È morto a Cagliari, la sua Cagliari. È morto a diverse centinaia di chilometri e varie miglia di mare da dove era nato - a Leggiuno, nel Varesotto - ma quella era solo la fredda anagrafe. Il suo cuore era lì, in Sardegna.

Gigi Riva, leggenda del calcio italiano, se n’è andato a 79 anni. In punta di piedi. Prima si era parlato di un malore, anche non sembrava così grave, ma poi, improvvisa, è arrivata la morte. E ora Cagliari piange il suo campione.

Rifiutò soldi e fama, Gigi Riva. La sua fu una scelta d’amore. Dopo lo scudetto vinto nella stagione ‘69-70, la stagione che precedette il mitico Mundial messicano, Riva venne corteggiato dalle signorie del calcio italiano, ma lui rifiutò soldi e fama e promise amore eterno a Cagliari.

L’anno dopo, un fallaccio di del difensore austriaco Norbert Hof, lo tenne fermo quasi un’intera stagione e il Cagliari, il suo Cagliari, venne buttato fuori dalla Coppa campioni e galleggiò per mesi ai confini della serie B. Riva tornò giusto in tempo per salvarla.

Rimase a Cagliari per 14 stagioni, vinse due classifiche cannonieri e sfiorò il pallone d’oro. La Juve tornò sotto pronta staccare un assegno da un miliardo di lire - un’enormità per quei tempi - pur di portarlo a Torino. Ma non servì a nulla. L’ultima volta che indossò un paio di scarpini fu lì, nella sua Cagliari dove ha continuato a vivere fino ai suoi ultimi giorni.

«Dio, ce ne sarà da raccontare / Quando Gigi Riva tornerà», cantava Pino Marras. Addio Rombo di tuono...