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Lucio Caracciolo
Con la sua proverbiale chiarezza Lucio Caracciolo, fondatore e direttore della rivista Limes, riflette su quanto sta accadendo nel cuore dell’Europa. La guerra in Ucraina non cesserà con le concessioni territoriali del Donbass alla Russia e il mondo diviso in blocchi contrapposti, che si ripropone dopo l’aggressione militare avviata lo scorso 24 febbraio, è completamente diverso rispetto a quello di settant’anni fa. «I blocchi contrapposti del passato - dice al Dubbio Caracciolo - hanno garantito un mondo di pace.
Oggi, invece, le contrapposizioni sono collocate in uno scenario di guerra». Uno degli ultimi approfondimenti pubblicati su Limes riguarda la Nato, il suo passato, il suo presente e, ovviamente, il suo futuro. Il direttore della rivista di geopolitica ritiene che con lo scoppio della guerra in Ucraina si siano generate almeno “cinque Nato”, all’interno delle quali si muovono diversi Paesi in cerca di spazio e visibilità.
Direttore, cosa potrebbe fare l’Italia? Abbiamo la forza per essere protagonisti della pace?
Protagonisti non possiamo essere. Possiamo però riflettere su due dati. Il primo, a mio avviso molto significativo, si riferisce al fatto che per la prima volta nella storia abbiamo tracciato un piano che ha un senso, che ha avuto l’avallo di francesi, tedeschi e americani. In secondo luogo, secondo me, oggi, l’Italia ha l’occasione di costituire insieme a tedeschi e francesi un polo euro- occidentale che possa avere, in generale, una politica più equilibrata e più saggia tale da proiettarsi pure nella vicenda ucraina. Una politica diversa, per capirci, da quella più spinta, per usare un eufemismo, di polacchi e baltici.
Salvini ha affermato che era pronto per andare a Mosca e parlare con Putin. Si è trattato solo di una mossa elettorale? Ha un’altra volta ceduto alla tentazione della propaganda?
Non credo che Putin avesse e abbia tempo da perdere con Salvini. La sua mossa è meno che propaganda. È solo una stupidaggine. Draghi, subito dopo l’uscita del leader leghista, è stato molto delicato e chiaro nel ridimensionarlo. La sostanza, però, non cambia. Quella di Salvini è stata una mossa, come quasi tutte quelle più recenti del segretario della Lega, abbastanza sconsiderata con tendenza al ridicolo.
La Lega anche recentemente ha continuato a strizzare l’occhio al partito del padre- padrone della Russia…
Putin non ha tempo di occuparsi della Lega e di Salvini. Quelli del leader leghista sono esercizi tutti incentrati su sé stesso, eventualmente sul suo partito, ma non hanno nessun impatto su Putin, sulla guerra o su altre situazioni connesse alle vicende ucraine.
È credibile l’ipotesi del coinvolgimento di una “grande autorità morale” per parlare con Putin e ammorbidirlo rispetto a quanto sta facendo e ordinando?
Penso che Putin non abbia particolare sensibilità per le autorità morali.
In una analisi molto interessante su Limes lei ha parlato di ben “cinque Nato”. È uno scenario che genera confusione e non aiuta ad uscire dalle sabbie mobili della guerra in Ucraina?
Più che altro è un fatto. Forse, ci troviamo di fronte anche a più di “cinque Nato”. Quello che una volta, il riferimento è alla guerra fredda, era un blocco unitario, adesso è una compagnia abbastanza divisa al suo interno e in alcuni casi anche opposta. Facevo prima il caso dell’Italia, della Francia e della Germania da un lato e, dall’altro, quello della Polonia, dei Paesi Baltici e qualche Paese scandinavo che hanno visioni non diverse, ma, direi, specularmente opposte della guerra.
Altro aspetto non irrilevante rispetto a quanto sta accadendo riguarda le materie prime. È in corso una guerra non solo con l’uso dei carri armati e dei missili, ma anche con il blocco e la privazione delle derrate alimentari, a partire dal grano. La “guerra del grano” è destinata a diventare sempre più grave e ad espandersi velocemente?
Più che “guerra del grano”, direi “guerra e grano”. Siamo di fronte ad uno scenario molto particolare. Penso che le enormi risorse, a partire dai prodotti agricoli, di cui dispone l’Ucraina sono contese proprio tra l’Ucraina e la Russia. Uno degli obiettivi lucrativi per la Russia è quello di mettere le mani, tra le altre risorse, sul grano. Per il resto, francamente, e mi riferisco alle mire territoriali, non so cosa possa farsene la Russia del Donbass.
Con la guerra in Ucraina abbiamo fatto un passo indietro di oltre settant’anni e il mondo è di nuovo diviso in blocchi contrapposti. Come si supera questa situazione?
Il mondo diviso in blocchi contrapposti, al quale abbiamo assistito in passato, è stato un mondo di pace. Quello di adesso è invece un mondo di guerra. Le situazioni sono molto diverse.
Secondo lei, Putin verrà processato da un Tribunale internazionale?
Francamente, mi pare difficile. Anzi, secondo me, è impossibile. A meno che Putin, incontrando la personalità morale alla quale facevamo riferimento prima abbia una crisi mistica e si consegni agli organi della giustizia internazionale.
I militari del battaglione Azov saranno merce di scambio per imbastire eventuali negoziati di pace tra Ucraina e Russia?
Spero per loro che lo saranno molto prima dei negoziati di pace e spero lo stesso per chi verrà scambiato con i soldati del battaglione Azov.