Sam Wallman è un ragazzo australiano che vuole aiutare i bisognosi, così contatta la Serco, una multinazionale che gestisce i centri per rifugiati in Australia e che tra le altre cose è a capo della difesa nucleare britannica. Appena assunto Salman riceve le prime istruzioni su come comportarsi nei campi per rifugiati che sorgono su tre isole in mezzo al mare, a centinaia di chilometri tra la Nuova Guinea e l’Australia. Il primo giorno, davanti ai futuri impiegati, il trainer della Serco confida che in passato lavorava in un carcere: «L’unica differenza qui sta nei vestiti che indossano. Il reparto vuole che li chiamiamo clienti, e noi li chiamiamo clienti. Se ci dicessero di chiamarli criceti, li chiameremo criceti. Ma noi sappiamo che sono detenuti».Attraverso disegni semplici ma raffinati, ironici e drammatici, Sam Wallman racconta la sua breve esperienza alla Serco, nei campi per rifugiati in Australia. Ma il suo lavoro dura poco e, mentre soffre di attacchi di pianto, si lascia con la compagna, poi abbandona la Serco, realizza un fumetto sulla sua esperienza pubblicato da The Global Mail.La Pacific Solution, così denominata dall’ex primo ministro Howard, non è cambiata. Già da quindici anni, la politica di asilo del governo australiano è la seguente: le navi della marina, in continua perlustrazione sulle rotte dei rifugiati, scortano i barconi su tre isolotti in mezzo all’oceano, l’isola Christmas, di Nauru e di Manu. Qui, in centri detentivi gestiti dalla Serco, i rifugiati sono imprigionati fino a che decidono di tornare sui propri passi, attraverso la Cambogia. In un limbo surreale delimitato da reti di metallo, i profughi camminano in tondo tutto il giorno, scavano tombe, si sdraiano dentro in segno di protesta, si feriscono e si mutilano per parlare con il loro avvocato. Gli impiegati della Serco fanno sempre attenzione a tubi e punti in cui vi si potrebbe passare un laccio o una corda.Il Ministro per la Protezione dei Confini Peter Dutton ha dichiarato a Sky News che i rifugiati che volano in Australia «sono a malapena alfabetizzati nelle loro lingue, figuriamoci in inglese». E ha affermato che ruberebbero lavoro agli australiani o finirebbero ciondolando a spese dello Stato. Un anno fa, un rifugiato curdo è stato trovato morto dai suoi compagni reclusi nel campo dell’Isola Christmas. Una rivolta di tutti i detenuti ha costretto gli impiegati della Serco ad abbandonare l’isola e chiudere l’acqua come azione repressiva. Ad aprile Omid Masoumali, un iraniano di 23 anni si è dato fuoco ed è morto. Un mese dopo Hodan Yasin, somala di 21, si è data fuoco ed è tuttora in condizioni gravi.A maggio la Corte Suprema della Papua Nuova Guinea ha dichiarato incostituzionali le strutture di detenzione australiane. Il territorio è stato preso in concessione dal governo per allontanare il pericolo che i rifugiati si infiltrino in Australia. Pochi giorni prima delle elezioni il primo ministro Turnbull, messo alle strette dai continui richiami di Amnesty International e altre ong, ha affermato, mentendo, che i centri di detenzione sono sotto la giurisdizione di Nauru e della Papua Nuova Guinea. Eppure lo scorso anno l’Australia aveva accettato di ricollocare e dare i visti a circa 12mila siriani, ma per adesso i ricollocati legali sono un migliaio. Nello stesso periodo il Canada ne ha accolti e ricollocati 27mila.La politica xenofoba e razzista dell’Australia è trasversale a tutte le forze politiche, infatti i laburisti di Bill Shorten, sebbene un po’ più morbidamente, sono d’accordo con la politica della “protezione di confine” (border protection) che comporta l’uso di navi militari per pattugliare le coste. I Verdi hanno chiesto un approccio «più compassionevole» durante la campagna pre elettorale, ma la verità è che gli ecologisti hanno fatto parte del governo laburista tra il 2010 e il 2013, assecondando la politica di accoglienza disumana e contro le leggi internazionali d’asilo. Non solo, lo stesso partito sostiene che bisognerebbe portare in Australia solo skilled refugees (rifugiati con abilità particolari) e ha suggerito la riapertura di centri di accoglienza in territori asiatici come l’Indonesia, gestiti dalle Nazioni Unite. Tra il 1979 e il 1996 questi campi in Indonesia sono stati accusati di violenze e detenzione illegale di più di 170mila rifugiati.Sulle isole Christmas, Nauru e Manu, circa 1500 persone che scappano da guerre e crisi umanitarie sono rinchiuse, vessate, umiliate, costrette a darsi fuoco per disperazione. Tutto questo accade in un paese del primo mondo che possiede una quantità di territorio disponibile e risorse che pochi possiedono: su una popolazione di 23 milioni circa di persone e 8 milioni di chilometri quadrati, la densità per chilometro quadrato è di 2,79. E sarebbe importante ricordare, giusto per par condicio, che questo territorio lo hanno acquistato attraverso il metodico massacro dei veri proprietari della terra, gli aborigeni. In una situazione economica e finanziaria di ristagno, le elezioni anticipate per il rinnovamento di Camera e Senato sono state indette affinché una delle due coalizioni possegga una maggioranza che permetta di approvare le riforme necessarie. Ma i due partiti in lizza sembrano essere vicinissimi e molto probabilmente nemmeno i voti per corrispondenza daranno una maggioranza assoluta in parlamento, creando una instabilità che noi in Italia e in Europa in generale, conosciamo bene.«Un giorno è arrivata una chiamata di emergenza», scrive Sam Wallman disegnando un walkie talkie che suona, «ho girato l’angolo, e c’era un tizio con la bocca piena di pezzi di vetro. Ha detto che li avrebbe ingoiati se non accoglievamo le sue richieste. Non chiedeva molto, se ricordo bene voleva solo vedere il suo assistente sociale. Gli agenti Serco mi hanno detto di continuare a camminare…».