DOSSIER DELL’ASSOCIAZIONE LAVORO& WELFARE

La seconda ondata di contagi di coronavirus, sviluppatasi nei mesi di ottobre e novembre, è stata peggiore della prima, che aveva investito l’Italia a marzo e aprile. L’evidenza dei dati è ineludibile e l’autunno del 2020 sarà ricordato come il periodo peggiore della pandemia, con decine di migliaia di contagiati al giorno e centinaia di morti. Fino al triste record toccato il 3 dicembre, quando 993 persone hanno perso la vita a causa della Covid- 19.

Una conferma del trend arriva dal report “Covid, il punto della pandemia febbraio- novembre”, che analizza dettagliatamente i dati su contagi e decessi nel nostro Paese dall’inizio dell’emergenza, mettendo in guardia da possibili ricadute e fornendo preziose informazioni sui possibili sviluppi del virus.

Il dossier, realizzato dall’associazione Lavoro& Welfare presieduta dall’onorevole ed ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, mette in evidenza che “la priorità politica deve essere quella del rafforzamento della capacità di risposta del sistema sanitario”, specificando che “la qualità della Sanità pubblica non può essere affidata solo alle grandi capacità e all’immenso senso del dovere dei suoi operatori”. Oltre alla mancanza di coerenza di indirizzi tra governo e Regioni, il report definisce “ancor meno comprensibili alcuni aspetti del dibattito sulle risorse acquisibili attraverso il Mes”.

Dai dati emerge che il numero dei contagiati del mese di novembre è stato superiore ai novecentomila casi, mentre i decessi hanno superato il precedente picco del mese di aprile. “Sono numeri impressionanti che testimoniano, a differenza della prima fase, nella quale la pandemia aveva colpito soprattutto le regioni del Nord, il diffondersi della pandemia in tutti i territori del Paese”, si legge nel documento, che ha come fonte il ministero della Salute e la Protezione civile.

“Siamo in una situazione di guerra e come tale va considerata - spiega Damiano - non possiamo ripetere gli errori di questa estate perché c’è il serio rischio di cadere nella terza ondata dalla quale difficilmente ci potremmo risollevare anche sotto il profilo economico”. Particolare attenzione è data al fatto che all’inizio dell’epidemia il numero delle persone di cui veniva accertata la positività al virus era molto ridotto, poiché venivano effettuati solo nei casi più gravi ( a marzo venivano effettuati meno di 30mila tamponi al giorno). Per questo motivo molti contagiati non compaiono nelle statistiche ufficiali, ma molto diversa è la situazione degli ultimi mesi, nella quale si è cercato di allargare il più possibile la ricerca dei positivi anche nei confronti dei soggetti che non presentano sintomi della malattia, moltiplicando il numero dei tamponi ( negli ultimi giorni siamo arrivati a oltre 200mila tamponi giornalieri). “In questo modo il dato ufficiale dei contagiati si avvicina di più al dato reale - sottolinea l’associazione - Sulla base del rapporto tra decessi e contagiati dei mesi di ottobre e di novembre, anche considerando i miglioramenti sanitari nel trattare la pandemia, si può proporzionalmente stimare che alla fine di maggio il numero progressivo dei contagiati era di circa 1,3- 1,5 milioni”.

Ma è sui decessi che i dati diventano agghiaccianti, poiché rendono concreta la gravità della situazione ponendo seri interrogativi sulla gestione dell’emergenza. “Registriamo nel mese di novembre un record assoluto di decessi giornalieri: 565, un numero che supera picco prima ondata ad aprile di 518 - commenta ancora Damiano - Quello che preoccupa è che il mese di dicembre per i primi nove giorni ha una media ancora superiore: 685 al giorno”.

Tuttavia occorre notare che il numero dei decessi segue di qualche settimana l’andamento dei contagi, e un calo della percentuale dei tamponi positivi sul totale dei test effettuati negli ultimi giorni lascia ben sperare per le prossime settimane, pur in un contesto che rimane di assoluta gravità. Nei primi periodi

Idi ottobre si è verificato infatti un raddoppio dei contagi e dei decessi rispetto al periodo precedente. Dalla fine di ottobre a oggi si assiste invece a un rallentamento nella progressione per effetto delle misure assunte dal governo, fino ad arrivare all’incremento negativo dei contagiati di quest’ultimo periodo. “In ogni caso il messaggio è quello di non tornare a un irresponsabile liberi tutti - aggiunge l’ex ministro - Migliorare le norme è necessario, ad esempio cambiando quella che impedisce il passaggio da comune a comune nei giorni di festa perché non possiamo paragonare il comune di Roma con i piccoli centri, ma non possiamo abbassare la guardia”.

Particolarmente significativo, infine, il dato sul tasso di mortalità rispetto alla popolazione, che mette l’Italia al quarto posto a livello mondiale dietro a Belgio, Perù e Spagna, con 92 decessi ogni 100mila abitanti. “È necessario sottolineare che questi dati, per quanto forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e quindi ufficiali, sono da prendere con alcune precauzioni poiché, molto probabilmente, non sono omogenei i criteri di classificazione dei decessi adottati dai diversi Paesi - conclude il report - Tuttavia in attesa della soluzione che si presume definitiva, il vaccino, i dati a disposizione confermano la necessità di assumere misure severe per limitare le possibilità di contagio tra le persone e ottenere un maggiore controllo nel contrastare il crescere dei tassi di mortalità”.