«Chiuderemo sul territorio nazionale ogni attività produttiva che non sia indispensabile a garantirci beni e servizi essenziali». L'annuncio del premier Giuseppe Conte arriva a tarda sera, dopo un pomeriggio di lavoro con sindacati e associazioni di categoria. Nessuna restrizione sui supermercati, «invito tutti a mantenere la calma», avvisa Conte, che annuncia in diretta «la crisi più difficile che il Paese sta vivendo dal secondo dopoguerra». Farmacie e attività che rispondono a esigenze primarie - banche, poste, servizi assicurativi - rimarranno aperti, ma la vita del Paese, dopo l'ennesimo bollettino di guerra, deve necessariamente frenare. Il motore produttivo del Paese, dice dunque Conte, rallenta, «ma non lo fermiamo». Una decisione necessaria per contenere la diffusione dell'epidemia, dura ma impossibile da evitare, spiega ancora il presidente del Consiglio. «Lo Stato c'è, lo Stato è qui», ha assicurato, che ha annunciato misure in grado di far ripartire il Paese e chiedendo un sacrificio da parte di tutti, «per proteggere il bene più importante, la vita». «Quelle rinunce che oggi sembrano un passo indietro domani saranno una rincorsa per tornare tra le braccia di parenti e amici».   [embed]https://www.facebook.com/GiuseppeConte64/videos/494491144817717/[/embed]   «In questi giorni durissimi siamo chiamati a misurarci con notizie che ci feriscono e ci lasciano un segno che rimarrà per sempre impresso nella nostra memoria», ha sottolineato. Decessi che non sono semplici numeri, ma che impongono ulteriori misure, anche a seguito delle insistenze delle Regioni più colpite e dei sindaci, che hanno chiesto misure più restrittive. «Il nostro sacrificio di rimanere a casa è minimo se paragonato a quello di altri cittadini», come medici e infermieri, forze dell'ordine, protezione civile, commessi, farmacisti, autotrasportatori eccetera. «Donne e uomini che compiono ogni giorni un atto di grande responsabilità e amore» verso l'intera nazione.