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Da omicidio volontario a colposo. Il giudice dell'udienza preliminare del processo Eternit bis a carico di Stephan Schmidheiny ha derubricato il capo d'imputazione e, di conseguenza, dichiarato la prescrizione per un centinaio di casi. I rimanenti (circa 150) saranno distribuiti tra quattro Procure: Napoli, Reggio Emilia, Vercelli e Torino, dove rimarranno solo due casi. Il processo Eternit Bis vede Schmidheiny come unico imputato per le morti dovute a contaminazione da asbesto degli operai che avevano lavorato nei siti della multinazionale. Il magnate è invece stato assolto in Cassazione nel processo principale, per prescrizione del reato di disastro ambientale doloso.«È una grande vittoria. La mostruosità di un soggetto che avrebbe avuto la volontà di provocare tanti morti è crollata. - ha commentato l'avvocato Astolfo Di Amato, difensore di Schmidheiny - Siamo soddisfatti perché è caduta l'accusa di omicidio volontario, ora si procederà su basi più serene e potrà emergere la totale estraneità del mio assistito». Il pm Gianfranco Colace aveva chiesto il rinvio a giudizio dell'imprenditore svizzero per la morte di oltre 250 persone vittime d'amianto, qualificandolo come omicidio volontario. Il difensore aveva invece chiesto il proscioglimento del suo assistito, sottolineando che era a capo del gruppo e quindi non presente negli stabilimenti, che le informazioni che riceveva erano che le soglie di polverosità erano rispettose dei limiti è che il suo imput era di continuare con gli investimenti in sicurezza.«Un po' di amarezza c'è - ha sottolineato il pm Gianfranco Colace - aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza poi vedremo se ricorrere in appello». Scoramento anche per le parti civili, familiari delle vittime: «Il processo è stato smontato in pezzi vari - ha detto l'avvocato Sergio Bonetto - e non si conosce quale strada processuale seguiranno. Ciò che è certo è che la conoscenza di quanto è accaduto si allontana». «A chi conosce la situazione dell'Eternit, i fatti e le testimonianze - ha commentato Bruno Pesce, dell'Associazione Familiari Vittime Amianto - risulta evidente che la cultura giuridica non è ancora matura per digerire il dolo nella criminalità d'impresa, anche se provoca migliaia di morti. Ci vorranno ancora molti anni prima che lo sia».Ora, dunque, le procure competenti per territorio riceveranno copia di tutto il materiale dell'inchiesta e i pm titolari dei fascicoli, ristudiandolo, potranno condividere l'ipotesi di omicidio colposo come considerata dal Tribunale di Torino, oppure riqualificarla.Non condivide il pessimismo di pm e parti civili, invece, l'ex magistrato Raffaele Guariniello, che aveva rappresentato l'accusa nel primo processo Eternit. «Si tratta di una sentenza molto utile perché supera il principio del "ne bis in idem", dunque il processo può continuare sia per i casi attuali sia per quelli futuri».