Con 780 voti favorevoli e solo 72 contrari, il Parlamento francese ha approvato il disegno di legge che sancisce l’inserimento del diritto di aborto nella Costituzione. Entrambi i rami del Parlamento, l’Assemblea Nazionale e il Senato, hanno già adottato un disegno di legge che modifica l’articolo 34 della Costituzione francese per garantire il diritto della donna a interrompere volontariamente la gravidanza. Festeggiamenti in tutto il Paese con gli attivisti per i diritti della donna che attendevano l’approvazione della misura promessa dal presidente francese, Emmanuel Macron, come risposta alla revoca del diritto di aborto decisa dai giudici di alcuni Stati Usa.

La Francia è diventato il primo Paese al mondo a inserire il diritto all’aborto in Costituzione. Il via libera definitivo al disegno di legge è arrivato con un voto storico dei due rami del Parlamento riuniti in una sessione congiunta al Palazzo di Versailles. La tutela della libertà delle donne di interrompere volontariamente la gravidanza era stata promessa dal presidente Emmanuel Macron dopo i passi indietro fatti negli Usa con il ribaltamento da parte della Corte Suprema della storica sentenza del 1973, nota come Roe v. Wade.

«L’iscrizione della libertà delle donne a disporre del loro corpo nella nostra Costituzione» è «il punto finale di una lotta», ha detto aprendo i lavori della seduta plenaria a Versailles il primo ministro francese Gabriel Attal, che ha ricordato «il peso di questi secoli di sofferenza e ingiustizia». Per essere approvata, la modifica costituzionale necessitava della maggioranza qualificata del 925 parlamentari. 

Il ricorso all’aborto è già garantito nel diritto francese dalla legge Simone Veil, approvata nel 1975, ma inserirlo nella Costituzione renderebbe più difficile una sua revoca da parte di governi contrari. «Abbiamo aumentato il livello di protezione di questo diritto fondamentale», ha detto Anne-Cécile Mailfert della Fondazione delle Donne. «È una garanzia per le donne di oggi e del futuro di avere il diritto di abortire in Francia», ha aggiunto. Il diritto all’aborto gode di un ampio sostegno anche da parte dell’opinione pubblica francese. Un recente sondaggio ha mostrato un sostegno superiore all’80%, in linea con i sondaggi precedenti. Lo stesso studio ha anche mostrato che una solida maggioranza di persone è favorevole a inserirlo nella Costituzione. 

La proposta di legge prevede che l’articolo 34 della Costituzione francese sia modificato per specificare che «la legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà delle donne di ricorrere all’ aborto, che è garantita». Nel preambolo del disegno di legge, il governo ha sostenuto che il diritto all’aborto è minacciato negli Stati Uniti, dove la Corte Suprema nel 2022 ha annullato la sentenza che lo garantiva. «Purtroppo questo evento non è isolato: in molti Paesi, anche in Europa, ci sono correnti di opinione che cercano di ostacolare ad ogni costo la libertà delle donne di interrompere la gravidanza se lo desiderano», si legge nel testo.

La ministra francese per l’uguaglianza di genere Aurore Bergé ha recentemente espresso la speranza che la misura adottata in Francia ispiri anche altri Paesi dell’Unione europea. Al momento le condizioni per l’accesso all’aborto cambiamo molto tra Paesi europei, alcuni lo hanno inasprito mentre altri lo hanno esteso.

Si passa dal divieto quasi totale in Polonia o Malta, alla Spagna dove è prevista la possibilità per le 16enni di abortire senza bisogno del consenso dei genitori. Attualmente l’aborto in Polonia è legale solo se la gravidanza è il risultato di un’aggressione sessuale o di un incesto, o se minaccia la vita o la salute della madre. Secondo i gruppi per i diritti, decine di migliaia di donne, per aggirare il divieto, abortiscono a casa usando pillole vietate, oppure si recano all’estero. Il nuovo premier Donald Tusk, alla guida di un governo europeista che ha sostituito quello del partito conservatore Diritto e Giustizia (PiS), ha promesso di introdurre nel Paese l’ aborto legale e sicuro fino alla dodicesima settimana. Tuttavia un simile progetto di legge minaccia di essere ostacolato dal presidente conservatore Andrzej Duda.

L’anno scorso Malta ha modificato il divieto totale di aborto aprendo alla possibilità di interrompere la gravidanza ma solo nel caso in cui la vita della donna sia a rischio. Inizialmente la bozza di legge prevedeva la legalizzazione dell’aborto anche in una situazione di grave rischio per la salute di una donna incinta, ma successivamente il testo è stato modificato rendendo possibile l’ aborto solo quando la vita della donna «è a rischio», continuando a vietare l’aborto in tutte le altre circostanze. Ciò ha sollevato serie preoccupazioni sul fatto che i termini della legge possano «minare in modo significativo gli sforzi per proteggere la salute e la vita delle donne durante la gravidanza», ha riferito il Centro per i diritti riproduttivi, con sede a New York.

In Ungheria l’aborto è legale dal 1953, ma le regole sono state inasprite nel 2022. La riforma ha introdotto l’obbligo per le donne incinte di ascoltare il battito cardiaco del feto prima di poter interrompere la gravidanza. La normativa prevede inoltre che i medici debbano presentare un rapporto che confermi che la donna abbia ascoltato il battito. Le donne devono inoltre essere sottoposte a due consultazioni obbligatorie. L’attuale Costituzione ungherese prevede poi che il feto debba essere «protetto fin dal concepimento».

La Spagna, sotto il governo di Pedro Sanchez ha approvato lo scorso anno una riforma dell’aborto che ha introdotto la possibilità per le minorenni, dai 16 anni in su, di interrompere volontariamente la gravidanza senza bisogno del consenso dei genitori. La normativa ha anche garantito l’accesso all’ aborto nelle strutture del sistema sanitario pubblico, più vicine alla propria abitazione e ha sancito l’obbligo per lo Stato di garantire che ci sia personale sanitario disponibile a praticare aborti in «tutti gli ospedali pubblici». La legge ha introdotto un registro degli obiettori di coscienza e ha eliminato l’obbligo dei tre giorni di riflessione per la donna dal momento in cui chiede di abortire.