Jean- Yves Schmitt, è un cittadino francese di 73 anni, sulle spalle una condanna per abusi su minorenni. Una storia tragica ma con un risvolto giudiziario sorprendente. Schmitt infatti, quando aveva tra i 12 e 15 anni fu oggetto a sua volta di violenza sessuale in una scuola superiore di Bourg- en- Bresse (Ain) negli anni '60 da parte di un sacerdote, Félix Hutin.

Per questi abusi il prete venne condannato dal tribunale civile di Nantua nel 2015 in quanto i reati erano stati prescritti. Ma la vicenda non è finita lì: un tribunale ha infatti riconosciuto a Schmitt il ruolo di vittima, ordinando un risarcimento economico.

L’Inirr  (organismo nazionale indipendente di riconoscimento e di riparazione della Chiesa) ha messo in evidenza, tramite una lettera del 16 maggio, e venuta alla luce nella sua interezza solamente adesso, che le conseguenze delle violenze inflitte dal cappellano «sono state gravi e durature, questa violenza di cui sei stato vittima ha avuto un impatto psicologico sia nella tua vita intima che nelle tue relazioni familiari e nel tuo sviluppo professionale» e, aggiunge ancora la missiva, «il comportamento del prete e il suo controllo sul tuo corpo e sulla tua mente hanno creato una sorta di dipendenza che ti ha sconvolto l'orientamento e ti ha lasciato esposto a desideri impossibili da accettare. Questi ti hanno portato ad atti di violenza, a infrangere divieti e a pesanti sanzioni legali che hanno trasformato la tua vita».

A fronte di queste conclusioni, l'autorità, ha concesso il riconoscimento per quanto aveva subito Schmitt e gli ha concesso un risarcimento economico di 60mila euro. I funzionari dell’ Inirr hanno però sottolineato che la compensazione finanziaria non «solleva in alcun modo la persona dalla responsabilità di ciò che ha commesso successivamente». La stessa presidente dell'organismo, Marie Derain de Vaucresson, infatti ha ribadito che ciò non scagiona l'uomo dalle sue colpe.

Le ragioni per le quali l'Inirr ha preso la sua decisione risiedono nel fatto che l'organismo di compensazione prende in considerazione tutte le vittime, anche chi è incappato in condanne penali come Schmitt che in ogni caso rimane un uomo che ha subito ripetute violenze negli anni della pubertà, e quindi a lui va applicato lo stesso trattamento riservato ad altri casi di abusi su minori.

Chiaramente la vicenda sta suscitando un vespaio di polemiche, soprattutto perché nell'opinione pubblica si è ingenerata una sorta di confusione giustizialista che sembra confondere vittime e carnefici e per la quale Schmidt rimane un abusatore di bambini anche dopo aver scontato la sua pena e riottenuto i propri diritti civili. Un pedofilo è per sempre, lo stesso Schmitt, contattato dagli organi di informazione, afferma di essere consapevole che «l'idea di risarcire» un molestatore di bambini potrebbe disorientare le persone, ma, ha aggiunto «bisogna capire che tutto nasce dal fatto che sono stato una vittima: se non fossi stato una vittima, non sarei stato un predatore», il risarcimento «non mi restituirà gli anni perduti né i miei nipoti che non vedo da quando sono nati».

Il caso ha riacceso i fari sul problema della pedofilia in ambito ecclesiastico, fino al 12 luglio scorso, l'Inirr, creato dopo l'onda d'urto del 2021 dal rapporto Sauvé sulla criminalità infantile nella Chiesa cattolica, e stato contattato da 1453 vittime in totale e 679 hanno ottenuto un risarcimento, secondo i dati del secondo rapporto annuale presentato a metà marzo. La storia di Schmitt tuttavia sembra essere marginale, Marie Derain de Vaucresson infatti ha citato soltanto sei casi rispetto l'intero numero delle decisioni prese dall'Inirr a partire dalla sua creazione.