Sono centinaia di migliaia. Forse mezzo milione. Sfilano per il Passeig de Gracia (o Paseo, considerato il bilinguismo), nel cuore della Barcellona che tutti i turisti conoscono immediatamente, non appena arrivati in città. È la risposta, drammatica, che arriva dalla Catalogna alla decisione con cui il governo di Madrid ha avviato ieri mattina le procedure di commissariamento previste dallarticolo 155 della Costituzione, che porterebbero nel giro di 6 mesi a nuove elezioni nella regione autonoma e alla certa fuoriuscita di Carles Puidgemont dalla scena politica. E invece il presidente della Generalitat è in prima fila al corteo. Arriva, lo accolgono applausi, lui si mette immediatamente alla testa.  Con il capo del governo regionale ci sono il vicepresidente Oriol Junqueras, il portavoce del Jordi Turrul, il ministro degli Esteri Raul Romeva, oltre a molti deputati dei partiti secessionisti e alla sindaca di Barcellona, Ada Colau. Rischia di essere solo linizio di una sequenza ad altissima tensione, che non è chiaro a quali esiti possa portare, né nellimmediato né sul medio periodo. Si tratta di certo del primo caso di un grande Stato dellEuropa occidentale dilaniato da una contrapposizione così frontale tra governo e periferia dal Dopoguerra.   La manifestazione di ieri è iniziata verso le 17: a convocarla è stato il Tavolo per la Democrazia. Oltre che una immediata risposta alla richiesta di attivare larticolo 155 che il premier di Madrid Mariano Rajoy ha inoltrato formalmente al Senato ieri mattina, la marcia è indetta anche contro la detenzione dei due leader indipendentisti Jordi Sanchez e Jordi Cuixart. A definire un quadro di tensione mai vista dai tempi della Guerra civile, si aggiunge la denuncia con cui lAssociazione della stampa della Catalogna parla di una «presa di controllo» da parte dei rappresentanti dello Stato spagnolo delle radio e tv pubbliche catalane, Tv3 e Catalunya Radio. Una mossa che sarebbe prevista dal pacchetto di misure di commissariamento. Secondo lAssostampa catalana si tratta di «un attacco alla libertà di espressione». Dal fronte opposto la presa di posizione più estrema è quella della Cup, lala sinistra della coalizione indipendentista catalana, che chiede una «proclamazione immediata» della Repubblica in risposta al «colpo di Stato» che sarebbe in atto da parte di Rajoy. Il parlamentare Carles Riera ha detto che «lunica risposta possibile è la proclamazione immediata» dellindipendenza e della «Repubblica catalana». Latmosfera da Paese trascinato da furori contrapposti ha un riverbero, forse inevitabile, nel sempre imprescindibile calcio: pochi minuti dopo lannuncio dellattivazione dellarticolo 155 da parte del premier di Madrid, i soci del Barcellona hanno gridato «libertad, libertad!» durante un discorso del presidente Josep Maria Bartomeu, che stava dando il suo appoggio incondizionato alla Generalitat. Finita la prima parte dellassemblea, il presidente ha aperto una parentesi: «Voglio fare un commento sulla situazione che sta vivendo la Catalogna: il Barça è sempre stato accanto al popolo della Catalogna e alle sue istituzioni: oggi, prima dellapplicazione dellarticolo 155, vogliamo ribadire il nostro appoggio assoluto alle istituzioni democratiche della Catalogna sostenute dai suoi cittadini».