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Dieci attacchi al giorno contro rifugiati e richiedenti asilo, 3500 in totale a fine 2016 che hanno causato il ferimento di 560 persone, inclusi 43 bambini. Sono cifre spaventose quelle rese pubbliche dal ministro dell’interno tedesco Thomas de Maizière, nel corso di un’audizione in parlamento. Nello specifico, tre quarti delle violenze si sono verificate fuori dai palazzi dove vivono i richiedenti asilo, circa 1.000 all’interno di questi luoghi ( nel 2014 erano stati 199), 217 hanno colpito volontari, organizzazioni o associazioni che se ne occupano. Alcune storie hanno avuto risalto in tutta la Germania, come il palazzetto dello sport incendiato da un neo nazista ( condannato poi a un risarcimento di 3.700.000 euro) o gli applausi di una folla di spettatori davanti alle fiamme a un centro d’accoglienza per i migranti. «Assistiamo a dieci episodi del genere al giorno. Dobbiamo aspettare che le persone muoiano prima che la violenza dei gruppi di estrema destra venga considerata un problema centrale per la sicurezza interna da mettere in cima all’agenda politica?» ha commentato Ulla Jelpke, deputata della Linke.
Il problema della mancata integrazione e degli attacchi razzisti è esploso dopo la straordinaria ondata di profughi e migranti che ha interessato del 2015, quando si sono registrate più di 890mila richieste di asilo. Numero drasticamente ridotto l’anno successivo, il 2016, quando l’accordo con la Turchia e la chiusura delle rotta balcanica hanno fatto diminuire gli arrivi e le domande di asilo, ferme a “sole” 280mila. Secondo Amnesty International gli attacchi a matrice etnica, razziale e religiosa in Germania sono aumentati dell’ 87% fra il 2013 e il 2015 e sono in gran parte riconducibili a formazioni di estrema destra, come la Nsu ( Clandestinità nazionalsocialista): «Le autorità devono studiare strategie per prevenire gli attacchi contro i richiedenti asilo ed è urgente una maggiore protezione della polizia per i posti ritenuti a più alto rischio» commenta per Amnesty il ricercatore Marco Perolini.
Il tema dell’accoglienza e dell’integrazione sarà centrale nella campagna elettorale per le prossime elezioni politiche di autunno. La Cancelliera Merkel non ha abbandonato la politica dell’accoglienza ma non intende recedere dall’accordo con il presidente turco Erdogan volto a trattenere in Turchia i migranti che non hanno diritto all’asilo. Intanto le pressioni della piazza estremista hanno già raggiunto un obiettivo: da dicembre sono iniziati i rimpatri dei migranti afghani a cui non è stato riconosciuto il diritto d’asilo. Il programma siglato con l’Afghanistan prevede 40 milioni di euro per il viaggio e altri 50 milioni che la Germania verserà per il reinserimento dei rimpatriati. «Non tutti i migranti potranno restare in Germania» aveva detto Merkel, ma la nuova politica non convince tutti. I land del Schleswig- Holstein e del Nord Reno- Vestfalia si sono rifiutati di deportare gli afghani, in contrasto con il governo centrale che ne ha rimandati in patria oltre 3.300 nel 2016. Uno di loro, il 23enne Atiqullah Akbari, è rimasto gravemente ferito in un attentato kamikaze a Kabul, pochi giorni dopo il ritorno forzato in patria.