L’Open Society Justice Initiative, in collaborazione con il professore della Middlesex University, Philip Leach, uno dei principali esperti di legislazione sui diritti umani nel Regno Unito, ha presentato il primo maggio una denuncia al Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite con sede a Ginevra contro l’Aeronautica russa per aver effettuato un attacco deliberato su un ospedale in Siria. In caso di accoglimento, la denuncia potrebbe portare per la prima volta Mosca a rispondere davanti a un Tribunale internazionale per le violazioni commesse in Siria.

I FATTI

Si accusa la Federazione Russa di aver commesso una chiara e grave violazione del Diritto Umanitario Internazionale attaccando deliberatamente una struttura medica protetta, in violazione del Diritto alla Vita ai sensi della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR). La denuncia è frutto dell’iniziativa di un uomo siriano i cui parenti (due dei suoi cugini, che erano fratelli) sono stati uccisi da un attacco aereo del 5 maggio 2019 sull’ospedale chirurgico Kafr Nabl nella provincia di Idlib e di una ONG umanitaria, Hand in Hand for Aid and Development, che allora gestiva l’ospedale e per la quale i pazienti e il personale sono stati messi a rischio. L’ospedale Kafr Nabl era una delle pochissime strutture traumatologiche della zona, e lavorava normalmente il giorno dell’attacco, curando pazienti civili e membri della comunità. Non c’erano combattimenti nelle vicinanze, controllate dagli oppositori del regime di Bashar al Assad. Il fronte era a circa 20 km di distanza. Per più di 20 minuti quel giorno, l’ospedale Kafr Nabl fu colpito almeno quattro volte da attacchi aerei.

LE PRESUNTE PROVE

La denuncia si basa su una ricchezza di registrazioni video e audio effettuate al momento, così come testimonianze oculari che puntano a dirigere il coinvolgimento dell’aeronautica militare russa nel coordinamento e l’esecuzione degli attacchi. Prima del primo attacco, gli osservatori di aerei civili osservarono un aereo russo decollare da una base aerea usata quasi esclusivamente dall’aeronautica russa. Alle 17.22 del 5 maggio, un aereo SU-24 fu avvistato dalla rete di osservatori di volo che volano vicino a Kafr Nabl. Le comunicazioni tra i piloti russi e il controllo di terra sono state registrate dalla rete di osservatori aerei. Intorno alle 17:15, pochi secondi dopo che gli osservatori aerei registrano la partenza dell’aereo russo dalla base aerea di Hmeimim, un pilota russo disse: «Sto aspettando conferma». Nei successivi 10 minuti il pilota e il controllo di terra si scambiano informazioni, e verso le 17:25 il pilota conferma di aver «ottenuto il pacchetto» (i.e. le informazioni di targeting). Alle 17.28 il pilota conferma che sta «uscendo per combattere» e il controllo di terra gli dà l’autorizzazione a fare il primo colpo. Alle 17:30 il pilota dice al controllo di terra che ha effettuato lo «Srabotal» che significa «ha funzionato». Lo stesso schema dettagliato si ripete per i successivi attacchi. Kafr Nabl Hospital non è stato il solo ospedale ad essere colpito; almeno altri tre ospedali della zona sono stati attaccati dalla Russia in sole 12 ore il 5-6 maggio.

I COMMENTI

Fadi al-Dairi, direttore di Hand in Hand, ha detto: «L’attacco dell'aviazione russa all’ospedale Kafr Nabl è stata un’atrocità ben documentata che faceva parte di un assalto sistematico agli ospedali e alle strutture sanitarie nel territorio occupato dall’opposizione in Siria nel 2019. Le coordinate dell'ospedale erano state condivise con la Russia dalle Nazioni Unite nell’ambito del Meccanismo di Deconfliction delle Nazioni Unite». James A. Goldston, direttore esecutivo della Justice Initiative, ha dichiarato: «Questa denuncia dinanzi a un tribunale internazionale per i diritti umani espone il governo russo e la strategia deliberata delle forze armate di colpire l'assistenza sanitaria in chiara violazione delle leggi di guerra. Deve ricordare a tutti noi che gli attacchi alle strutture sanitarie protette, in Siria, Sudan, Ucraina o nella Striscia di Gaza, sono un abominio che non deve mai essere normalizzato».

LA QUESTIONE GIURIDICA

La Siria non ha sottoscritto lo Statuto di Roma che ha istituito la Corte Penale Internazionale dell’Aja (CPI); e comunque la CPI non sarebbe in grado di aprire un'indagine in Siria senza il sostegno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. «Gli attacchi alla salute in Siria, così come il bombardamento indiscriminato di strutture civili, sono sicuramente crimini di guerra, e dovrebbero essere perseguiti a livello della Corte Penale Internazionale dell’Aia», ha sostenuto Susannah Sirkin, della Physicians for Human Rights. Ma Russia e Cina «vergognosamente» hanno posto il veto a una risoluzione contro questi crimini. Il Comitato per i diritti umani invece può accogliere le denunce individuali contro la Russia e qualsiasi altro Stato che abbia accettato di essere soggetto a questo processo (cosa che la Russia ha fatto nel 1990). I 18 membri del Comitato per i diritti umani sono esperti internazionali in diritti umani, eletti dai membri dei 173 Stati che hanno firmato l’ICCPR. A condizione che la denuncia soddisfi i criteri di ammissibilità, sarà inviata alla Russia. La Russia avrà sei mesi di tempo per rispondere e a quel punto il Comitato esaminerà le argomentazioni di entrambe le parti ed emetterà una sentenza. Il Comitato non può però comminare sanzioni penali, ma potrebbe ordinare alla Russia di avviare un’indagine penale sui responsabili degli attacchi, ordinare il pagamento di un risarcimento e adottare misure per garantire che la violazione non si ripeta. Gli esiti potrebbero dunque offrire una certa giustizia alle vittime riconoscendo gli abusi che si sono verificati. In più, una sentenza internazionale che chiarisce che attaccare gli ospedali rimane una violazione inaccettabile degli standard internazionali, e che identifica la Russia come lo Stato responsabile, può anche servire uno scopo importante, sia per rafforzare il divieto, sia per dissuadere i futuri trasgressori. Una decisione contro la Russia fornirebbe una nuova giurisprudenza significativa sugli obblighi extraterritoriali degli Stati nei conflitti armati e spianerebbe la strada a decisioni progressiste da parte di altri organismi e tribunali per i diritti umani.