Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha chiesto all'Ispettorato generale di avviare urgenti accertamenti preliminari sui fatti di Catania: il duplice femminicidio che sarebbe stato compiuto da un detenuto ergastolano in permesso premio, che poi si è tolto la vita. Lo comunica il dicastero in una nota.

A sparare e uccidere è stato Salvatore La Motta, che dopo il duplice omicidio si è recato davanti alla caserma dei Carabinieri, ha confessato tutto e si è suicidato sparandosi. Il fatto è accaduto a Riposto, in provincia di Catania. La Motta avrebbe ucciso prima Carmelina Marino, 48 anni, e poi Santa Castorina, di 50 anni. Il corpo della prima donna è stato ritrovato all'interno di una vettura parcheggiata sul lungomare del paese, quello della seconda, invece, nella centrale via Roma.

Le immagini delle telecamere di videosorveglianza, al vaglio degli inquirenti, hanno immortalato l'uomo mentre si accostava a bordo della vettura della prima vittima e sparava contro di essa. Si attende adesso l'esame delle immagini registrate dalle altre telecamere di videosorveglianza che possono aver ripreso gli attimi in cui è stata uccisa la seconda vittima.

I carabinieri hanno arrestato ieri Luciano Valvo, gravemente indiziato di aver concorso nel duplice omicidio per aver "scortato" Salvatore La Motta sul lungomare di Riposto, dove ha ucciso la prima delle sue vittime. «L'univoco e concordante quadro indiziario sinora raccolto dai militari dell'Arma» ha infatti permesso «di porre in luce la condotta criminale del fermato, che avrebbe accompagnato con la sua Volkswagen ''Golf'' di colore nero, il presunto killer sul luogo dell'assassinio, nella zona portuale di Riposto, riaccompagnandolo a casa dopo l'uccisione della donna». Valvo, bloccato mentre stava abbandonando la propria abitazione dai Carabinieri «durante le serrate indagini avviate a seguito del fatto di sangue, nel corso dell'interrogatorio del Pubblico Ministero, si è avvalso della facoltà di non rispondere». L'uomo è stato trasferito presso la Casa Circondariale di Catania Piazza Lanza.

La Motta era detenuto in stato di semilibertà e poche ore dopo l'omicidio delle due donne avrebbe dovuto far ritorno al carcere di Augusta. L'uomo invece, dopo averle uccise, si è recato davanti alla caserma del paese con l'intento di costituirsi e poi si è ucciso con un colpo di pistola.

«Si è presentato alla stazione dei Carabinieri di Riposto dicendo di volersi consegnare. Era armato di pistola. I Carabinieri sono scesi dalla caserma e hanno cercato di tenerlo sotto tiro, ma lui si è suicidato», ha raccontato il comandante del reparto operativo dei carabinieri del comando provinciale di Catania, il tenente colonello Claudio Papagno.

La Motta era fratello di un noto boss della zona, Benedetto La Motta, conosciuto con il nome di Benito, appartenente alla famiglia mafiosa di Santapaola-Ercolano, anch'esso attualmente detenuto per omicidio. «È un atto deprecabile che non ha alcuna giustificazione. Non può esserci giustificazione a tutto ciò. È pura follia - ha detto il sindaco di Riposto Enzo Caragliano - si tratta di un episodio che macchia l'immagine di una cittadina di 15mila abitanti che non ha mai dato a che dire negli anni. Sicuramente il soggetto che ha commesso gli omicidi proviene da un ambiente distorto».

Ancora da chiarire il movente del duplice omicidio, anche se gli inquirenti non stanno escludendo una pista legata a motivi sentimentali. «Sono in corso indagini per comprendere le motivazioni che si celano dietro i gesti del presunto killer per cercare di capire le dinamiche che lo legavano alle due donne», ha sottolineato il comandante Papagno. Da primissime ricostruzioni intanto sembrerebbe che tra una delle vittime e l'uomo vi fosse una relazione extraconiugale, non è escluso che possa essere stato così anche per la seconda.