L’affaire Consip, ogni giorno che passa, si arricchi- sce di nuovi particolari. L’ulti- mo, in ordine di tempo, “l’au- to sospensione” dalle indagini da parte del capitano Gian- paolo Scafarto, l’ufficiale in forza al Comando Carabinieri Tutela Ambiente accusato di aver taroccato una intercetta- indirizzata alla Procura di Roma, finita poi integralmente nelle redazioni dei quotidiani italiani prima di raggiungere gli uffici di piazzale Clodio. Come commentò a caldo il Vice presidente del Csm Giovanni Legnini, una «fuga di notizia dalle proporzioni mai viste».

Il reparto speciale dell’Arma, al quale dopo questa fuga di notizie ai primi di marzo venne tolta dal Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone l’indagine, ha ancora la piena fiducia dei sostituti di Napoli Henry John Woodcock e Celeste Carrano i quali, a differenza dei colleghi romani, continuano ad avvalersi del Noe per il filone campano. Fiducia, come noto, confermata anche di recente dopo che Scafarto è stato indagato dai pm della Capitale per falso ideologico.

Ed ecco, quindi, il nuovo colpo di scena, “l’auto sospensione” dalle indagini Consip comunicata dall’avvocato di Scafarto con una nota indirizzata alla stampa. In cosa consista “l’auto sospensione” di Scafarto, che resta comunque al Noe, non è dato sapere. Questa procedura non è contemplata dal regolamento dell’Arma e neppure dal codice di procedura di penale. In considerazione del silenzio su questa vicenda dei vertici dell’Arma che in casi analoghi avrebbero già provveduto al trasferimento per incompatibilità ambientale del militare «al fine di tutelare il prestigio ed il decoro dell’Istituzione» stante il «clamore mediatico suscitato», torna allora alla mente quanto riferito alla giornalista di Repubblica Liana Milella da Woodcock. «E se fosse la vendetta postuma dell’ex vice comandante del Noe Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che catturò Riina, ma è stato rimosso dopo l’uscita di un’intercettazione del Noe tra Renzi e il generale della Gdf Adinolfi?». Risposta, «innanzitutto Scafarto non ha mai lavorato a Palermo con De Caprio, non fa parte della sua squadra storica... e poi via... adesso De Caprio lavora nei servizi, quindi è un dipendente della presidenza del Consiglio...» E poi, come riportato da Dagospia che sulle dinamiche interne agli apparati di sicurezza del Paese è sempre ben informato, «il cap. Scarfato è un allievo fedelissimo di Capitan Ultimo, al secolo Sergio Di Caprio. Ed avere contro l’uomo che ha arrestato Riina non è cosa saggia. Anche perché, seppure trasferito dietro una scrivania a fare il passacarte per i Servizi e blandito con un buon aumento di stipendio, Ultimo è e rimane un uomo d’azione. Diretta o per interposta persona. E nel caso specifico, l’azione indiretta è affidata proprio a Scarfato (...) Sergio risponde solo ai Pm di Napoli e non ai vertici dell’Arma. Forse sarà per questo che è rimasto colonnello mentre tutti i suoi colleghi d’accademia sono quantomeno generali di divisione. C’è da chiedersi poi perché Ultimo sia finito al Noe prima di approdare ( da qualche mese) ai Servizi. Il motivo è semplice: con Woodcock condivide l’dea che quasi tutti i politici sono coinvolti con il malaffare. Della Prima, della Seconda e pure della Terza Repubblica». E se fosse questa la chiave di lettura dell’indagine Consip?