«Serve l’unione della destra sovranista. Le primarie? Se noi, Lega e Fratelli d’Italia le facciamo, Forza Italia seguirà». L’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno punta alla creazione di un nuovo soggetto politico insieme al leader della Destra, Francesco Storace, e sulla vicenda Raggi non ha dubbi: «Roma è allo sbando e la sindaca è finita: si torni a votare».

Perché fondare un nuovo partito? C’è davvero spazio?

Il nostro è un progetto che nasce da lontano, in seguito alla fine del Popolo delle Libertà. Con la conclusione di quel soggetto politico, è tornata la necessità di creare una forza unitaria di destra, che ha prima preso la forma di Azione Nazionale e ora punta ad unire le tante realtà della destra, a partire dalla più antica formazione ad essersi staccata da Alleanza Nazionale, ovvero la Destra di Storace.

Ma ha ancora senso parlare di destra, in una politica sempre meno ideologica?

Essere di destra ha un significato ben preciso e chiaramente identificabile anche oggi: vuol dire essere contro il politicamente corretto e soprattutto difensori della sovranità nazionale.

A proposito di sovranità, il termine “sovranismo” ultimamente è diventato il punto di forza del lessico di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Prove di unità?

Noi eravamo presenti alla manifestazione romana di Meloni e Salvini e noi puntiamo ad avere uno strettissimo rapporto di collaborazione con loro ed anche con Raffaele Fitto, che ha avuto il coraggio di uscire dal Partito Popolare Europeo. L’obiettivo è quello di costruire insieme quello che io definisco il polo sovranista: una federazione di soggetti politici, che si uniscono per rifondare su basi nuove il centrodestra.

Il centrodestra, però, è fatto anche dei moderati di Forza Italia. Con loro c’è margine di dialogo?

Certo che sì, ammesso che si trovi il coraggio di fare le primarie del centrodestra. Solo così, infatti, sarà possibile confrontarsi non solo sulle candidature ma anche sulle proposte politiche. Ecco il punto: con le primarie possiamo ritrovare l’unità intorno a una cornice di valori comuni.

Eppure Berlusconi è sembrato poco propenso a farle, queste primarie...

Io penso che, se Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Raffaele Fitto e anche il nostro nuovo soggetto politico si mettono insieme e organizzano davvero le primarie, a quel punto questa iniziativa diventerà attrattiva anche per tanti esponenti di Forza Italia.

L’obiettivo, quindi, è di trovare il candidato premier per andare al voto. Ma il governo Gentiloni sembra lontano dalle dimissioni.

Io credo che il governo Gentiloni sia assolutamente inadeguato ad affrontare le grandi emergenze del Paese. Senza contare che, nei prossimi mesi, l’Europa dovrà affrontare una fase politica difficilissima con l’avvicinarsi delle elezioni in Germania. Per questo mi auguro che il governo si dimetta quanto prima e che si torni alle urne.

Con qualsiasi legge elettorale?

La legge attuale va bene, basterebbe apportare piccoli ritocchi, rendendo omogenee tra le camere le soglie elettorali. Per farlo, sarebbe sufficiente un decreto legge condiviso.

Ma ci sono le condizioni politiche per farlo?

Sarebbe un’operazione di razionalità e soprattutto nella piena disponibilità del Parlamento, ma purtroppo questo non significa che la politica sconclusionata del Partito Democratico permetta di farla.

Lei è stato sindaco di Roma. Secondo lei come finirà la vicenda Raggi?

Parto dal fatto che la Capitale è in uno stato di profonda prostrazione ed è necessario intervenire in modo emergenziale. Detto questo, l’esperienza della giunta Raggi è evidentemente conclusa: non ha più alcun futuro, né alcuna possibilità di affrontare il problemi di Roma.

Con quali conseguenze?

Io credo che anche a Roma sia necessario tornare alle urne il prima possibile, per dare un sindaco alla città.

L’ennesima giunta affossata dai guai giudiziari?

Il mio è un ragionamento puramente sul piano politico. Quello giudiziario è secondario, anche perché gli avvisi di garanzia notificati a Raggi sono tutto sommato questioni abbastanza banali. Il problema è tutto amministrativo e la condizione in cui la Capitale è ridotta e, purtroppo, le vicende giudiziarie della sindaca contribuiscono solo a distrarre da questo l’attenzione.

Ma che impatto avrà la questione romana sull’appeal elettorale del Movimento 5 Stelle?

Io credo che ci sarà un riverbero romano sul voto nazionale, ma nessuno pensi che questo sia devastante o che segni la fine dei 5 Stelle, perché il Movimento sta circoscrivendo su Roma l’immagine negativa della Raggi. I Cinquestelle vanno battuti sul piano politico, quello giudiziario non compete a noi.