Joe Biden è furioso per il rapporto del procuratore speciale Robert Hur che, pur scagionandolo per la vicenda dei documenti top secret, lo descrive come «un uomo anziano, con problemi di memoria». Come è apparso evidente dalle risposte animate, a volte apertamente rabbiose, date ai giornalisti durante la conferenza stampa la notte scorsa, che la Casa Bianca è stata costretta a convocare in fretta e furia dopo che si è accorta della mina esplosiva nascosta nel rapporto che sulle prime appariva come una svolta positiva per Biden.

«La mia memoria è buona» e se ci sono stati eventuali errori, in passato, era perché «ero nel bel mezzo di una crisi internazionale», dice il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, poco prima di commettere una nuova gaffe. Quando rispondendo a una domanda sugli aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza, “scivola” su Abdel Fattah al-Sisi parlando di lui come «il presidente del Messico», e non dell’Egitto, quale è. «Penso, come sapete, che inizialmente il presidente del Messico al-Sisi non voleva aprire il valico (di Rafah, ndr) per permettere l’ingresso di materiale umanitario» nella Striscia di Gaza, dice Biden. «Gli ho parlato. L’ho convinto ad aprire il valico».

Ma non è la prima volta che il presidente Usa confonde due leader. Domenica scorsa, infatti, Biden ha confuso il presidente francese Emmanuel Macron con l’ex presidente francese François Mitterrand, morto nel 1996. Rispondendo a una domanda di un giornalista che chiedeva a Biden «quanto è cattiva la sua memoria e come può continuare a fare il presidente?», l’inquilino della Casa Bianca dice: «La mia memoria è così pessima che ti ho lasciato parlare». A un altro giornalista che chiede se la sua memoria fosse peggiorata, risponde: «La mia memoria sta bene. Guardate quello che ho fatto da quando sono diventato presidente. Nessuno di voi pensava che riuscissi a fare ciò che ho fatto». In merito alla descrizione che ha fatto di lui il procuratore speciale Hur, replica che «sono un uomo con buone intenzioni. E sono un uomo anziano. So cosa sto facendo. Sono stato presidente, ho rimesso in piedi questo paese. Non ho bisogno dei suoi consigli». 

Ma fonti del Washington Post riferiscono che, in privato, l’81enne presidente abbia sfogato in modo ancora più potente la sua rabbia, soprattutto per l’accenno, inserito dal procuratore al fatto, che, durante il colloquio di 5 ore avuto con Biden lo scorso ottobre, proprio all’indomani degli attacchi del 7 ottobre, il presidente non avrebbe ricordato la data della morte del figlio Beau. «Come diavolo mi posso dimenticare il giorno in cui mio figlio è morto? È ovvio che ricordo tutto», è sbottato Biden durante un incontro privato con alcuni democratici in Virginia, riferiscono ancora le fonti. E sull’argomento è tornato anche nella conferenza stampa, . «C’è persino un riferimento al fatto che non mi ricordo quando è morto mio figlio, come diavolo osa parlare di questo? - dice Biden, che si commuove sempre parlando del figlio morto a 46 anni per un tumore - francamente, quando mi ha fatto la domanda, ho pensato che quelli non erano dannati fatti suoi, non ho bisogno di nessuno che mi ricordi quando mio figlio se ne è andato».

Ma il rapporto del procuratore Hur produce anche effetti politici. La deputata repubblicana Claudia Tenney ha chiesto al governo di «esplorare» l’uso del 25esimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti per rimuovere Biden dall’incarico, a seguito del dossier definito «allarmante». «Dopo aver concluso che il presidente Biden consapevolmente e volontariamente ha ripetutamente rimosso, gestito male e divulgato documenti riservati per un periodo di decenni, il signor Hur ha comunque raccomandato che non venissero mosse accuse contro di lui», ha scritto Tenney, «il ragionamento del procuratore speciale è allarmante». Tenney ha aggiunto che Biden «deve essere accusato, a meno che non sia mentalmente capace di sostenere un processo». Il 25esimo emendamento norma il protocollo per la sostituzione di un presidente in caso di morte, inabilità manifesta o malattia.