Nel piccolo e ricchissimo sultanato del Brunei, patria del lusso e dell’ostentazione, da ieri la legge è amministrata secondo la sharia, la legge islamica più integrale. Il che comporta nello specifico che gli adulteri e gli omosessuali ( e anche chi va contro i precetti musulmani e per l’insulto e la diffamazione del profeta Maometto) possano essere condannati a morte, e per di più attraverso il metodo della lapidazione pubblica e delle frustate. Previste inoltre l’amputazione di una mano per i ladri, la flagellazione pubblica per chi abortisce, multe per chi non prega il venerdì, punizioni serie per chi sottopone i bambini a pratiche religiose diverse da quelle musulmane, e un contrasto senza indulgenza al consumo di alcool, di droghe e di altre sostanze illegali. Nello staterello del Borneo governato dal 1967 dal sultano Haji Hassanal Bolkiah ( da tempo considerato uno degli uomini più ricchi del mondo, con un patrimonio di 20 miliardi di dollari) la sharia era stata già introdotta nel 2013 per tutti gli abitanti di fede islamica, cioè la quasi totalità della popolazione di 430 mila abitanti. Ora la legge islamica è stata introdotta nel codice penale con data di entrata in vigore ieri, il 3 aprile.

Bisogna dire che la pena di morte in Brunei ( per altri reati) non è mai stata abolita, ma non si assiste a una esecuzione capitale dal 1957. Inoltre continua almeno per ora ad essere garantita una certa libertà religiosa per un terzo della popolazione composta dagli indigeni e di cinesi immigrati.

L'ufficio del primo ministro del Brunei ha ribadito che il Paese aveva già prima un «sistema giudiziario islamico», applicabile solo ai musulmani più dei due terzi della popolazione - l'altro alla società civile, che riguarda tutti gli abitanti del sultanato. «Con la piena entrata in vigore di questa legge islamica dal 3 aprile, i due sistemi continueranno ad operare in parallelo al fine di mantenere la pace e l'ordine e preservare la religione, la vita, la famiglia e individui, qualunque sia il loro genere, nazionalità, razza o confessione», recita la dichiarazione. Lo stesso Sultano Haji Hassanal Bolkiah ha dichiarato: «il mio intento è quello di criminalizzare e dissuadere da atti contrari agli insegnamenti dell’islam e allo stesso tempo proteggere i diritti legittimi degli individui, delle società e delle nazionalità, indipendentemente dalla loro fede e dalla razza».

Non risultano ferme prese di posizione contro le decisioni del Sultano da parte delle cancellerie diplomatiche internazionali e nemmeno dagli organi delle Nazioni Unite, con l’eccezione dell'Alto commissario per i Diritti umani dell'Onu, Michelle Bachelet, che ha chiesto con forza al Governo del Sultanato di rivedere questo «codice penale draconiano», le cui norme “crudeli e inumane”, “violano gravemente il diritto internazionale sui diritti umani”. Amnesty International ha esortato il Brunei a ' fermare immediatamente' l'attuazione delle nuove pene, definite ' profondamente sbagliate e atroci'. Chi è sceso in campo massicciamente è il mondo dello spettacolo: primo fra tutti George Clooney, seguito da Elton John e da alcune conduttrici televisive americane: il loro invito è a boicottare gli hotel di lusso posseduti dal Sultano in tutto il mondo, compresi il Principe di Savoia a Milano e l'Eden a Roma.