Sui soldi erogati grazie al decreto Cura Italia la magistratura "vuole vederci chiaro". E così un gruppo di togati del Csm si è rivolto al Comitato di presidenza, chiedendo lautorizzazione per lapertura di una pratica sul decreto liquidità, che consenta al Csm di svolgere «le sue funzioni consultive e propositive». La sollecitazione arriva dai consiglieri Nino di Matteo, Giovanni Zaccaro, Sebastiano Ardita, Giuseppe Cascini, Elisabetta Chinaglia, Mario Suriano e Alessandra Dal Moro e segue la proposta che due di loro, Zaccaro e Di Matteo, avevano precedentemente rivolto alla Sesta commissione, competente per i pareri e le proposte di legge, ad affrontare i temi connessi al decreto, proposta che è stata rigettata. Il gruppetto di consiglieri teme infatti che finalizzato le ingenti risorse finanziarie messe nel circuito economico per fronteggiare le conseguenze della pandemia sul tessuto produttivo nazionale, «rischi di favorire anche le imprese criminali». Secondo i consiglieri del Csm, la norma «non contiene alcun meccanismo per escludere dai benefici le imprese riferibili a persone coinvolte in processi di criminalità organizzata o che abbiano riportato condanne o siano indagati per reati contro la pubblica amministrazione o reati tributari. Né consente di verificare leffettivo utilizzo dei fondi percepiti per affrontare la crisi legata alla diffusione del Covid 19». Dunque «appaiono opportune misure che impongano di vagliare, anche tramite la forma della autocertificazione, i precedenti penali di chi occupa ruoli rilevanti nelle imprese che si candidano a percepire i finanziamenti, così da escludere chi sia stato condannato per reati di criminalità organizzata, reati contro la pubblica amministrazione e reati tributari nonché proposto per la irrogazione di una misura di prevenzione personale o patrimoniale», che «rapportino lentità del beneficio percepito al fatturato dichiarato nellanno precedente, in modo da non premiare forme di evasione fiscale; consentano di tracciare, anche tramite laccredito in conti correnti dedicati, i benefici percepiti affinché si possa avere contezza del loro uso compatibile con lintento del legislatore». E che «potenzino le amministrazioni periferiche dello Stato e le Agenzie di controllo affinché possano monitorare la destinazione dei finanziamenti».