, bisogna far tornare il rispetto e soprattutto sorprende quanto accaduto perchésono convinto che sono ragazzi guidati in modo strumentale probabilmente persone che frequentano i vari centro sociali ed altro», dice.

Dalla parte dei ragazzi si schiera invece l’aspirante segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che dedica una citazione di Salvador Allende agli studenti. «Essere giovane e non essere rivoluzionario è una contraddizione perfino biologica», twitta l’esponente dem.