Senatore Faraone, dopo la verifica di maggioranza dal Pd arrivano segnali poco incoraggianti, con Franceschini che ipotizza anche un ritorno alle urne in coalizione con il M5s e Conte ma senza Italia Viva. Che ne pensa?

Ho troppo rispetto per il presidente della Repubblica per dire cosa accadrà se il governo dovesse cadere. Inviterei Franceschini allo stesso responsabile atteggiamento. Gli incendiari non servono, soprattutto in un momento così delicato. Mandare il paese che ha avuto il numero più alto di morti a votare con la pandemia che incombe e non smette di preoccupare deve apparire assurdo agli italiani che chiedono più di ogni altra cosa chiarezza: due volte più assurdo se a dirlo è il ministro del “chiudiamo tutto a prescindere”. Non ci ha pensato due volte a fermare teatri e musei ed oggi invoca l’apertura dei seggi? Ma come, invece di pensare a convocare gli italiani per vaccinarli pensiamo a metterli in fila per votare? Franceschini somiglia sempre più alla Meloni che in piena pandemia non sa far altro che chiedere le elezioni. Tiriamoci su le maniche e risolleviamo il paese piuttosto. Se poi il presidente Mattarella valutasse opportuna la via del voto, l’affronteremo senza paura e a viso aperto come al solito.

Le vostre ministre continuano a “minacciare” di lasciare il governo se la legge di bilancio rimanesse quella attuale, auspicando però un ripensamento della maggioranza su molti punti. Come finirà questo braccio di ferro?

Le ministre di Italia Viva hanno chiarito con rara onestà intellettuale che le nostre poltrone sono a disposizione del governo: stiamo in maggioranza se c’è un progetto non se c’è un posto da occupare ceschini? Qui la risposta è più scivolosa. La strategia delineata da Franceschini ha un prezzo alto, l'incoronazione di Conte a capo della coalizione. E' infatti evidente che la sua presenza nella coalizione implicherebbe in caso di vittoria il ritorno a palazzo Chigi. Il capodelegazione del Pd al governo sarebbe probabilmente disposto davvero a confermare l'attuale premier per altri cinque anni. Per Zingaretti la scelta sarebbe ben più difficile, perché l'insofferenza del Pd nei confronti di Conte è cresciuta in modo davvero esponenziale negli ultimi mesi e il capogruppo di Iv Rosato non mente quando dice che nella maggioranza sono in molti, anche tra i 5S, a non vedere l'ora di sloggiare Conte. Si può capire la gioia con la quale Zingaretti ( e Di Maio) accetterebbero firmerebbero un nuovo contratto per un lustro.

Una fase di stallo che avete contribuito a creare. Ricucirete il rapporto con Conte?

La palla sta adesso nel suo campo: noi abbiamo detto la nostra, sollevando un tema di rispetto delle istituzioni che rischiavano di essere esautorate dalle più importanti decisioni. I sindaci, i presidenti delle regioni, il parlamento, tutti eletti dal popolo e messi fuori. E poi le forze sociali, ci chiedono da settimane di essere ascoltate, non si può far finta di nulla. Abbiamo messo per iscritto i punti che per noi sono dirimenti rispetto alla gestione del Covid, al futuro del paese, al piano di investimenti dei fondi Recovery: aspettiamo le sue risposte, prima di tutto sul Mes. Lo diciamo da mesi, va preso per mettere in sicurezza la nostra sanità. Non possono certo bastare i nove miliardi indicati nella bozza del Recovery Plan: ma scherziamo? Abbiamo da vaccinare almeno 40 milioni di italiani per raggiungere l'immunità di gregge, gli scienziati stanno studiando con l'acqua alla gola la variante del Covid e noi pensiamo di cavarcela con le briciole? Abbiamo da assumere giovani medici, rafforzare la medicina territoriale. La nostra proposta è: prendiamo subito i soldi del Mes, spostiamo i nove miliardi del Recovery su cultura e turismo, tra i settori più maltrattati dalle chiusure. Però sia chiaro: non faremo sconti a nessuno, chi oggi continua a rifiutare i fondi sulla sanità si prende la responsabilità di fare una scelta che può fare la differenza tra una campagna vaccinale performante e un altro disastro. Tutto è stato annunciato in questo Paese e tutto è troppo spesso stato rimandato.

Non pensa che le vostre richieste, per quanto legittime dal vostro punto di vista, difettino di realismo politico? Lei parla di Mes ma sappiamo che il M5s è inflessibile… Sul Mes si gioca la sicurezza sanitaria del Paese: non sarei tanto inflessibile per una pura ideologia politica. A un certo punto bisogna fare i conti con la realtà: il Covid ci ha messo in ginocchio, abbiamo avuto quasi 70mila decessi, siamo il paese con la più alta mortalità al mondo: ma cosa ancora dobbiamo aspettare per darci una mossa? Che arrivi la terza ondata a braccia conserte? Noi non ci stiamo: da oggi chi è contro il Mes alza la mano e lo dice. Non esistono gli inflessibili, gli antieuropeisti a giorni alterni e i giochi di potere del movimento: esistono solo gli imbecilli che faranno i conti con le conseguenze di una scelta che andrà a incidere sulla salute e sulla capacità di sviluppo di una comunità, forse di intere generazioni. Così non ce la possiamo fare.

Sulla gestione del Recovery Plan Conte ha annunciato incontri con i partiti di maggioranza per fare il punto e trovare una sintesi. Crede sia un’apertura nei vostri confronti?

Quello di domani ( oggi, ndr) sarà un tavolo tecnico, interlocutorio. Ascolteremo quello che il presidente del Consiglio avrà da dire e diremo la nostra sul tema, ma noi non ci aspettiamo un’azione a foglia di carciofo, una cosa alla volta, ma una proposta che ci faccia comprendere come vuole andare avanti in questi anni che restano fino alla fine della legislatura.

É passata in secondo piano la notizia che il Consiglio dei ministri ha dato il via libera alla ridisegnazione dei collegi elettorali. É un primo passo verso un ipotetico ritorno alle urne?

Guardi, penso che il Paese abbia ben altri problemi. Più che ai collegi elettorali pensiamo alle scuole che devono riaprire, in sicurezza, ai ristoratori a cui abbiamo detto “riaprite” e poi no ed ora vanno indennizzati, alle tasse da tagliare, all’occupazione che registra dati drammatici soprattutto per le donne e i giovani.

Toglierete la fiducia al Conte bis?

Noi a Conte abbiamo prefigurato diversi scenari nella gestione di questa fase politica, ma non li abbiamo messi tutti sullo stesso piano. Proseguire con questa maggioranza politica l’abbiamo considerata un’ipotesi prioritaria: non siamo sfascisti, siamo persone responsabili che sanno ciò che è il bene del paese. Nessuno di noi ha deciso però di portare il cervello all’ammasso e se c’è una cosa che non ci si deve chiedere è il sostegno per mantenere le cose esattamente come stanno. Così non ci piacciono e non ce le faremo piacere certo per qualche sterile minaccia. Un governo resta in vita finché fa cose buone. Potere è un bel verbo ma un brutto sostantivo, nell’azione noi di Italia Viva ci siamo, dove ci sono stasi e rinvii, anche no, grazie. In questo Conte ha ragione: siamo davvero un’anomalia nel governo, ma non quella che intende lui, tutta politica: siamo l’anomalia che ci fa camminare in direzione ostinata e contraria, quando vediamo che la strada intrapresa è quella sbagliata.