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Nella foto::Ingresso della raffineria dove è avvenuta l'esplosione
L’esplosione avvenuta ieri alla raffineria Eni di Calenzano, in provincia di Firenze, ha provocato una catastrofe con quattro morti accertati e 26 feriti. Due vittime sono state ritrovate tra le macerie, mentre un’altra persona risulta ancora dispersa. L’incidente è avvenuto nell’area delle pensiline di carico, epicentro della deflagrazione.
Le cause dell'esplosione non sono ancora chiare, ma la Procura di Prato ha avviato un'inchiesta per accertare eventuali responsabilità. L'area, sottoposta alla normativa Seveso per il rischio di incidenti rilevanti, potrebbe non essere più adeguata per un impianto di stoccaggio.
Le vittime e i feriti
Tra le vittime, identificato finora l’autotrasportatore Vincenzo Martinelli, 51 anni. I feriti, 14 ricoverati in ospedale, includono due persone in condizioni critiche al centro grandi ustioni di Pisa. Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, ha dichiarato che sette feriti a Careggi e cinque a Prato non sono in pericolo di vita.
La testimonianza di un sopravvissuto
Marco Giannini, un camionista presente al momento dell’esplosione, racconta: «Sono un miracolato. Ho sentito un boato e schegge mi hanno colpito il viso. Sono riuscito a scappare nonostante fossi stordito». La sua storia sottolinea la gravità dell’incidente e l’urgenza di migliorare le misure di sicurezza.
Secondo Giani, il deposito Eni fu costruito quando l’area era aperta campagna. Oggi, con una crescente urbanizzazione, la sua collocazione appare inadeguata. «Servirà una revisione delle attività svolte», ha affermato il presidente.