Le tre regioni Veneto, Trentino Alto Adige e Firuli Venezia Giulia sono tra le più colpite d’Italia dal coronavirus e anche la giustizia ha dovuto far fronte a questa crisi sanitaria, «ma proprio davanti a questa difficoltà il rapporto tra gli Ordini forensi e i capi di tutti gli uffici giudiziari si è rinsaldato», ha spiegato la presidente dell’Unione Triveneta dei consigli degli ordini degli avvocati, Alessandra Stella: «Come Unione siamo intervenuti presso i presidenti delle Corti d’Appello, per sollecitare la liquidazione delle note spese per i colleghi che hanno svolto l’attività di patrocinio a spese dello stato».

La giustizia sta lentamente riprendendo a funzionare?

Grande collaborazione tra capi degli uffici giudiziari e presidenti degli Ordini e all’intervento dell’Unione Triveneta si è riusciti a trovare delle linee operative comuni. In molte realtà si sperimentano già con successo le udienze telematiche, nel penale anche più rispetto al civile, e dopo il 18 aprile tutti i fori dovrebbero essere pronti. Su tutto il nostro territorio, questo periodo è stato utilizzato per fare un passo avanti e la drammaticità dell’evento è stata uno sprone per migliorarci. Certo, non tutte le udienze potranno svolgersi, ma piano piano l’ordinario verrà ripreso.

Quali interventi sono stati messi in campo?

Nello specifico, l’Unione è intervenuta sui presidenti delle Corti d’Appello e sui giudici dei tribunali, per sollecitare la liquidazione delle note spese per i patrocini a spese dello stato. Credo sia un’istanza di civiltà, perchè questi colleghi hanno già maturato il compenso che gli spetta, e proprio in questo periodo di criticità economica è ancora più importante che venga pagato il prima possibile. Tutti i presidenti hanno dato risposta favorevole e in particolare la presidente della Corte d’Appello di Venezia ci ha riservato parole molto belle. La delibera è già stata inviata anche al Ministero della Giustizia e ai presidenti delle commissione Giustizia di Camera e Senato, perchè venga data attuazione e dunque le note spese siano saldate.

Qual è la criticità maggiore emersa?

Forse l’unico aspetto critico riguarda le udienze in tema di immigrazione. Nonostante la crisi sanitaria, si è deciso di celebrare comunque udienze di discussione per ricorsi presentati anche due o tre anni fa, nonostante gli avvocati chiedessero il differimento. Nei giorni scorsi il Cait, la Camera degli avvocati immigrazionisti del Triveneto, ha inviato un accorato appello affinchè la corte d’Appello di Venezia differisca le udienze, anche perchè altrimenti dovrebbero prendervi parte avvocati provenienti da tutto il Veneto.

Si è verificato anche nel Triveneto il fenomeno dello sleale accaparramento di clientela da parte di alcuni avvocati, sfruttando il coronavirus?

Purtroppo sì e l’Unione Triveneta ha immediatamente assunto una delibera, che è stata sottoscritta e condivisa anche da tutti gli ordini, in cui si stigmatizzano queste condotte e in cui tutti ci assumiamo l’onere di vigilare in modo rigoroso e di segnalare ogni violazione ai Consigli distrettuali di disciplina. Si tratta di comportamenti particolarmente odiosi, perchè abbiamo ricevuto anche segnalazioni di avvocati che hanno sollecitato i cittadini ad intentare causa per responsabilità professionale medica per asserite mancanze rispetto al contenimento del contagio offrendo consulenze online anche gratuite.

Gli ordini dei medici, infatti, sono intervenuti per chiedere lo stop a queste prassi scorrette.

I medici hanno ragione. Come abbiamo scritto nella delibera, queste iniziative sono ancor più gravi proprio perché da un lato colpiscono chi opera nel settore sanitario, indicandolo come possibile responsabile, dall’altro sono rivolte a cittadini molto suggestionabili in questo particolare momento. Purtroppo, ogni volta che accadono emergenze di questo genere qualcuno tenta di approfittarne, per questo siamo intervenuti subito. La delibera è stata inviata anche alla federazione dei medici e degli infermieri, per dimostrare che l’avvocatura sana c’è ed è la maggioranza ma soprattutto ha il controllo sulle condotte illecite di qualche singolo individuo, che finirà davanti al Cdd.

Si è fatta gran discussione sulla bozza di dm che include i professionisti nel beneficio economico in caso di danni da crisi sanitaria. Che valutazione ne dà?

Al netto dell’importo economico, io credo si tratti di una battaglia di principio. Giustamente, tutte le rappresentanze dell’avvocatura hanno espresso tutta la loro insofferenza e criticità rispetto alla condotta del governo, che in un primo momento ha completamente trascurato le libere professioni. E, aggiungo, non si pensi che questo riconoscimento economico abbia dato una risposta soddisfacente all’insofferenza degli avvocati.

Perchè?

Il sostegno deve essere ben altro: non siamo una categoria che vuole assistenzialismo o sovvenzioni mensili, ma vogliamo essere messi nella condizione di riprendere a lavorare. Quello che serve sono aiuto vero nel credito, che deve essere garantito anche indirettamente dal fondo per le piccole e medie imprese, e politiche fiscali virtuose. Una buona percentuale del Pil del Paese deriva dalle attività economica del Triveneto: se le imprese riprendono a lavorare, lo fanno anche gli avvocati.

L’avvocatura istituzionale e associata riuscirà a fare da cuscinetto a queste difficoltà economiche?

I singoli ordini territoriali sono molto vicini agli iscritti: hanno rinviato il pagamento della tassa di iscrizione e stanziato fondi a sostegno dei colleghi in difficoltà. Servirà grande sostegno e solidarietà da parte di tutta la categoria. Va inoltre chiamata in causa anche Cassa Forense e, a emergenza conclusa, ritengo che si debba ragionare su una revisione del suo sistema previdenziale.

Si può già immaginare in che modo cambierà l’avvocatura in seguito a questa emergenza?

Sicuramente di questa crisi non risentiranno solo i giovani, ma anche i professionisti avviati ma con piccoli studi e spese fisse pesanti. Io credo che il tema sarà il modello di avvocato che nascerà: sicuramente più telematico, e questo potrebbe favorire i giovani, ma anche più propenso d associarsi, condividendo gli oneri del mantenimento di uno studio.