Ieri il boss del Cremlino, Vladimir Putin, ha compiuto settant’anni. Voleva farsi un regalo, la sottomissione definitiva dell’Ucraina, ma dovrà attendere ancora a lungo e, con tutta probabilità, invano. Nel frattempo è lui a dispensare regali. Lo fa aumentando gli stipendi ai giudici. Il motivo della sua generosità ufficializzata con decreto? Aver constatato che il numero delle assoluzioni in Russia è ai minimi storici. Le toghe russe, che non brillano per magnanimità, clemenza e comprensione quando si tratta soprattutto di procedimenti riguardanti la difesa dei diritti umani, avranno buste paghe più pesanti.

L’incremento degli stipendi, contenuto nel decreto del presidente della Federazione Russa n. 742 del 5 ottobre, è pari al 5,5%, come ha segnalato il Moscow Times, giornale online indipendente in lingua inglese e russa.

Il ritocco all’insù degli stipendi, «ai fini delle garanzie sociali», riguarda i giudici della Corte Costituzionale, della Corte Suprema, dei tribunali federali di giurisdizione generale, dei tribunali arbitrali federali, fino ad arrivare ai magistrati dei tribunaliregionali. Il sistema penale russo potrebbe essere definito, oltre che inquisitorio, colpevolista. Un vero paradiso dei manettari che ha tanti supporter anche lontano da Mosca. I dati parlano chiaro e presentano un quadro preciso. L’ufficio studi della Corte Suprema ha rilevato che nel 2022 i tribunali della Federazione hanno emesso un numero esiguo – un vero e proprio record - di assoluzioni per l'intero anno di riferimento. Dall'esame dei procedimenti penali risulta che i giudici hanno pronunciato sentenze di condanna contro quasi 615mila persone, mentre le assoluzioni sono state soltanto 2.062. Per ogni assoluzione ci sono stati più di 300 verdetti di colpevolezza. Numeri che fanno riflettere e che probabilmente sono stati diffusi per incutere terrore tra la popolazione.

Con l’aggressione militare ai danni dell’Ucraina la morsa delle norme liberticide si è fatta sempre più stringente. Il codice penale russo, con l’articolo 207.3, punisce duramente chi critica e scredita le forze armate. La pena massima è di quindici anni di prigione. Tantissimi cittadini sono stati mandati a processo e condannati. Attualmente sono dietro le sbarre circa 600 oppositori politici. Tra questi Vladimir Kara- Murza, Ilya Yashin e l’avvocato Alexei Gorinov. Ultima in ordine di tempo, la condanna in contumacia a 8 anni e mezzo di carcere per la giornalista, ex volto noto di Channel One, Marina Ovsyannikova.

«Le probabilità di essere assolti da un tribunale russo - scrive il Moscow Times - sono otto volte inferiori rispetto a quelle di vincere alla roulette. Lì la possibilità di successo è del 2,7%, ovvero 1 su 36». Inoltre, il numero di cittadini che sono riusciti ad abbandonare la Russia, senza subire una condanna, è in costante calo negli ultimi 8 anni. Nel 2014, i tribunali hanno assolto 5.027 persone, nel 2016 sono state 3.515 e nel 2021 solo 2.190 cittadini hanno potuto beneficiare di una assoluzione.

Un regalo, comunque, Putin è riuscito a farselo. Alla fine di settembre ha aumentato il proprio stipendio e quello di Dmitry Medvedev, trasformatosi da tempo in battutista ufficiale del Cremlino per i post sui social che sbeffeggiano i politici di mezzo mondo. Gli aumenti hanno pure interessato gli stipendi dei deputati della Duma di Stato, i componenti del consiglio della Federazione, il capo del comitato investigativo, Alexander Bastrykin, il procuratore generale Igor Krasnov e altri funzionari pubblici.

Ecco perché non potevano mancare i giudici, protagonisti della macchina che stritola il dissenso, tra i destinatari delle attenzioni putiniane.

Il 7 ottobre, però, non è solo il compleanno del responsabile della guerra in Ucraina. Ricorre anche l’anniversario dell’assassinio di Anna Politkovskaja. L’omicidio della giornalista di Novaya Gazeta rappresentò un “regalo” al capo del Cremlino nel 2006. «Oggi – scrivono in una nota i Radicali Italiani - l’unico regalo possibile da fare a Putin sono nuove incriminazioni all’Aja per lui e per gli altri membri del suo regime». Per questo motivo dalle 15 alle 17 una delegazione dei Radicali si darà appuntamento di fronte alla Corte Penale Internazionale all’Aja per sostenere il lavoro della stessa Corte e «per chiedere che nei confronti di Vladimir Putin, il principale mandante dei crimini di guerra e contro l’umanità che si stanno compiendo in Ucraina, sia spiccato un nuovo mandato di arresto con nuove incriminazioni, per arrivare in tempi rapidi a un giusto processo».

Alla manifestazione hanno aderito Alde Party e Lymec, Eumans e + Europa, Base Italia e Mean, Comitato Ventotene, Volt Olanda e Jef ( Rotterdam- Den Haag). «Dopo l’aggressione e l’invasione su larga scala dell’Ucraina, che segue i crimini in Cecenia, in Georgia, in Libia e in Siria – aggiungono i Radicali Italiani -, nonché l’occupazione illegale della Crimea e la guerra “per procura” scatenata in Donbass dal 2014, occorre portare a processo l’intera catena di comando del regime fascista russo».