«Ricordando Carlo Donat Cattin, le ragioni e il profilo del suo impegno, ricordiamo la centralità del lavoro e della persona, quindi dell’agire sindacale nell’esperienza originale della Cisl, della quale Carlo Donat- Cattin è stato un illuminato testimone». Non ha nascosto la sua emozione ieri la leader della Cisl, Annamaria Furlan al Senato nel corso dell’iniziativa della Fondazione Carlo Donat- Cattin nel centenario della nascita dell’esponente politico.

Emozione ma soprattutto ammirazione per l’esponente democristiano. «Carlo Donat- Cattin ha rappresentato durante la sua intera vita e militanza, prima sindacale e poi politica e di Governo, una figura di riferimento per il mondo del lavoro, con una straordinaria e non usuale continuità di pensiero e di azione, quindi di coerenza, che non ha mai cambiato», ha aggiunto la leader Cisl.

«La sua impronta, il suo modo d’intendere il rapporto con il mondo erano e sono sempre rimasti quelli di un sindacalista nel senso più profondo e nobile del termine. Si possono ancora oggi valorizzare aspetti straordinariamente moderni del suo contributo e un’ulteriore interpretazione del rapporto con Giulio Pastore fondatore della Cisl certamente dialettico in molte fasi, ma prezioso, e non casuale, di una fede mai ostentata, profonda, serena, sincera. In quell’approccio era ben riconoscibile il loro comune intendere le esigenze concrete del popolo dei lavoratori e l’interesse ai bisogni reali di quel popolo, materiali e immateriali, al progresso nelle condizioni di lavoro e di vita, alla crescita culturale e umana e perciò all’indispensabile lavorio quotidiano e costante del sindacato e della politica».

Furlan cita la rigorosa difesa della democrazia, senza compromessi e senza mezze misure, che era per Carlo Donat- Cattin la premessa per un lavoro a tutto campo, a tutti i livelli. «Donat- Cattin è stato parte della storia della Cisl ben più di quel che si potrebbe dedurre da una sua sempre più marcata militanza politica sin da metà degli anni Cinquanta. Una concezione della rappresentanza sociale e di quella politica coraggiosa e rigorosa, fondata sulla competenza, il principio dell’analisi dalla quale discendono linee d’azione mai improvvisate, ma esito di elaborazioni profonde e collettive, di ascolto, confronto e condivisione. Un’idea delle priorità a partire dalla persona e dal lavoro, una visione della società solidaristica e dell’azione programmatica. La ricerca costante della condivisione fondata sul confronto e sulla prassi negoziale».

Furlan ha colto proprio nel modo di agire di Carlo Donat- Cattin l’orientamento partecipativo che ispira da sempre la Cisl. «La ricerca della coesione e della giustizia rappresenterà una costante durante tutto il suo itinerario, prima di sindacalista poi di uomo della politica e delle istituzioni, come avvenne anche nella sua esperienza amministrativa, a Torino, caratterizzata dall’impegno sui temi dell’occupazione».

La leader della Cisl ha ricordato l'impegno dello statista democristiano, a inizio anni Cinquanta, per affermare il ruolo dei lavoratori nella dinamica aziendale. Perché anche nelle fabbriche – scriveva Donat- Cattin – “è certo che la democrazia non può essere, nel concreto, una parola con la quale gli uomini si prendono in giro gli uni con gli altri”. Coerentemente Carlo Donat- Cattin si presentò puntuale all’incontro con la storia nella sua veste di ministro del Lavoro, assumendo la proposta di legge sullo Statuto dei lavoratori, legge poi riscritta in base a nuove mediazioni politiche, ma che vide Donat- Cattin protagonista assoluto in quella che possiamo definire una pietra miliare del sistema delle regole e delle tutele per il mondo del lavoro.

«Fra i molti eventi legati al suo nome nelle due stagioni che lo videro al Ministero di Via Flavia voglio ricordare, tra gli altri, i due lodi entrati a pieno titolo negli annali della storia sindacale e politica nazionale e che ben ne connotano la vocazione pragmatica. Il primo relativo al rinnovo del CCNL dei metalmeccanici del 1969, simbolo dell’“autunno caldo” per la vastità e l’intensità del conflitto sociale che si aprì nel Paese in un contesto politico lacerato dalla strage terroristica di Piazza Fontana a Milano, premonizione degli “anni di piombo”.

L’accordo fu raggiunto, grazie alla mediazione decisiva di Donat- Cattin Ministro del lavoro, che gettò le basi per un concreto avanzamento dei diritti collettivi e individuali, contribuendo a mantenere il conflitto sociale nell’alveo sicuro della legalità e della dialettica sindacale. Il secondo evento fu il rinnovo del CCNL dei bancari dell’aprile del 1990 e il lodo ministeriale grazie al quale fu rinnovato. Ecco perché, certa di non mancare di rispetto all’uomo politico, mi sento di affermare che Carlo non ha mai smesso di essere un sindacalista, nel senso non formale del termine, perché l’essere sindacalista prima ancora che un modo di fare è un modo di essere che lo ha sempre accompagnato. E d’altra parte non si può smettere di essere ciò che si è, ma si può solo cambiare ciò che si fa», ha concluso Furlan.