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«La costituzione non è testo flessibile... I principi costituzionali non sono arguzie giuridiche e la presunzione d'innocenza è un principio costituzionale che si applica a tutti, non solo quando fa più comodo» E ancora: «Non ci sarà uno Stato d'emergenza per far fronte al terrorismo... La democrazia si difende con lo Stato di Diritto»Cosi a Parigi Francois Hollande davanti ad una platea di membri e invitati delle Fondations Jean Jaures et Terra Nova. Le due principali fondazioni di elaborazione politica della sinistra liberal-moderata francese che hanno offerto al presidente il palcoscenico e il pubblico plaudente per quello che è di fatto il suo primo discorso esplicito e solenne di pre-campagna elettorale.A picco nei sondaggi, con la campagna per le primarie a destra ad occupare il centro del dibattito politico, ma soprattutto col moltiplicarsi ormai quasi quotidiano degli aspiranti candidati a sinistra tra cui un certo numero di ex ministri del suo governo, Hollande non poteva più permettersi di coltivare il proverbiale e confortevole riserbo presidenziale ritardando il più possibile l'entrata in lizza per godere fino all'ultimo della "statura" presidenziale. Col rischio di farsi rottamare dai suoi stessi ambiziosi colonnelli che invocando appunto i sondaggi disastrosi del presidente alimentano ogni giorno l'ipotesi di una sua salutare rinuncia alla candidatura.E così il presidente ha fatto il primo passo ponendosi come il garante, nell'ordine, della Costituzione, dello Stato di Diritto e del Patto sociale. Contro tutti quelli che nell'isteria dell'allerta attentati promettono leggi d'eccezione, incarcerazioni preventive arbitrarie, limitazioni seppur temporanee e parziali delle libertà individuali o altre deroghe allo Stato di Diritto. Hollande si erge a paladino della democrazia rappresentativa contro chi immagina soluzioni plebiscitarie a colpi di referendum o contro chi promuove una democrazia autoritaria a colpi di ordinanze e decreti con il Parlamento ridotto a camera di registrazione delle decisioni dell'esecutivo. Primo magistrato di Francia a guardia di una giustizia indipendente e a difesa di giudici giudicanti in coscienza e non trasformati nel braccio condannante di un governo onnipotente. Prottetore dell'equilibrio istituzionale ma anche del modello e della coesione sociale contro i profeti della rivoluzione liberista e contro gli apostoli di un'identità francese esclusiva e escludente, pronti a rimettere in discussione uno dei pilastri della République come il diritto del suolo. Niente di davvero originale per designare gli assi principali di una campagna presidenziale che le inchieste d'opinione danno già per persa.E invece l'Hollande garante per non dire garantista non è affatto scontato. Anche perché è lo stesso presidente che ha decretato lo Stato d'emergenza, le perquisizioni senza mandato, le intercettazioni senza autorizzazione di un magistrato, l'assegnazione a domicilio coatto per chi costituisce un pericolo potenziale anche se non ha commesso nessun reato. E che ha voluto far iscrivere nella Costituzione la decadenza della nazionalità per i condannati per terrorismo, misura da sempre nel programma dell'estrema destra. Sul piano sociale è il presidente che ha demolito il codice del lavoro e i contratti nazionali di categoria. Non solo; per neutralizzare l'opposizione di una parte della sua stessa maggioranza che gli rimprovera di applicare un programma contrario al mandato ricevuto dagli elettori, il governo ha esautorato il voto parlamentare imponendo la fiducia. Allora che il "Mr Hollande" che ha governato la Francia come un generale si ritrasformi nel "Dr Hollande" candidato di una sinistra attorno ai principi di Libertè, Egalitè, Fraternitè è quasi miracoloso. E forse inverosimile per quei sette elettori di sinistra su dieci che dicono non volerlo più come candidato.