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In this photo provided by the Ukrainian Presidential Press Office, Ukraine's President Volodymyr Zelenskyy, right, and President Donald Trump, talk as they attend the funeral of Pope Francis in Vatican, Saturday, April 26, 2025.(Ukrainian Presidential Press Office via AP)
Alla vigilia del Giorno della Vittoria, il clima tra Russia e Ucraina si fa rovente. Una celebrazione, quella del 9 maggio, che diventa il nuovo terreno di scontro politico, diplomatico e militare. Sullo sfondo, le parole di Donald Trump che evocano un disincanto totale sull'ipotesi di pace.
«Forse non funzionerà nulla, forse è semplicemente impossibile. Bisogna capire che qui (tra l’Ucraina e la Russia, ndr) c’è un odio enorme», ha detto il presidente degli Stati Uniti in un’intervista rilasciata al programma “Meet the Press” della Nbc News, alla domanda su un possibile accordo di pace. «Arriverà un momento in cui dirò: “Va bene, vai avanti, continua a fare lo stupido”. A volte ci sono vicino, e poi succede qualcosa di positivo», ha aggiunto. Sull’accordo sui minerali firmato tra Kiev e Washington Trump ha sottolineato: «Penso che ci siamo avvicinati a una parte, anche se forse non così tanto all’altra. Vedremo. Non vorrei specificare a quale parte siamo più vicini in questo momento. Ma abbiamo raggiunto un accordo che è vantaggioso per gli americani».
È una visione amara quella di Trump, che racconta un conflitto in cui gli spiragli diplomatici sembrano destinati a chiudersi prima ancora di aprirsi
Zelensky: “Non garantiamo la sicurezza a Mosca”
Intanto, la proposta di Mosca per un cessate il fuoco simbolico dal 7 al 9 maggio viene respinta seccamente da Kiev. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito il gesto “teatrale” e ha rincarato la dose: «Non possiamo essere ritenuti responsabili di ciò che accade sul territorio della Federazione Russa. Tocca a Mosca garantire la sicurezza, non offriremo alcuna garanzia». Un messaggio che ha mandato su tutte le furie il Cremlino. Dmitry Medvedev ha lanciato un monito durissimo: «Zelensky deve capire che nel caso di una vera provocazione nel Giorno della Vittoria, nessuno può garantire che Kiev arriverà al 10 maggio».
Anche Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha accusato il presidente ucraino di minacciare direttamente i leader stranieri attesi alla parata, mentre il portavoce Dmitry Peskov ha definito il rifiuto «la dimostrazione che il regime di Kiev ha una base ideologica neonazista».
Putin: “Riconciliazione inevitabile, ma non ora”
Nel documentario celebrativo per i suoi 25 anni al potere, Russia. Cremlino. Putin, il presidente russo ha invece usato toni insolitamente concilianti: «La riconciliazione con il popolo ucraino è inevitabile, ma è solo questione di tempo. Nonostante tutta la tragedia che stiamo vivendo ora». Un messaggio che stride con le continue operazioni militari. Mentre a Kharkiv l’Ucraina denuncia l’uso di droni russi con testate termobariche contro civili, le forze armate ucraine rivendicano un successo senza precedenti: «È la prima distruzione al mondo di un aereo da combattimento da parte di un drone marittimo», ha dichiarato l’intelligence di Kiev dopo l’abbattimento di un jet russo Su-30 nei pressi di Novorossijsk.
Il peso della memoria e la sfida geopolitica
Alla cerimonia del 9 maggio sarà presente anche il presidente cinese Xi Jinping, in visita a Mosca dal 7 al 10 maggio. I colloqui bilaterali si concentreranno – ha fatto sapere il Cremlino – su una più profonda cooperazione strategica e su «questioni urgenti dell'agenda internazionale». Un segnale chiaro che la Russia cerca di rafforzare il proprio asse orientale mentre l'Occidente intensifica il sostegno a Kiev.
Un attore caduto in guerra
Mentre si rincorrono le minacce, l’Ucraina piange la morte di Maksym Kovtun, attore teatrale e volontario delle forze armate, ucciso in prima linea. A renderlo noto è stato il Teatro accademico giovanile di Dnipro, dove lavorava prima di arruolarsi. Una delle tante storie di chi ha scambiato il palcoscenico con il fronte, e che racconta un altro tipo di tragedia.