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In attesa del pronunciamento dell’Ema sulla correlazione tra i rari casi di trombosi e il vaccino AstraZeneca, oggi nel pomeriggio si terrà un incontro tra i tecnici dell’Aifa e il ministero della Salute sulla possibilità di altre indicazioni per il vaccino. A quanto apprende l’Adnkronos l’ordine del giorno della Commissione tecnico-scientifica (Cts) dell’Aifa non prevede il vaccino AstraZeneca ma è possibile che ci sarà un’analisi sulle nuove evidenze scientifiche che riguardano gli eventi trombotici indotti dal vaccino. «I casi riportati sono davvero pochissimi quindi non c’è ombra di dubbio che vi sia un rapporto rischio-beneficio positivo. Il punto è che l’Ema, continuando la farmacovigilanza, può individuare dei sottogruppi di popolazione che magari ha un minimo comune denominatore che determina una possibilità di un rischio trombotico, e valutarne un eventuale nesso causa-effetto. Per maggiore precauzione, è possibile, non dico probabile, che Ema a un certo punto dica: "per questa categoria di pazienti sarebbe preferibile non utilizzare questo vaccino"», spiega il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ai microfoni di Radio24, sottolineando comunque che «questa cosa in passato è successa per moltissimi altri farmaci. Ad esempio con l’aspirina per la quale a partire dagli anni ’80 è stato posto un limite d’uso per la fascia dei bambini sotto i 12 anni per alcuni casi avversi». Secondo l’immunologo Alberto Mantovani, intervistato dal Corsera, i casi gravi di trombosi osservati in relazione al vaccino AstraZeneca «potrebbero essere forse causati, secondo una recente pubblicazione, dalla formazione di autoanticorpi, come succede, in rarissimi casi, durante trattamenti con eparina»; «se confermata, l’osservazione potrebbe guidare la diagnosi e la terapia di questi, pur molto rari, eventi avversi». Mantovani sottolinea che «per ora l’analisi condotta da Ema sul vaccino Oxford AstraZeneca ha rassicurato sul fatto che non causi un aumento della frequenza di tromboembolia, aspettiamo ulteriori analisi». Quindi il professore dell’Istituto Humanitas di Milano aggiunge: «I dati indicano che in alcune categorie di soggetti fragili il vaccino può funzionare un pò meno bene: dobbiamo vaccinare sicuramente le persone fragili, ma anche studiare come proteggerle al massimo, quindi capire quando vaccinarle, individuare quali fra di loro hanno una risposta maggiore o minore», pertanto «dobbiamo accompagnare la vaccinazione con programmi di ricerca che permettano di rispondere sempre meglio alle loro esigenze. In questo senso sono in corso studi collaborativi fra diversi istituti che avranno probabilmente il sostegno del ministero della Salute». Anche secondo l’ematologo Pier Mannucci le trombosi in caso di vaccinazione con AstraZeneca sono un fenomeno da investigare ma, aggiunge, «noi per il momento aspettiamo le indicazioni di Ema. Non ci sono elementi per far una scelta del genere. I benefici di AstraZeneca superano di gran lunga i rischi: il Covid è un pericolo infinitamente superiore». «Le trombosi - spiega in un’intervista al Corriere della Sera - riguardano la coagulazione del sangue. Interessano le vene profonde della gamba e dei polmoni, colpiscono in Italia 60 mila persone all’anno, con un’incidenza di un caso su 1000», rappresentano «una patologia cardiovascolare comune». Mentre «le trombosi venose cerebrali sono invece un fenomeno molto più raro, un caso ogni 1-2 milioni di abitanti» quindi« non c’è nessun rapporto con ictus e infarto, che sono trombosi delle arterie». Tuttavia, osserva Mannucci, «colpisce il fatto che una forma di trombosi già rara di per sè, segnalata in persone che avevano ricevuto il vaccino, sia associata a emorragie causate dalla diminuzione di piastrine» ed «è una circostanza che in tanti anni non avevo mai osservato». «Proprio la diminuzione delle piastrine - chiarisce Mannucci - ha generato il sospetto di un possibile legame con la vaccinazione in Germania, 31 casi su 2,7 milioni. È un fenomeno nuovo da investigare. In Gran Bretagna ci sono stati 30 casi su 18 milioni di vaccinati con AstraZeneca: l’incidenza delle trombosi rare non è aumentata».