Dopo la strage di Mosca che è costata la vita ad oltre 140 persone, l’avvocatura scende in campo per alcune iniziative concrete. La Camera federale degli avvocati della Federazione russa fornirà assistenza legale gratuita a tutte le vittime della strage avvenuta nel municipio di Crocus. A collaborare con il Cnf russo anche l’Ordine degli avvocati di Mosca e quello della regione moscovita. La presidente della Camera federale degli avvocati, Svetlana Volodina, ha espresso a nome di tutta l’avvocatura russa le condoglianze ai familiari delle vittime e vicinanza ai feriti. «Gli avvocati – ha evidenziato Volodina - non possono ignorare questa terribile tragedia. Sappiamo che le persone colpite da un dramma del genere hanno un grande bisogno di assistenza legale qualificata. Per questo motivo aiuteremo tutti coloro che lo chiederanno con il massimo impegno professionale». Sono state attivate alcune linee telefoniche dedicate che permetteranno ai familiari delle vittime della strage e ai feriti di contattare il team legale messo in piedi per affrontare questo momento di emergenza. La Camera federale ha anche riferito che ci sono già state le prime richieste di assistenza legale.
Se da un lato chi dovrebbe difendere i diritti dei cittadini mostra attenzione e sensibilità, sul versante politico parte la rincorsa ad intestarsi le prime iniziative politiche in questo contesto emergenziale. Il capogruppo di Russia Unita nella Duma di Stato, Vladimir Vasiliev, ha fatto una promessa ai propri elettori. Ha detto che, dopo la strage di venerdì sera, sta studiando di proporre l'introduzione della pena di morte. Ha aggiunto che verrà presa una decisione tale da soddisfare «lo stato d’animo e le aspettative della società russa». In un incontro con i giornalisti alla Duma di Stato Vasiliev ha affermato che «oggi vengono poste molte domande sulla possibilità e necessità di introdurre nel nostro ordinamento la pena di morte». «Questo argomento – ha affermato il parlamentare - sarà sicuramente studiato in modo approfondito e professionale. Verrà presa una decisione che soddisferà gli umori e le aspettative dei russi». La politica russa, dunque, parla alla pancia dei russi con buona pace della lucidità che si dovrebbe avere di fronti al dramma di un’azione terroristica.
Secondo Vasiliev la differenza principale tra l’attacco terroristico del Crocus e la strage del teatro Dubrovka consiste nel fatto che nell’ottobre 2002 «esisteva una società diversa». «Ora – ha commentato l’esponente di Russia Unita - viviamo in una società in cui le persone sono in grado di condividere e accettare il dolore degli altri come se fosse il proprio. Le persone fanno la fila per donare il sangue. Il male fa il suo lavoro, ma il bene si oppone sempre al male. E, naturalmente, la vittoria sarà nostra al fronte e ancor più nella nostra società». Nella seduta plenaria della Duma di Stato del 26 marzo si discuterà sulle questioni relative alla sicurezza nazionale. Non è escluso, come teme OVD-Info, che l’attacco terroristico del Crocus offrirà l’assist per una ulteriore stretta alle libertà fondamentali.
Rispetto all’introduzione della pena di morte, i giuristi interpellati sul tema hanno rilevato però che non ci sono le condizioni legislative per un intervento della Duma di Stato. Nel 2009, la Corte Costituzionale russa ha rilevato l’impossibilità di introdurre la pena di morte nell’ordinamento. «A seguito di una lunga moratoria sull’uso della pena di morte – sostennero all’epoca i giudici costituzionali -, si sono formate garanzie stabili del diritto umano per cui nessun cittadino può essere condannato alla pena di morte. È emerso un regime costituzionale e giuridico, nel quadro di cui, tenuto conto delle tendenze giuridiche internazionali e degli obblighi assunti dalla Federazione Russa, è in atto un processo irreversibile finalizzato all’abolizione della pena di morte come misura eccezionale di pena». Un parere analogo venne confermato dalle Nazioni Unite e dal viceministro della Giustizia Andrei Loginov alla fine del 2023. Prevedere la pena di morte, senza l’adozione di una nuova Costituzione, è, dunque, allo stato attuale impossibile. La moratoria prevista dalla Corte Costituzionale e le decisioni che ne sono derivate sono vincolanti e fuori dalla giurisdizione della Duma.