Un atto senza precedenti quello che segna una nuova fase dei rapporti tra Stati Uniti e Israele, Joe Biden infatti giovedì ha approvato sanzioni contro quattro esponenti dei coloni israeliani accusati di aver attaccato i palestinesi nella Cisgiordania occupata. Il Tesoro degli Stati Uniti ha reso noti i nomi: David Chai Chasdai, 29 anni; Yinon Levi, 31 anni; Einan Tanjil, 21 anni; e Shalom Zicherman 32. Tre di loro vivono in insediamenti in Cisgiordania e uno vicino al confine della zona occupata.

La motivazione addotta da Biden è chiara. La violenza in Cisgiordania ha raggiunto «livelli intollerabili» e rappresenta una «seria minaccia per la pace, la sicurezza e la stabilità». A partire dal 7 ottobre circa 370 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania secondo le Nazioni Unite. La maggior parte di loro sono stati colpiti dalle forze israeliane, ma almeno otto sono stati uccisi proprio da coloni.

La decisione americana assume un grande significato anche per il futuro perché con il nuovo ordine esecutivo il governo degli Stati Uniti ha il potere di sanzionare qualsiasi cittadino straniero che attacchi, intimidisca o sequestri le proprietà dei palestinesi. Nel caso dei quattro coloni le sanzioni gli impediscono di accedere a tutte le proprietà e ai beni Usa e al sistema finanziario americano.

La misura, la prima dell'amministrazione statunitense nei confronti degli israeliani, potrebbe avere riflessi anche a livello interno. Biden infatti in questi giorni si è recato in Michigan per la campagna elettorale, nello stato risiede una nutrita comunità arabo-americana che è stata critica nei suoi confronti per il sostegno a Israele. L'Arab American Institute ha rilevato come dall'inizio del conflitto, l'appoggio degli arabi americani al Partito Democratico è crollato dal 59% del 2020 ad appena il 17% odierno.

Dalla Casa Bianca non si nasconde che quello attuale potrebbe essere solo un primo pacchetto di sanzioni contro «individui che hanno perpetrato direttamente violenze e coloro che si sono impegnati in ripetuti atti di intimidazione, distruzione di proprietà, portando allo sfollamento forzato delle comunità palestinesi». L'ordine esecutivo inoltre viene definito non discriminatorio e si applica sia agli israeliani che ai palestinesi che dirigono o prendono parte ad atti violenti o minacce contro i civili, intimidazioni, distruzione, sequestro di proprietà o terrorismo. la sanzione non viene però applicata a cittadini americani, alcuni dei quali si pensa siano coinvolti nelle violenze.

La mossa di Biden in realtà sembra essere un'arma di pressione, dichiarata dallo stesso Dipartimento di Stato, per spingere Israele a fare di più per fermare gli atti intimidatori dei coloni, ciò equivale anche a creare una spaccatura all’interno del governo di Netanyahu che si regge sulla partecipazione dei partiti ultra ortodossi di estrema destra. Quest'ultimi sono profondamente contrari all'idea americana per la creazione di uno stato palestinese sia pure depurato da Hamas.

Non a caso la prima reazione dello stato ebraico è stata quella di profonda contrarietà all'ordine esecutivo e a difesa dei coloni. La Casa Bianca ha riconosciuto già il mese scorso che i governi degli Stati Uniti e d'Israele vedono chiaramente le cose in modo diverso. Con la sua decisione Biden sta tentando di rianimare i negoziati premendo su Israele facendolo sentire meno protetto.

Ma un altro elemento, fra gli altri, potrebbe aver spinto Biden ad emanare l'ordine esecutivo. Un tribunale federale degli Stati Uniti ha archiviato (perché secondo l'ordinamento Usa le controversie sulla politica estera sono considerate questioni politiche non giustiziabili) un caso che accusava il presidente Joe Biden e altri alti funzionari statunitensi di essere complici del massacro di civili palestinesi in corso a Gaza.

Tuttavia, la decisione della corte ha esortato il presidente a esaminare «i risultati del loro instancabile sostegno» a Israele, comprese le sue implicazioni sui diritti umani. Per questo motivo, nonostante l'archiviazione, le associazioni e singoli palestinesi che avevano presentato la denuncia contro Biden, il segretario di Stato Antony Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin di non aver adempiuto alle loro responsabilità ai sensi del diritto internazionale, hanno comunque cantato vittoria.