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Dopo la Finlandia, la Svezia. Nel giorno in cui Stoccolma ha annunciato formalmente che chiederà l’ingresso nella Nato (un passo definito dalla premier, Magdalena Andersson, «storico» perché mette fine a due secoli di politica estera basata sul "non allineamento"), il presidente russo ha assicurato che l’espansione della Nato in Finlandia e Svezia non è un problema per la Russia, ma lo sarà nel caso comporti il dispiegamento di armi nel territorio dei due Paesi nordici. Un tempo potenza militare regionale, la Svezia si teneva fuori da alleanze militari dalla fine delle guerre napoleoniche. Come la Finlandia, era rimasta neutrale anche durante la Guerra Fredda, pur rafforzando le relazioni con la Nato dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Con un’opinione pubblica da sempre saldamente contraria all’adesione alla Nato, l’invasione russa dell’Ucraina ha fatto registrare un drammatico spostamento dei sondaggi a favore dell’adesione. Putin ha avvertito che «l’ampliamento dell’infrastruttura militare» dell’Alleanza ai due Paesi nordici (la decisione della Finlandia è attesa ad horas) comporterà una risposta da Mosca. Eppure non ha usato la tradizionale retorica bellicista che sarebbe stato lecito attendersi considerata la sua animosità nei confronti dell’Alleanza. «La Russia non ha problemi con quei Paesi (Finlandia e Svezia). L’allargamento a quei Paesi non rappresenta una minaccia diretta a noi», ha spiegato durante il vertice dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva post-sovietica. Ma -ha chiarito subito dopo- se l’allargamento sarà accompagnato dal dispiegamento di «infrastrutture militari in quei territori, questo provocherà senza dubbio una risposta da parte nostra». «E quale sarà, lo decideremo in base alle minacce che ci crea». La Svezia comunque ha già fatto sapere che non vuole basi militari Nato permanenti o armi nucleari sul suo territorio qualora la sua adesione verrà approvata. Putin ha poi aggiunto che si crea «un problema dal nulla»: l’allargamento della Nato è «artificiale», poiché «viene fatto nell’interesse della politica estera degli Stati Uniti», per allargare la sfera di influenza di Washington. «La Nato -ha insistito- è usata come strumento di politica estera, essenzialmente, di un solo Paese, con insistenza magistrale e molto aggressiva»; e a suo avviso, «tutto ciò deteriora la già complicata situazione internazionale nel campo della sicurezza». Svezia e Finlandia sono già partner della Nato. Nel 1995 quando hanno aderito all’Ue, sono passati dalla neutralità formale al non allineamento militare: partecipano a esercitazioni e scambiano informazioni di intelligence, sono tra i principali contributori dell’Alleanza e hanno anche preso parte a diverse missioni Nato. L’ingresso nella Nato porterebbe però al cambiamento importante dell’applicazione dell’«articolo 5», quello in base al quale si considera un attacco a uno Stato membro come un attacco a tutti. Ma in realtà l’impatto pratico dell’ingresso dei due Paesi nella Nato è smorzato dal fatto che entrambi sono già membri dell’Ue e garantiti dall’impegno di mutua assistenza e sicurezza assicurato dagli altri Paesi dell’Unione. E poi c’è anche il dato messo in luce in qualche modo dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, quando ha spiegato la posizione diversa di Mosca rispetto all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. «Non abbiamo controversie territoriali né con la Finlandia né con la Svezia. Mentre se l’Ucraina diventasse un membro della Nato, la Russia avrebbe una disputa territoriale con uno Stato dell’Alleanza (con conseguenti) enormi rischi per l’intero continente».