Una «vittoria epocale» della giustizia: così l’Alto commissario Onu per i Diritti Umani, Zeid Ra’ad al Hussein ha commentato la sentenza del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia ( ICTY) contro l’ex comandante serbo- bosniaco, Ratko Mladic, condannato all’ergastolo per genocidio e crimini contro l’umanità. «Mladic è la personificazione del diabolico e il processo contro di lui è il paradigma di ciò che rappresenta la giustizia internazionale», ha aggiunto Zeid, che era nella Forza per la protezione delle Nazioni Unite nell’ex Jugoslavia tra il 1994 e il 1996. Mladic, ha continuato Zeid, si èr eso responsabile di «alcuni dei crimini più bui in Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale. La sua condanna è un avvertimento, in futuro tali atrocità: non sfuggiranno alla giustizia», ha concluso.

Soprannominato il “Macellaio dei Balcani”, l’ex capo militare dei serbi di Bosnia, Ratko Mladic, è stato condannato all’ergastolo dalla giustizia internazionale per genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Al momen- to della sentenza Mladic era già stato allontanato dall’aula per aver dato in escandescenze e accusato i giudici di essere ' bugiardi'. Suo figlio ha annunciato che farà appello contro la condanna.

Oltre vent’anni dopo la guerra ( 1992- 1995), che ha provocato più di 100mila morti e 2,2 milioni di sfollati, l’ex generale di 74 anni è stato riconosciuto colpevole di dieci capi di imputazione, tra cui il genocidio nell’enclave di Srebrenica del luglio 1995 in cui 8mila uomini e bambini musulmani furono uccisi e migliaia di donne furono violentate. Condannato anche per l’assedio di Sarajevo che in 44 mesi fece 12mila morti, fra i quali 1.500 bambini, e 50mila feriti, per lo più civili vittime dei bombardamenti e dei cecchini appostati attorno alla città. Invece non è stata riconosciuta l’intenzione di geno- cidio nelle municipalità della Bosnia nord- occidentale.

Ratko Mladic è stato l’ultimo dei super ricercati dei conflitti balcanici a finire in manette per essere processato all’Aja e sarà l’ultimo degli imputati di spicco processati dal Tpi che - creato nel 1993 per processare i presunti responsabili di crimini di guerra nel conflitto in ex Jugoslavia - dopo 24 anni e 161 persone incriminate, si appresta a chiudere i battenti alla fine dell’anno.

Comandante dell’esercito dell’autoproclamata Repubblica serba di Bosnia sotto la presidenza di Radovan Karadzic, Mladic è stato, insieme a “Rasa”, il volto feroce della pulizia etnica che ha insanguinato la regione fra il 1992 e il 1995. Nonostante l’ordine di cattura internazionale emesso nel 1996, dal Tpi, alla fine della guerra di Bosnia, Mladic fece ritorno a Belgrado e sotto la protezione del presidente jugoslavo, Slobodan Milosevic, condusse una vita pubblica tranquilla e agiata. Dopo l’arresto di Milosevic, avvenuto il primo aprile del 2001, per Mladic iniziò il lungo periodo di latitanza, terminato nel maggio 2011.

Da vittime e parenti degli eccidi di Mladic è stata espressa «parziale soddisfazione» come giudizi positivi sono arrivati dalla Nato e dai Paesi balcanici come la Croazia. Timori invece per l’amento della tensione nelle zone serbe. Il presidente della Serbia Aleksandar Vucic e la premier Ana Brnabic, hanno manifestato rispetto delle vittime ma sottolineatoche bisogna guardare al futuro e non al passato, e che le colpe di Mladic non ricadono su tutti i serbi. Ma i nazionalisti serbi hanno contestato il verdetto che ritengono falso e diffamatorio di tutti i serbi.