Tocca il punto di non ritorno la svolta autoritaria imposta alla Turchia dal Presidente Recep Tayyp Erdogan: nella notte fra giovedì e venerdì sono stati arrestati 11 parlamentari dell'Hdp (il partito dei popoli), terza forza politica del Parlamento e principale voce dell'opposizione. Fra gli arrestati il co-fondatore e leader del partito, Selahattin Demirtas e la sua vice Figen Yüksekdag, accusati di favorire il Pkk, il partito dei lavoratori curdi considerato un'organizzazione terrorista da Turchia, Usa e Unione Europea e rei di non aver collaborato con gli inquirenti che indagano su di loro.I parlamentari turchi hanno sempre goduto dell'immunità, ma il 20 maggio scorso il partito di Erdogan, l'Akp, insieme ai nazionalisti del Mhp e a una ventina dei parlamentari socialdemocratici del Chp, entrambe forze d'opposizione, hanno votato un emendamento alla Costituzione che ha tolto l'immunità ai 136 membri dell'Hdp sotto indagini per «favoreggiamento al terrorismo».Il cerchio si è chiuso ieri e ha spinto l'Alto Rappresentante dell'Unione per gli Affari Esteri Federica Mogherini a dichiarare: «È un segnale spaventoso sulle condizioni del pluralismo in Turchia». Le operazioni della polizia si sono svolte in piena notte a Istanbul, Ankara e molte città del Sud-Est, come Dyarbakyr, Van e Mardin, dove vive la maggioranza dei curdi. Proprio a Dyarbakyr ieri mattina è esplosa un'autobomba che ha ucciso sei civili e due militari. Come sempre accade in questi casi, i social network e YouTube sono rimasti oscurati per tutto il giorno.L'incarcerazione di Demirtas (su cui pendevano ben 75 procedimenti) e i suoi colleghi di partito preoccupa soprattutto perché l'Hdp, terzo partito con i suoi 59 seggi, era rimasta di fatto l'unica opposizione parlamentare all'Akp. Mai prima delle elezioni di un anno fa, un partito filocurdo era riuscito a superare la soglia di sbarramento del 10%. Demirtas, "l'Obama curdo", ci era riuscito mettendo insieme un elettorato di sinistra con i movimenti per i diritti civili, gli attivisti di Gezi Park e i curdi, che rappresentano circa il 18% della popolazione turca.La presenza dell'Hdp ha frenato il piano di Erdogan di riformare la Costituzione per trasformare la Turchia da repubblica parlamentare a repubblica presidenziale, garantendosi così un potere pressoché illimitato. Dopo il controverso golpe del 15 luglio scorso, Erdogan ha eliminato progressivamente tutti gli oppositori fra lui e la riforma. Dai militari agli insegnanti, dai giornalisti ai dipendenti pubblici, tutti coloro sospettati di essere filocurdi o in qualche modo oppositori del Presidente hanno perso il lavoro o sono finiti in carcere. Dapprima sono stati colpiti i giornalisti e gli intellettuali turchi vicini all'opposizione, come Sedat Ergin, direttore di Hürriyet, il principale giornale in lingua inglese, portato in tribunale per «aver insultato il Presidente». Poi è stata la volta degli attivisti e sindaci curdi, infine siamo arrivati all'ondata di arresti delle ultime ore. Poco prima, ad inizio mese, era finita di nuovo nel mirino la stampa d'opposizione, con il blitz della polizia nella redazione di Cumhuriyet, il primo giornale turco della storia, che ha una linea editoriale laica e di sinistra.Fra i 13 giornalisti colpiti dall'ordine d'arresto figura anche l'ex direttore Can Dundar, salvo perché era in Germania, dove è presente una folta comunità curda che ieri è scesa in piazza contro Erdogan in molte città.