Over and over, I keep going over the world we knew/Once when you walked beside me/That inconceivable, that unbelievable world we knew/When we two were in love”, cantava Frank Sinatra in The world we knew. Lasciandosi guidare dalla voce pastosa di Ol’ blue eyes viene facile immaginare Musk, che tra un post e l’altro su X, guarda e riguarda nella galleria del suo telefono le foto che lo ritraggono con l’ormai ex migliore amico Trump: i comizi in giro per gli Usa, i viaggi sul Marine One, le conferenze stampa nell’ufficio ovale.
Di certo più d’un pensiero dell’uomo più ricco del mondo sarà andato anche alle montagne di dollari, bruciate dalla legge di bilancio Usa. Sembra passata un’era da quando Trump organizzò un clamoroso spot pubblicitario per Tesla alla Casa Bianca, comprando lui stesso una model S rossa, nel momento in cui le vendite, e il valore delle azioni della società di automotive di Musk erano in picchiata, a seguito delle uscite politiche a dir poco scomposte del miliardario sudafricano. Ora sembra che Trump, in base a rivelazioni della Cbs, abbia messo in vendita l’auto, di cui in realtà non aveva mai fatto uso, lasciandola a disposizione dello staff della Casa Bianca.
Oggi era attesa una telefonata riconciliatoria tra i due ma Trump, interpellato dalla Abc a riguardo avrebbe risposto: «Intende l’uomo che ha perso la testa? - riferendosi a Musk -, vuole parlarmi, ma io non sono particolarmente interessato a parlare con lui». Per poi ribadire alla Cnn: «Non gli parlerò per un po’, credo, ma gli auguro ogni bene. Non sto nemmeno pensando ad Elon. Ha un problema. Quel poveretto ha un problema», dice il presidente americano. Prima di ridimensionare l’intera querelle: «Non è un grosso problema - aggiunge - le cose stanno andando benissimo, non sono mai andate meglio».
Un vero problema, per il presidente Usa, potrebbe essere invece il blocco al divieto d’iscrizione di studenti stranieri ad Harvard (ma su questo ci torniamo). Di certo Trump non ha gradito gli ultimi post di Musk, soprattutto quello che lo accusa di essere coinvolto nel dossier Epstein e che, come rivelato da Axios, avrebbe portato i democratici a chiedere formalmente all’amministrazione se il presidente Usa compare nei file ancora riservati legati al finanziere.

Il fatto che Musk abbia provato ad entrare in contatto con l’inquilino della Casa Bianca, nonostante i toni utilizzati da entrambi sui rispettivi social network, suggerisce che il miliardario sudafricano, per quanto sicuro di sé, sia ben conscio di avere ora un grosso bersaglio sulla schiena e tanti nemici, soprattutto dopo sei mesi alla guida del Doge. Trump potrebbe infatti decidere di rescindere tutti i contratti in essere tra l’amministrazione Usa e le società di Musk; farlo indagare per la sua attività a capo dell’ufficio di efficienza governativa; valersi del Defense Production Act per sequestrare parte di SpaceX e in ultimo, essendo Musk sudafricano, potrebbe farlo deportare.

In tutto questo il vicepresidente, JD Vance, di solito molto prolifico sui social è rimasto silente diverse ore prima di pubblicare un breve post su X, in cui ha timidamente espresso sostegno a Trump, senza fare alcun riferimento a Musk, a cui è molto legato. Forse ha qualcosa su cui riflettere: in un post su X, ripreso da Musk, un utente chiedeva l’impeachment di Trump, che sarebbe sostituito da Vance. La richiesta non sembra isolata: magari più che su un fantomatico nuovo terzo partito, Musk potrebbe puntare sulla quinta colonna.
Come abbiamo detto, comunque, nel corso della giornata sono arrivate nuove grane sulla scrivania dello studio Ovale. La giudice federale di Boston, Allison Burroughs, ha emesso, sulla base del ricorso di Harvard, un’ingiunzione preliminare bloccando di fatto l’ordine esecutivo di Trump, che avrebbe causato danni «immediati e irreparabili» agli studenti del college.


In questo quadro non potevano mancare le parole di Mosca: «È una questione interna degli Stati Uniti», ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, «non interferiremo in alcun modo, né rilasceremo alcun tipo di commento, siamo fiduciosi che il presidente degli Stati Uniti prenderà in mano questa situazione per conto suo». Il Moscow Times però ha rivelato che, se Musk «avesse bisogno (di asilo politico), naturalmente, la Russia potrebbe offrirlo»: sono le parole di Dmitry Novikov, primo vicepresidente della commissione affari internazionali della Duma, anche se, sempre secondo Novikov, Musk «sta giocando un gioco completamente diverso e non avrà bisogno di alcun asilo politico». Non sarebbe la prima volta che Mosca offre asilo ai “dissidenti” occidentali, come fece per la gola profonda Edward Snowden e il blogger pro-Cremlino Graham Phillips. Di certo il Cremlino assiste con gusto alla lite tra Trump e Musk, tanto che l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, si è divertito a dileggiare i due: «Siamo pronti a facilitare la firma di un accordo di pace tra D. ed E. per un compenso ragionevole», ha scritto su X, specificando che accetterebbe azioni di Starlink come contropartita per la mediazione.
Nell’era in cui tutto è intrattenimento, la telenovela dai torni farseschi che vede protagonisti Musk e Trump può far sorridere. Ma anche riflettere sulla democrazia più grande del mondo...