Coprifuoco di 36 ore a Kiev. Zelensky sulla Nato: "Non possiamo entrarci, bisogna ammetterlo"
In arrivo nella capitale i primi ministri di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia. Il presidente ucraino all'Ue: «Servono più armi». La circolare dell'esercito italiano: tenersi pronti
In attesa degli esiti del nuovo giro di negoziati tra Russia e Ucraina, l’esercito di Mosca prosegue la sua lenta avanzata e continua la sua campagna di bombardamenti su un fronte sempre più vasto.
Coprifuoco a Kiev
Il sindaco della capitale ucraina, Vitali Klitschko, ha annunciato un coprifuoco in vigore dalle 20 di oggi, 15 marzo, fino alle 7 del mattino di giovedì 17. La misura prevede il divieto di circolazione per la città senza permessi speciali: si potrà uscire solo per raggiungere i rifugi in caso di allarme, spiega Klitschko spiegando che quello che vive Kiev «oggi è un momento difficile e pericoloso». La misura segue i nuovi attacchi subiti all’alba da Kiev in cui, spiega il sindaco, fra l’altro un grattacielo è stato colpito, facendo 2 vittime. Ma il bilancio potrebbe essere maggiore: medici e soccorritori sono ancora sul posto, spiega il sindaco. La misura coincide anche con l’arrivo a Kiev dei primi ministri di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, che incontreranno il presidente Volodymyr Zelensky a testimonianza del «sostegno inequivocabile» dell’Unione Europea. All’alba sono state segnalate esplosioni nei quartieri residenzial di Sviatochyn e Podil. Secondo i servizi di emergenza, diversi edifici sono stati colpiti e almeno due persone sono morte nel rogo di un palazzo di quindici piani. Continuano i pesanti combattimenti nei sobborghi a Nord Ovest della capitale, come Irpin, Hostomel e Bucha, dove si registrano gravissimi danni alle infrastrutture. Secondo un alto funzionario americano, citato dall’Associated Press, le truppe russe si trovano a circa 15 chilometri dal centro della città. L’inviato speciale di Le Monde, Remy Ourdan, riferisce però che le strade a sud di Kiev sono ancora percorribile e consentono ai cittadini di fuggire o di portare rifornimenti.
L'appello di Zelensky all'Ue
«Siamo tutti bersagli della Russia e se l’Ucraina non resisterà tutto sarà a discapito dell’Europa, vorrei che aiutaste voi stessi aiutando noi». Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in video collegamento con il premier britannico Boris Johnson e gli altri leader dei Paesi che compongono la UK Joint Expeditionary Force (Jef), il corpo di spedizione militare guidato dal Regno Unito. «Stiamo facendo del nostro meglio per ottenere i caccia e i sistemi di difesa missilistica» che servono all’Ucraina, ha detto Zelensky, che avrebbe chiesto ai paesi occidentali di aumentare in modo significativo la fornitura di equipaggiamento militare a Kiev. «Vogliamo avere garanzie affidabili per noi stessi e quindi anche per voi», ha detto ancora il presidente ucraino nell’incontro ospitato a Londra da Johnson, al quale hanno preso parte anche i leader dei Paesi che compongono la Jef: Danimarca, Finlandia, Estonia, Islanda, Lettonia, Lituania, Olanda, Svezia e Norvegia. «Possiamo ancora fermare l’uccisione delle persone ed è qualcosa che possiamo fare insieme, fermare la distruzione della democrazia e possiamo farlo ora sulla nostra terra, o altrimenti verranno anche da voi», ha detto il presidente ucraino. La Nato è «l’alleanza più forte del mondo, ma alcuni membri di questa alleanza sono ipnotizzati dall’aggressione della Russia», ha detto. «Sentiamo molti discorsi sulla Terza Guerra Mondiale che dovrebbe iniziare se la Nato chiudesse i cieli ucraini ai missili e aerei russi e quindi una no fly zone umanitaria non è stata ancora istituita - ha aggiunto - questo permette all’esercito russo di bombardare città pacifiche e far saltare in aria edifici civili, ospedali e scuole. Quattro edifici di diversi piani sono stati colpiti questa mattina a Kiev - ha concluso - decine di morti».
La frase sulla Nato
Bisogna ammettere che l’Ucraina non entrerà a far parte della Nato. Lo ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in una riunione online dei leader della Joint Expeditionary Force. Lo riporta Ria Novosti. «È chiaro che l’Ucraina non è un membro della Nato, lo capiamo. Per anni abbiamo sentito parlare di presunte porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci. Questo è vero e dobbiamo ammetterlo», ha aggiunto.
La circolare dell'Esercito italiano: tenersi pronti
Una circolare interna dello Stato Maggiore dell’Esercito, datata 9 marzo, e diffusa sui social riporta la necessità di attuare, «con effetto immediato» ogni «possibile sforzo affinché le capacità pregiate possano essere disponibili». In tal senso si chiede di «porre particolare attenzione nel valutare le domande di congedo anticipato » e che «tutte le unità in prontezza» siano «alimentate al 100% con personale "ready to move"». Inoltre, si legge nella circolare dell’ufficio generale del Capo di Sme, «tutte le attività addestrative» dovranno «essere orientate al earfighting». Anche se poco dopo arriva una nota in cui si «precisa che si tratta di un documento ad esclusivo uso interno, di carattere routinario, con cui il Vertice di Forza Armata adegua le priorità delle unità dell’Esercito, al fine di rispondere alle esigenze dettate dai mutamenti del contesto internazionale. Trattasi dunque di precisazioni alla luce di un cambiamento che è sotto gli occhi di tutti».