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carcere suicidio alessandro
Si chiamava Alessandro Gaffoglio, ventiquattro anni e un'infanzia complessa, affetto da disturbi psichici, talvolta faceva uso di droghe. Il 2 agosto, a Torino, coltello alla mano, ha rapinato due supermercati. La polizia l'ha arrestato ed è finito davanti al giudice per la convalida del fermo. Una misura cautelare in carcere, ha resistito due settimane e poi si è tolto la vita soffocandosi con un sacchetto di nylon. Era affetto da disturbi psichici e faceva uso di sostanze stupefacenti.
A fine agosto era stato arrestato a Torino per aver rapinato due supermercati. Non aveva precedenti penali, era il suo primo arresto. Dopo la convalida del fermo è stato subito condotto al carcere Lorusso Cotugno in misura cautelare. Qui, nel reparto nuovi giunti, ha tentato una prima volta di togliersi la vita. Dopo un periodo nel reparto sanitario, gli psichiatri avevano considerato ridotto il rischio suicidario e quindi trasferito il ragazzo nel reparto “Sestantino”, ovvero le celle singole continuamente monitorate in cui vengono reclusi i detenuti che necessitano di una osservazione psichiatrica. Il 15 agosto, tredici giorni dopo il suo arresto, ha tentato nuovamente di togliersi la vita, questa volta riuscendoci. Pare che i genitori non abbiano mai saputo del primo tentativo di suicidio. Hanno scoperto tutto dopo la sua morte. Per questo sono sconvolti e attendono ancora delle risposte.
Alessandro Gaffoglio era nato in Brasile. Poi era stato adottato e in Italia, a Torino, studiava e lavorava. Lavoretti qua e là, come un periodo in uno dei tanti girarrosti. «Solare, dolce, attento alla famiglia», così viene descritto da chi lo conosceva. Proprio la persona che speri non faccia quella fine. Una persona che doveva essere aiutato ad affrontare la dipendenza dagli stupefacenti, che l'ha spinto, così pare, ad assaltare due supermercati e a tentare la fuga con un bottino intorno a un migliaio di euro. Entrato in carcere, è stato inserito nel cosiddetto ' Sestantino', l'area nella sezione dei ' Nuovi giunti' per chi ha problemi psichiatrici. Poi è stato trasferito, sempre sotto osservazione, in un altro padiglione. Da lì, la tragedia.
Sempre nel medesimo carcere di Torino, altri detenuti si sono tolti la vita. Ben quattro suicidi dall’inizio dell’anno. Appena due settimane fa un 36enne di origini gambiane si era tolto la vita, mentre ieri mattina un 56enne originario di Carmagnola ha legato un lenzuolo alle inferriate e si è impiccato. Ha lasciato un biglietto per suo figlio quindicenne in cui spiega le motivazioni del gesto. Il condannato si trovava in carcere per stalking alla sua compagna.
Nello stesso padiglione in cui oggi il 56enne si è tolto la vita, a fine luglio un 38enne cittadino pachistano, Nuammad Khan, aveva compiuto lo stesso gesto. C’è poi, com’è detto, Alessandro Gaffoglio che si è ucciso a Ferragosto nella cella dove si trovava da solo. E poi c’è Tecca Gambe, il 36enne gambiano, arrestato per un furto di auricolari in un negozio di articoli elettronici. Era stato accusato anche di resistenza, ma con ogni probabilità sarebbe tornato in libertà dopo poche ore.