Costretta a partorire un bambino che probabilmente sarà già morto, così hanno deciso le autorità del Texas. Nello Stato con la stella, saldamente in mano all’ala mpiù conservatrice del partito repubblicano l'aborto è praticamente vietato in tutte le fasi della gravidanza, e a causa di questa legislazione, Kate Cox, una donna 31enne che vive a Dallas- Fort Worth, ha deciso di intentare un'azione legale contro le autorità locali affinché revochino la legge così restrittiva e le venga consentito di interrompere la gravidanza. Cox infatti ha tutte le ragioni per farlo.

Incinta da cinque mesi, ha scoperto la scorsa settimana che il feto ha una malattia mortale, mettendo a rischio anche la sua salute. Il suo bambino non ancora nato è affetto dalla trisomia 18. La patologia è conosciuta anche come “sindrome di Edward”, un'anomalia cromosomica che spesso provoca la morte fetale o prematura di un neonato.

Le ecografie hanno rivelato molteplici altre gravi condizioni, tra cui una singola arteria nel cordone ombelicale; una sporgenza dall'addome del bambino, probabilmente un'ernia ombelicale; una colonna vertebrale contorta probabilmente a causa della spina bifida, un difetto del tubo neurale; piede bastonato, o 'rocker- bottom'; restrizione della crescita intrauterina; e sviluppo irregolare del cranio e del cuore.

Insomma nessuna speranza, i medici hanno affermato di avere le mani legate, proprio a causa della legge dello stato, e Kate Cox dovrà quindi aspettare che il suo bambino muoia dentro di lei o portare a termine la gravidanza, a quel punto si dovrebbe sottoporre ad un taglio cesareo che ha già subito in altre due precedenti occasioni.

Continuare la gravidanza avrà un effetto disastroso sulla salute della donna. Inoltre i suoi ginecologi hanno spiegato che Cox corre il rischio aggiuntivo di problemi come la potenziale infertilità.

Ecco perché ieri gli avvocati del Center for Reproductive Rights hanno intentato una causa d'emergenza. Cercare di lasciare lo stato è l'unica altra possibilità, cosa comunque non facile soprattutto per le conseguenze economiche e psicologiche, la donna infatti ha dichiarato che «non è una questione se dovrò dire addio al mio bambino, ma di quando. Sto cercando di fare ciò che è meglio per me e per il mio bambino, ma lo stato del Texas ci sta facendo soffrire entrambi».

Kate Cox e suo marito hanno anche chiesto di risparmiare conseguenze penali per l'ostetrica e ginecologa Damla Karsan dall'accusa di aborto illegale, in modo che potesse eseguire la procedura in Texas. Sebbene lo stato consenta eccezioni, quest'anno medici e donne hanno sostenuto in tribunale che la legge è così restrittiva e formulata in modo vago che i medici hanno paura di dover affrontare potenziali accuse e processi.

All'inizio di quest'anno, un giudice del Texas ha stabilito che le donne che hanno complicazioni durante la gravidanza sono esentate dal divieto di aborto. La sentenza ha stabilito che le donne dunque avrebbero potuto interrompere la gravidanza perché vige una diffusa incertezza sulle eccezioni alla legge. Il procuratore generale Ken Paxton però ha presentato ricorso contro la decisione, bloccando la modifica della legge e portando la sfida legale alla Corte Suprema dello stato.

Questo iter rappresenta una delle più grandi sfide in corso contro i divieti di aborto negli Stati Uniti, anche se una sentenza della Corte, a maggioranza repubblicana, potrebbe non arrivare prima di mesi. Molly Duane, avvocato dei Cox e del Center for Reproductive Rights ha anche sollevato una questione fondamentale: «Quante persone stanno attraversando la stessa identica situazione di Kate in questo momento, ma non sono in grado di intentare una causa? Penso che questo dia un'idea della portata del problema con cui abbiamo a che fare» .