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Elon Musk ha annunciato che citerà in giudizio l'Anti-Defamation League con l'accusa di diffamazione. Non è un gioco di parole come sembra ma ciò che sta succedendo tra il proprietario di X, prima conosciuta come Twitter, la piattaforma social rilevata da non molto tempo da parte del visionario e contraddittorio magnate americano e l'organizzazione contro le discriminazioni razziali.
La ragione di una simile e sorprendente intenzione, visti i destinatario della denuncia, sarebbe il calo sensibile degli introiti pubblicitari. Secondo Musk la colpa è tutta della ADL che, con alcune sue dichiarazioni e un paio di rapporti resi pubblici nel maggio scorso, avrebbe accusato la gestione della piattaforma. L'ADL infatti vede X ormai segnata da un aumento esponenziale di messaggi e contenuti che incitano all'odio.
Musk ha affermato che la fuga degli inserzionisti è tangibile visto che le entrate pubblicitarie statunitensi sono «ancora in calo del 60%, principalmente a causa della pressione sugli inserzionisti da parte ADL, quindi sono quasi riusciti a uccidere X / Twitter!». Insomma per il proprietario di uno dei più longevi social si tratterebbe di un attacco personale iniziato da quando ha preso il controllo.
È vero che il flusso di cassa è negativo ma la ragione addotta sembra non convincere molto, piuttosto potrebbero pesare gli scontri interni a X stessa, le migliaia di tagli al personale, la questione della spunta a pagamento per gli utenti pena una limitazione della fruizione dei contenuti.
Eppure Musk ha assicurato fin da principio che la piattaforma sarebbe diventata molto più favorevole alla libertà di parola, un’affermazione che però sembra essersi ritorta contro perché come ha messo in evidenza anche il Center for Countering Digital Hate, il volume di incitamento all'odio sul sito web è cresciuto drammaticamente sotto la gestione di Musk. Per il CCDH «la verità è che lui ha cercato un motivo per incolparci dei suoi fallimenti come CEO, perché sappiamo tutti che quando ha preso il potere, ha lanciato il segnale ai razzisti e ai misogini, agli omofobi, agli antisemiti, dicendo 'Twitter è ora una piattaforma per la libertà di parola'. E ora è sorpreso quando le persone sono in grado di quantificare che c'è stato un conseguente aumento dell'odio e della disinformazione».
L'ADL per una questione di politica non ha commentato le minacce legali. Si è limitata a notare che recentemente si sono svolti degli incontri al vertice della dirigenza di X tra cui quello con la nuova responsabile Linda Yaccarino, che Musk ha assunto per rilanciare le entrate pubblicitarie. La coincidenza, sospetta, è stata la diffusione di una campagna denominata #BanTheADL.
A parlare sono comunque i dati, sebbene contestati da Musk che li ritiene falsi. L'utilizzo quotidiano della n-word (termine usato per sostituire una parola dispregiativa e razzista che non dovrebbe mai essere utilizzata in nessun contesto) con Musk è il triplo della media del 2022 e l'uso di insulti contro gay e persone trans è aumentato rispettivamente del 58% e del 62%. L'ADL ha dichiarato in un rapporto separato che i suoi dati mostrano sia un aumento dei contenuti antisemiti sulla piattaforma che una diminuzione della moderazione di tali post.