Insieme a Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli è uno dei due papà della lista rosso- verde che unisce Sinistra italiana ed Europa verde - pronta a scendere in campo al fianco del Pd alle prossime Politiche. Subito ribattezzata “Cocomero”, l’alleanza si propone come anima critica del centrosinistra, spesso più vicina alle posizioni di Conte che a quelle di Letta.

Bonelli, quando avete deciso di unire le forze con Sinistra italiana?

L’idea nasce alla fine del 2021 dalla consapevolezza che bisognava fornire risposte al tema della crisi sociale e ambientale senza creare ulteriori frammentazioni. E nasce anche perché le politiche climatiche del ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani erano inaccettabili.

Inaccettabili?

Sì, perché come può il titolare di quel ministero definire «un bagno di sangue» la transizione ecologica e mettere in campo politiche opposte a quelle di altri paesi europei? Ecco era necessario unire le forze per fornire risposte concrete, perché crisi energetica e crisi sociali vanno di pari passo.

Ci faccia un esempio concreto allora.

Il ministro dell'Economia Daniele Franco ha detto che da settembre 2021 a marzo 2022 le società energetiche hanno realizzato 40 miliardi di extra profitti. Eppure stiamo assistendo a una quintuplicazione del costo delle bollette a carico di famiglie e imprese. Paradossalmente, di fronte a un forte arricchimento delle società energetiche aumenta la povertà sociale senza che il governo abbia adottato quei tre provvedimenti necessari per tutelare famiglie e imprese.

Quali?

Primo: tetto al prezzo del gas, come hanno fatto Spagna e Portogallo senza chiedere il permesso al Consiglio europeo. Secondo: prelievo totale degli extra profitti, perché nessuno mette in discussione gli utili ma 40 miliardi di euro di extra profitti sono inaccettabili se non vengono restituiti alle famiglie. Terzo: quello che Cingolani non vuole fare, adottare un piano straordinario, come ha fatto la Germania, per indicare una road map che porti il nostro paese all'autonomia energetica puntando sulle rinnovabili.

Ma in attesa dell'autonomia energetica serve affrancarsi dal gas russo e, se necessario, mettere in funzione i rigassificatori, come quello di Piombino citato da Draghi.

Io non ho nessuna difficoltà a riconoscere la necessità di costruire le infrastrutture energetiche indispensabili al Paese. Voglio solo ricordare che è un errore continuare a puntare sul gas, sottoscrivendo contratti decennali che ci renderanno ancora a lungo dipendenti da questa fonte energetica. Bisogna poi raccontare la verità agli italiani e spiegare che il gas liquefatto, quello per cui serviranno i rigassificatori, costerà il 30- 40 per cento in più rispetto a quello che paghiamo oggi. Per quanto riguarda Piombino, è una follia pensare di aprire nuovi impianti in quel territorio dove, nel giro di 170 chilometri, ci sono già le strutture di La Spezia e Livorno.

È molto critico nei confronti dell'attuale governo. Come farete ad allearvi col Pd, il partito che ha fatto dell'agenda Draghi parte integrante del suo programma?

Ci sono anche cose positive nell'agenda Draghi che condividiamo, anche se qualcuno ha fatto in modo che non passassero. Un esempio? La proposta del premier, bocciata da Lega e Forza Italia, di introdurre un contributo di solidarietà a carico dei grandi patrimoni per far fronte alla crisi energetica. Per non parlare della proposta sui balneari, che consentiva di evitare il monopolio delle concessioni.

Quindi l'agenda Draghi è anche la vostra agenda?

No, perché non per quanto riguarda la costruzione del Pnrr e le politiche della transizione ecologica siamo di fronte al disastro più totale.

Sembra una visione più vicina al Movimento 5 Stelle che al Pd...

Noi lavoreremo fino all'ultimo per provare a costruire un ampio schieramento, perché dall'altra parte del campo si è riunito il fronte sovranista che rischia di vincere le elezioni. Proveremo a unire, anche se ormai sembra che Conte e Letta si siano chiusi reciprocamente le porte in faccia. Ma non contribuiremo di certo ad alimentare la frammentazione di questo quadro per rischiare di regalare tantissimi collegi uninominali al polo sovranista.

Tra i compagni di strada potreste trovare Carlo Calenda, favorevole a un ritorno al nucleare.

È chiaro che ci sono delle contraddizioni, ma queste contraddizioni non mi spaventano. Il programma di Calenda lo contrasteremo con ogni forza, consapevoli che sul nucleare il Pd ha una posizione simile alla nostra.

In realtà Calenda ha posto un veto su di voi, vi vorrebbe fuori dalla coalizione.

Senza di noi sarebbe una coalizione non in sintonia con un Paese che oggi guarda con grande preoccupazione al tema della crisi sociale e della crisi climatica. Noi contrasteremo Calenda sempre nel merito, nei contenuti e sui numeri.

In che senso sui numeri?

Lui fa tanto il saputello, parla sempre di competenza, ma mica ha detto agli italiani come intende finanziare il suo programma nucleare da 30 reattori. Noi invece lo sappiamo bene come si finanzia in altri Paesi come la Francia: con i soldi dei cittadini. Solo negli ultimi tre mesi Macron ha sborsato 13 miliardi di euro per salvare Edf, la società dell'energia francese sommersa dai debiti. Il nucleare costa tantissimo. Il costo per megawattora supera i 125 euro. Perché Calenda non dice chi deve pagare questa roba? Lui parla per slogan che usa come strumento per dividere e porre veti.

A che tipo di elettorato vi rivolgete?

Ci rivolgiamo a tutti quei cittadini che hanno a cuore i temi della giustizia sociale e ambientale, a chi ha capito che ciò che denunciamo da tempo si sta purtroppo avverando. Non ci rivolgiamo solo ai nostri storici elettorati, dunque, ma anche ai delusi dagli altri partiti e a chi da tempo non va a votare.