Ieri in Italia sono morte due donne uccise dai loro "ex". Una a Lucca, nella tranquilla Lucca (Vania Vannucchi, 46 anni), una a Caserta (Rosaria Lentini, 56 anni).Da molti anni in Italia si fanno leggi speciali contro la mafia e contro il terrorismo. Si investono tanti soldi nelle intercettazioni, che sono la principale barriera alla criminalità. E se provi a contestare il fatto che l'autorità giudiziaria, nel nostro paese, dispone un numero enorme di intercettazioni telefoniche, circa 50 volte superiore al numero delle intercettazioni effettuate dalla polizia britannica (sì, avete letto bene: cinquanta volte, nessun refuso), ti rispondono che qui c'è la mafia che uccide, lì no.Ok, allora un occhio ai numeri. Le statistiche sono un po' disordinate e un po' datate, ma convergenti. In Italia il numero di omicidi volontari sta crollando, da una decina di anni. Stiamo diventando un paese sereno. Gli omicidi sono circa 500, contro i 650 nella tranquilla Gran Bretagna. Il tasso è di 0,8 ogni 100 mila abitanti, contro il 3 che è la media europea (compresi i paesi extra-Ue). Dei 178 paesi monitorati dall'Onu nel mondo, solo 16 sono più sicuri dell'Italia (e tra questi, di paesi europei, c'è solo la Spagna). La classifica europea sui crimini violenti (elaborata da Eurostat, l'ente statistico della Ue) vede in testa la Gran Bretagna con 950.000 delitti, seguita dalla Francia con circa 330 mila. Noi siamo a 170 mila (più o meno in linea con la Germania, che fa registrare 210 mila delitti ma ha una popolazione di 90 milioni di abitanti contro i 60 milioni di italiani).E dunque dove sta la "specificità" italiana? Forse nel fatto che i delitti attribuiti alla mafia sono preponderanti rispetto agli altri? Era così, effettivamente, negli anni ottanta. Solo a Reggio Calabria, ogni anno, c'erano più di 120 morti ammazzati dalla 'ndrangheta. In Italia i morti per mafia sfioravano i mille. Oggi le cifre oscillano tra i 45 e i 60 omicidi mafiosi, all'anno, su tutto il territorio nazionale. Il 99 per cento di questi omicidi avvengono all'interno delle cosche. In tutto sono circa il 10 per cento del totale degli omicidi. Ieri la relazione semestrale della Dia (direzione investigativa antimafia) confermava questi dati. Diceva che la mafia ha spostato la sua attività dal terreno militare al terreno economico. E' chiaro che il delitto economico e l'assassinio non possono essere messi sullo stesso piano.E qual è, allora, il tipo di omicidio volontario prevalente? Visto che l'altra grande emergenza è considerata quella del terrorismo, sarà - si potrebbe supporre - l'omicidio terrorista. No, negli ultimi anni le vittime del terrorismo, nelle statistiche, portano il numero zero. Nessuna vittima dell'emergenza terrorismo.E allora? Le statistiche dicono che l'omicidio più comune è l'uccisione di una donna da parte di un maschio: in un anno 150 donne vengono uccise dall'amante, o ex amante, o marito, o ex marito o da un altro familiare o affine. Quello che si chiama femminicidio è tre volte più diffuso del delitto mafioso.Ma allora perché le leggi di emergenza e le particolarità del sistema investigativo italiano riguardano la mafia e non la vera emergenza che è il femminicidio, unico "tipo" di delitto che resiste alla "pacificazione" sociale in corso?Non è una domanda solamente provocatoria. Il problema è molto concreto, e - seppure solamente in linea teorica - qualche tempo fa lo pose lo stesso dottor Davigo, osservando l'incredibile discrepanza tra criminalità reale e criminalità percepita. Lui pensava soprattutto alla forte riduzione dei delitti di strada e all'aumento presunto della corruzione. Comunque poneva il problema.Se i giornali e le tv e il web raccontano un'Italia molto diversa da quella reale - quella fotografata dalle statistiche - anche le politiche di contenimento del delitto si adeguano alla "percezione" e non alla realtà. Tantopiù se gran parte dell'apparato della magistratura è interessato essenzialmente alla repressione del reato politico e mafioso e non del reato in generale.Così nascono le leggi dell'emergenza, che offendono lo Stato di diritto e non frenano la criminalità. 41 bis, reati associativi, ergastoli ostativi... Oggi però la vera emergenza non è la mafia ma il femminicidio. Bisognerebbe concentrare lì gli sforzi. Non inventando nuovi inutili 41 bis per i mariti, ma stanziando soldi per la prevenzione. Costruendo strutture, aiutando le donne,, investendo nelle città e nei paesi. Purtroppo di queste cose frega niente a nessuno.