«Prevedibile». Massimo Cacciari bolla così l’esito del referendum sulla Brexit, che ha portato la Manica a diventare il nuovo confine d’Europa. Una conseguenza che, secondo il filosofo e intellettuale veneziano, ricade tutta sulle spalle dei leader di questa Europa, che non ha saputo spiegarsi e farsi amare a sufficienza.Professore, eppure l’esito non era così scontato.Era assolutamente nella rosa delle possibilità. Non me lo auguravo, è evidente, ma era prevedibile e pronosticabile che questo succedesse, e adesso siamo qui a raccogliere i cocci.Esiste una spiegazione a questa scelta, che condizionerà il futuro non solo della Gran Bretagna, ma dell’Europa intera?La spiegazione risiede in quella voragine che ormai separa l’opinione pubblica dalle istituzioni comunitarie. Una voragine che ha iniziato ad aprirsi dopo la crisi economica dello scorso decennio e che si è allargata ancora e in modo probabilmente irreversibile con le ultime vicende legate all’immigrazione.Analizzando i dati, quell’uno per cento che separa il Leave dal Remain è stato determinato dai voti degli over65. Ben il 58% degli anziani, infatti, ha votato per la Brexit. Un sintomo di rottura generazionale da considerare?Anche questo era assolutamente prevedibile: cosa c’è di nuovo nel fatto che nel voto dei vecchi ci sia una forte componente nostalgica? Gli inglesi, poi, continuano ad avere il mito delle loro passate grandezze e sono ancorati a questo patetico legame con la sterlina. Il punto è che si tratta di cittadini che non si sono mai sentiti europei e che non hanno mai capito il senso di questa Unione. Io credo anche che, complessivamente, non sia stato il fattore anagrafico a portare alla Brexit.E cosa l’ha determinata, invece?Il fatto che i cittadini in generale non percepiscono l’Europa come un qualcosa che li fa stare meglio, ma solo come una colossale macchina burocratico-amministrativa che complica le cose. E’ chiaro che non c’è strategia di lungo periodo in questo voto e che il futuro non è certo rappresentato da staterelli autonomi, che saranno sempre più preda della speculazione economica. Questi sono tutti bei ragionamenti, ma li deve fare il ceto politico. Di conseguenza la Brexit è colpa proprio di questo ceto politico.In che senso?Il dato è che i politici europei e inglesi non sono autorevoli, visto che non sono stati in grado di far percepire ai cittadini l’utilità dell’istituzione che vogliono difendere. Ora la questione è capire se i paesi fondatori dell’Europa e gli europeisti di Bruxelles capiranno la lezione e agiranno di conseguenza. Altrimenti, nulla vieta di immaginare un effetto cascata.Tutto sulle spalle dei politici, allora?I cittadini non fanno esami all’università né sono esperti di economia e non fanno ragionamenti strategici. E’ compito dei politici fare le scelte giuste di lungo periodo. Fino ad ora ne hanno fatte solo di sbagliate.C’è chi ritiene, però, che uno strumento come il referendum sia poco adatto a questioni di tale portata.Cosa poteva fare David Cameron di diverso? Erano anni che andava avanti facendo da parafulmine ed era inevitabile che prima o poi avrebbe dovuto ricorrere al referendum. La democrazia funziona così e chi si stupisce che il voto non risponda ad alcuna logica strategica scopre l’acqua calda. E’ evidente che si tratta di uno dei limiti del sistema, ma questo non sposta di una virgola il tema centrale, ovvero la distanza tra istituzioni e cittadini.E quindi adesso che cosa succede? Già rullano i tamburi degli indipendentisti scozzesi.Adesso sarà solo un gran pasticcio per la Gran Bretagna. Il paradosso incarnato dalla Scozia è che sono proprio i paesi secessionisti a sentirsi europeisti. Da un lato questo è positivo, ma dall’altro non risolve e anzi aggrava i problemi di un’Europa sempre più confusa.Anche in Italia si sono fatte più forti le voci dei populisti. La Lega Nord di Salvini ha già iniziato a chiedere un referendum sulla nostra permanenza in Europa.Il populismo qui non c’entra nulla. O l’Europa ha uno scatto di reni e capisce che deve fare delle politiche che i cittadini apprezzano, oppure deflagrerà. Salvini cavalca solo l’inutile ideologia che il piccolo è bello, ma è un argomento che convince sì e no il 10% dei cittadini. Il punto è che la gente non capisce a che cosa servono questa Europa e tutta la sua burocrazia, fatta di doppie sedi e assurde norme sugli ulivi, sul latte e sul burro.Anche il Movimento 5 Stelle si incuneerà in questo antieuropeismo?Il Movimento non ha niente a che vedere con Salvini e non è mai stato antieuropeista. Grillo non è contro l’Europa ma è contro questa Europa. Lui sostiene la linea del “tutti a casa”, perchè questi politici che governano non rappresentano l’Europa dei popoli, che è l’obiettivo per cui l’Unione è nata. E ha ragione.E Renzi che può fare?Purtroppo nulla. Renzi da questo punto di vista è intervenuto in modo positivo, provando a spiegare il senso di rimanere in Europa. Il problema è che la Brexit rafforza drammaticamente il fronte del no al referendum di ottobre.Si può azzardare qualche pronostico per il futuro?Sul piano economico, bisognerà parare il colpo per evitare che l’intero sistema venga travolto. Sul piano politico, invece, le conseguenze non si possono prevedere. La mia sensazione è che se l’Europa va avanti su questa china, arriverà morta alle prossime elezioni.