LA CONVENTION IN FLORIDA

Verrebbe da pensare a una gag situazionista. Ma gli organizzatori della “Convention maschilista” organizzata in Florida non scherzano afffatto. POLEMICHE SULLA KERMESSE MISOGINA IN FLORIDA

Se non fosse tutto vero verrebbe da pensare a una gag situazionista, una cosa alla Borat, un po’ truce e un po’ dadà.

Ma è probabile che gli organizzatori della “22 Convention” prevista per il prossimo maggio a Orlando in Florida non abbiano molta voglia di scherzare. « Make women great again » recita il jingle che, scimmiottando il fortunato slogan della campagna elettorale di Donald Trump, annuncia in pompa magna la kermesse dei maschilisti più militanti d’America.

La missione è chiara come un fascio di luce in chiesa: restituire alle donne d’oltreoceano la femminilità perduta e soprattutto il ruolo che spetta loro nella società. Angeli del focolare devoti alla famiglia e alla patria, economicamente dipendenti dai mariti e capaci di sfornare «un numero illimitato di bambini».

Troppa autonomia, troppa istruzione, troppe ambizioni, troppa fornicazione; la donna emancipata e moderna è un ricettacolo di pulsioni contraddittorie che disgregano la famiglia, un fascio di nevrosi elitarie «di cui sono le prime vittime», assicurano i promotori dell’iniziativa presentata con involontaria comicità come «l’evento mainsplaning del secolo».

Ma non è finita qui perché tra le sofisticate discussioni che animeranno la tre giorni di Orlando è previsto un vero e proprio corso magistrale rivolto a ogni donna che abbia voglia di «diventare femminile al 500%» e di trascendersi in «moglie perfetta». Il tutto per la modica cifra di 1999 dollari ( ma se ci si iscrive in questi giorni costerà “solo” 999 dollari). Come dire: la “22 Convention” è riservata proprio a loro, alle donne, anche perché per i cenacoli tutti al maschile c’è già la “21 Convention”, in vigore dal 2007.

Manco a dirlo le avversarie più temute da questi templari del patriarcato sono “le femministe”, pura kriptonite per il maschio bianco e cristiano.

Sul sito della Convention il femminismo è rappresentato da una signora occhialuta dall’aria trasandata e depressa con il volto screziato da un ciuffo di capelli sporchi e rossastri mentre la «donna ideale» è una bionda vestita di bianco dai lineamenti perfetti seduta in un prato con un bouquet di fiori in mano: «Basta con bullismo tossico delle femministe che hanno insegnato alle donne americane ad agire come uomini, creando tassi vertiginosi di divorzi e disfunzione sociale».

Il fondatore della “22 convention” si chiama Anthony “Dream” Johnson che si autodefinisce il primo presidente della “manosphere” ( la comunità web dei maschilisti, o mascolinisti) e predica un mondo in cui le donne «sono vergini, senza tatuaggi e senza debiti», dove per debiti si intendono i prestiti accordati agli studenti per andare all’università. Il suo obiettivo è «fare a pezzi l’establishment femminista». Tra i principali relatori spiccano figure improbabili e anche un po’ patetiche come il guru della Fitness Alexander JA Cortes per il quale le donne devono essere «sempre vestite di rosa, magre e ben rasate».

Meno pittoresca e decisamente più sinistra la partecipazione dell’attivista di estrema destra Stefan Molyneux e dello scrittore Mike Cernovich. Quest’ultimo è un sedicente «difensore dei diritti degli uomini» ed è balzato agli onori delle cronache per aver sostenuto pubblicamente che «lo stupro non esiste», oltre ad aver diffuso tonnellate di fake news sull’odiata Hillary Clinton.

«Questa cosa somiglia a un incubo a un film di fantascienza, ma alla fine mi consola il fatto che, oltre a essere l’evento più infernale dell’anno, sembra anche decisamente il più noioso», ha commentato sarcastica la giornalista e bloggere Cassandra Stone sul sito Scary Momy.