È stato un week-end impegnativo per la delegazione di otto investigatori italiani giunta al Cairo, per fare luce sull'omicidio del 28enne ricercatore di origine friulana Giulio Regeni. Tra loro un funzionario del Servizio centrale operativo di polizia (Sco) e un ufficiale del Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei Carabinieri (Ros). Gli inquirenti hanno richiesto le registrazioni effettuate dalle telecamere a circuito chiuso nelle aree visitate dallo studente, in aggiunta ai tabulati telefonici relativi ai numeri di alcune persone coinvolte nel caso. I FILMATI DEL 25 GENNAIOLa delegazione di Roma, che ha lasciato l'Egitto domenica sera, avrebbe richiesto in particolare i filmati risalenti al 25 gennaio, data della scomparsa di Regeni, delle stazioni della metropolitana non solo di al Dokki, il quartiere dove risiedeva il giovane, ma anche di Gamal Abdel Nasser, che si trova vicino piazza Tahrir. L'agenzia "Reuters", nelle scorse settimane, ha riferito che il ricercatore italiano sarebbe stato fermato insieme ad un cittadino egiziano da agenti della polizia in borghese nei pressi della stazione della metropolitana Gamal Abdel Nasser. Per raggiungere quella stazione della metropolitana da al Dokki, tuttavia, Regeni avrebbe dovuto cambiare treno e scendere a Sadat, che quel giorno era chiusa. I TABULATI TELEFONICILe delegazioni hanno anche analizzato l'elenco delle chiamate in uscita e in entrata relative ai telefoni cellulari di cinque persone, fra cui Mohamed Abdullah, il responsabile del sindacato degli ambulanti. Il direttore della procura di Giza, Hossam Nassar, ha sottolineato che “un rappresentante della società di telecomunicazioni ha consegnato alcuni giorni fa agli inquirenti un elenco delle chiamate e un compact disc chiuso in una busta. Secondo la legge nessuna registrazione audio potrebbe essere effettuata senza uno speciale permesso o mandato da parte delle autorità”. Nel quadro del caso Regeni ottenere un mandato o un permesso è di fatto impossibile, considerato che quelle chiamate risalgono a circa tre mesi fa. Il procuratore capo, Ahmed Nagy, ha tuttavia ammesso che una possibilità è quella di ottenere le registrazioni in modo "informale". I VERBALI IN ARABOAltri tabulati telefonici, oltre a quelli già trasmessi in Italia nei giorni scorsi, sono stati consegnati dalle autorità egiziane agli investigatori italiani in trasferta al Cairo. E assieme a questi tabulati, riconducibili ad alcune utenze ritenute dai magistrati della Procura di Roma di particolare interesse investigativo, il team di investigatori ha ricevuto dai magistrati egiziani anche diversi verbali di testimoni sentiti dalle autorità locali. Si tratta di materiale in arabo che deve essere tradotto. Gli otto inquirenti riferiranno l'esito dell'incontro al Procuratore Giuseppe Pignatone e al pm Sergio Colaiocco.