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Mentre lo sguardo del mondo è puntato su Mosca dopo l’attentato della Crocus City Hall in cui hanno perso la vita 140 persone, prosegue anche il conflitto in Medio Oriente. Israele avrebbe accettato gli elementi chiave dell’accordo di Parigi sugli ostaggi. Oggi il ministro della Difesa israeliano, Yoan Gallant, sarà a Washington per discutere anche della situazione a Gaza con il segretario di Stato Usa Antony Blinken.
Israele «ha fatto un passo avanti nei negoziati per l'intesa sugli ostaggi accettando alcuni elementi chiave dell'accordo di Parigi», ha dichiarato una fonte israeliana citata dall'emittente N12. La fonte ha poi reso noto che è stata avviata una discussione sul ritorno dei residenti nel nord della Striscia di Gaza come parte dell'accordo. Alti funzionari della delegazione israeliana che sono rientrati in Israele torneranno in Qatar se riceveranno da Hamas una risposta positiva, ha concluso la fonte.
Nel frattempo continua l’offensiva militare: gli aerei da guerra di Israele hanno attaccato la notte scorsa obiettivi dell'organizzazione politica e paramilitare libanese Hezbollah nell'area di Baalbek, circa 65 chilometri ad est di Beirut. Lo hanno reso noto le Forze di difesa di Israele (Idf) in una nota diffusa nelle prime ore di oggi via Telegram. I caccia «hanno colpito un sito di produzione di Hezbollah contenente armi» nel Libano orientale, a circa 100 chilometri dal confine israelo-libanese. Fonti libanesi riferiscono di almeno tre feriti nel raid israeliano. In risposta all'attacco, il "Partito di Dio" ha affermato di aver lanciato 60 razzi contro le basi militari israeliane oltre il confine, comprese le caserme Yoav e Kaila. Le Idf hanno confermato che alcuni dei razzi sono stati intercettati, mentre altri «sono caduti in aree aperte», spiegando che non si hanno notizie di danni o feriti e che gli aerei da guerra hanno colpito anche alcune postazioni da cui sono partiti parte dei razzi. L'attacco a Baalbek, roccaforte di Hezbollah nel Libano orientale, mostra la crescente diffusione del conflitto tra le preoccupazioni che possa trasformarsi in una guerra su vasta scala. Altri attacchi aerei israeliani avvenuti il 12 marzo vicino alla stessa città orientale libanese hanno ucciso almeno due persone e ne hanno ferite 20.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha intanto lanciato un appello affinché Israele rimuova «gli ostacoli e le strettoie» che impediscono ai camion carichi di aiuti umanitari di entrare nella Striscia di Gaza dal valico di Rafah, al confine con l'Egitto. Guterres lo ha detto durante una conferenza stampa con il ministro degli Esteri dell'Egitto, Sameh Shoukry. «L'attacco quotidiano alla dignità umana dei palestinesi sta creando una crisi di credibilità per la comunità internazionale», ha affermato il numero uno delle Nazioni Unite. Guterres ha affermato che i palestinesi di Gaza hanno bisogno di un'ondata di aiuti umanitari e non solo di «semplici lanci aerei», in riferimento agli aiuti che vengono paracadutati nella Striscia.
Ieri, il segretario generale ha vistato il lato egiziano del valico di Rafah, dove si trovano migliaia di camion carichi di aiuti in attesa di entrare nell'enclave palestinese, definendo la carestia all'interno della Striscia un «oltraggio morale». Queste parole che hanno scatenato la dura reazione del ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, secondo il quale Guterres ha trasformato l'Onu in «un organismo anti-semita e anti-israeliano». Israele, inoltre, sostiene che il movimento islamita palestinese Hamas stia accumulando i rifornimenti invece di distribuirli ai civili.
Diversi filmati da Gaza mostrano uomini armati, ritenuti membri del gruppo islamista, rubare i camion che trasportavano aiuti umanitari entrati dall'Egitto. Incurante delle critiche da parte israeliana, Guterres ha esortato Israele a «impegnarsi fermamente» per consentire che gli aiuti raggiungano tutte le parti di Gaza, in particolare nel nord. «Ciò che sta accadendo nella Striscia non serve a nessuno, colpisce il mondo intero e sfida il diritto internazionale e i principi umanitari», ha affermato ancora il funzionario portoghese dell'Onu, sottolineando che nulla giustifica la «punizione collettiva» del popolo palestinese. Inoltre, il capo delle Nazioni Unite ha ribadito la sua richiesta di un «cessate il fuoco umanitario immediato» per alleviare «la sofferenza dei bambini, delle donne e degli uomini palestinesi che lottano per sopravvivere all'incubo di Gaza».
Guterres ha poi aggiunto che «è esasperante vedere la guerra continuare durante il mese sacro del Ramadan». Da parte sua, il ministro egiziano Shoukry ha affermato che esiste un accordo tra i paesi arabi e gli Stati Uniti sulla necessità di proteggere i civili nella Striscia di Gaza dalle operazioni militari israeliane. «La situazione umanitaria a Gaza richiede un cessate il fuoco immediato», ha ribadito Shoukry, aggiungendo che «l'attuale situazione non può essere accettata né puo' persistere».
Il capo della diplomazia egiziana ha chiesto il rispetto del diritto internazionale e umanitario e l'adozione di misure chiare per fermare la guerra, esortando i principali paesi membri a sostenere i principi delle Nazioni Unite per raggiungere sicurezza e pace. Intanto, il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha rinviato a lunedì 25 marzo il voto, originariamente previsto per ieri, su una nuova risoluzione per un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza preparata da alcuni membri non permanenti dell'organismo. La decisione segue il veto di Cina e Russia sulla risoluzione degli Usa che chiedeva, anch'essa, un «immediato cessate il fuoco» a Gaza. Guterres ha attribuito l'incapacità del Consiglio di sicurezza di adottare una risoluzione significativa alle «divisioni geopolitiche tra i membri».