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Entro giugno doveva essere affidata la produzione di nuovi braccialetti elettronici all’azienda vincitrice del bando di gara. Ma la procedura è rimasta ferma al 3 aprile scorso. Come anticipato dal Dubbio, l’anno scorso il ministero dell’Interno aveva fatto sapere che avrebbe indetto un nuovo bando di gara per la produzione di nuovi dispositivi. E infatti il 6 dicembre del 2016, due giorni dopo il big bang referendario, con il governo dimissionario, è stato finalmente pubblicato il bando di gara per la fornitura dei nuovi apparecchi. Il due febbraio scorso era scaduto il termine per le offerte e a marzo sono state valutate e ammesse alla gara tre società produttrici: Fastweb spa, la Rti Engineering ingegneria informatica e la Telecom Italia Spa. La gara di appalto a normativa europea con aggiudicazione sulla base del criterio dell’offerta più vantaggiosa, ha un importo complessivo a base di gara pari a più di 45 milioni di euro. L’azienda vincitrice – come è scritto nero su bianco nel bando - dovrebbe fornire, installare e attivare mensilmente 1000 braccialetti elettronici, fino a un surplus del 20 per cento in più, con connessi servizi di assistenza e manutenzione per un arco temporale di 27 mesi. Ma la procedura va a rilento e nonostante siamo a fine giugno, ancora non è arrivata nessuna decisione dalla commissione giudicatrice deputata alla valutazione tecnico/ economica delle offerte pervenute. Anche il ministro Orlando, in un’audizione alla Commissione “Jo Cox”, ha parlato di “ritardo patologico” per l’emissione dei braccialetti elettronici. Un problema enorme. L’ultima notizia riguarda i mancati domiciliari per Domenico Diele, l’attore che la notte tra venerdì e sabato scorso ha investito e ucciso la 48enne Ilaria Dilillo sull’autostrada A2 del Mediterraneo nel salernitano: non ci sono i braccialetti elettronici. Ma non riguarda solo lui. Da anni, ormai, centinaia se non migliaia, di persone sottoposte a procedimenti giudiziari che avrebbero potuto avere la possibilità di ottenere gli arresti domiciliari, sono rimaste dietro le sbarre a causa del numero insufficiente dei braccialetti. Il problema odierno è l’opposto di quello che si era manifestato nel corso degli anni dopo l’introduzione dei dispositivi elettronici: superata la diffidenza e i disguidi iniziali, che nei primi sei mesi del 2013 aveva portato all’attivazione di soli 26 braccialetti, la nuova modalità di concessione della misura di custodia cautelare, aveva iniziato a farsi largo nei tribunali anche grazie al decreto svuota- carceri del 2013. La quantificazione dei duemila braccialetti che Telecom Italia si era impegnata a fornire, senza gara d’appalto, al ministero della Giustizia, risale all’accordo siglato con l’allora ministro Angelino Alfano dopo uno studio ad hoc commissionato sull’applicabilità della misura. Ma non bastano più e forse bisognerà aspettare ancora molto tempo, prima che i dispositivi vengano prodotti.