Sembra che ci sia un’ulteriore stretta della repressione cinese nella regione islamica dello Xinjiang, il Turkestan orientale, una stretta che colpisce i separatisti.

Secondo informazioni riportate dall’emittente britannica Bbc, e negate da Pechino, le autorità stanno separando i bambini musulmani dalle loro famiglie in modo da allontanarli anche dalla loro fede e della loro lingua madre: sulla base di una ricerca emerge che in una sola città sarebbero stati ben quattrocento i bambini sottratti alle proprie famiglie perché entrambi i genitori sono stati rinchiusi nei campi di rieducazione o in prigione. A quel punto le autorità si sono prese in carico i bambini per educarli ed allevarli secondo i precetti dello Stato. Per questo negli ultimi tempi i campi sono stati ampliati a dismisura per poter ospitare un numero crescente di minori sottratti alle famiglie. Nel sud del solo Xinjiang, un'area con la più alta concentrazione di uiguri, le autorità hanno speso un occhio per l'irrigazione di 1,2 miliardi di dollari per la costruzione e l'ammodernamento delle scuole materne. Mentre in un solo anno, il numero totale di bambini iscritti negli asili dello Xinjiang è aumentato di oltre mezzo milione. E i bambini Uiguri come dimostrano gli stessi dati del governo, rappresentano oltre il 90% di questo aumento.

La Bbc sul suo sito cita documenti consultabili pubblicamente e decine di interviste e colloqui con membri delle famiglie colpite dai provvedimenti e riparati all’estero. Sarebbe in corso una campagna su larga scala per costruire scuole con dormitori dove ospitare i bambini uiguri al fine di rieducarli lontani dalle loro famiglie.

Le denunce sono state raccolte in Turchia, a Istanbul, dove a decine le persone attendono il proprio turno per raccontare la loro storia, mostrare le foto dei loro bambini rimasti nello Xinjiang, con i quali non si è più in contatto, di cui non si sa nulla. A parlare sono tutti esponenti dell’etnia turcofona di religione islamica degli uiguri, principale gruppo etnico nello Xinjiang. Pechino ha lanciato una durissima repressione in tutta la regione, dove vive la minoranza uiguro- musulmana accusata spesso di terrorismo. Si stima che siano un milione e mezzo gli uiguri finiti in campi di rieducazione, anche se Pechino nel corso degli anni ha respinto ogni accusa.

Trovare prove di queste vicende è particolarmente difficile. Gli stretti controlli messi in atto dalle autorità cinesi nello Xinjiang - si legge sempre sulla Bbc – rendono impossibile raccogliere testimonianze sul posto: i giornalisti stranieri vengono infatti seguiti e controllati 24 ore al giorno dai funzionari del governo.

Proprio pochi giorni fa è emerso un altro fatto inquietante: la polizia di frontiera cinese proprio nello Xinjiang introduce app- spia sui telefonini dei turisti in entrata, che così vengono costantemente monitorati negli spostamenti, negli incontri e nelle comunicazioni.

È da diversi anni che si è intensificata la campagna cinese per normalizzare la regione turcofona e islamica, dove è stata favorita una forte immigrazione dei cinesi han. Anche perché si trova proprio allo snodo cruciale della “via della Seta'”.

Da parte loro alcuni uiguri hanno mostrato anche forme di resistenza violenta e oltre ad aver colpito la Cina ( che per questo motivo li considera terroristi e giustifica la propria repressione) si sono anche uniti al jihadismo globale.