L’orsa JJ4, considerata responsabile dell’aggressione mortale nei confronti del runner Andrea Papi, per il momento non va abbattuta. Lo ha stabilito con decreto il Tribunale Regionale di Giustizia Amministrativa di Trento, che ha sospeso l’ordinanza dell’8 aprile scorso a firma del presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti. A chiedere l’intervento dei giudici amministrativi è stata la Lega Anti Vivisezione, assistita dall’avvocato Claudio Linzola, il quale già in passato aveva interpellato la giustizia amministrativa affinché le sorti dell’orsa non fossero segnate.

La partita giudiziaria, però, non è chiusa. Il TRGA di Trento ha rinviato all’11 maggio prossimo la camera di consiglio per la trattazione collegiale dell’incidente cautelare. I giudici hanno anche stabilito che, se nel frattempo dovesse avvenire la cattura dell’orsa, l’animale dovrà essere recluso «in attesa dell’acquisizione di un formale parere reso dall’Ispra circa la necessità della sua soppressione ovvero circa la possibilità di un suo eventuale trasferimento in altro sito esterno alla Regione Autonoma Trentino-Alto Adige-Südtirol, anche estero, che inderogabilmente offra elevati standard per le esigenze di sicurezza e di incolumità per i suoi frequentatori e senza che ciò comporti qualsivoglia spesa a carico della Provincia Autonoma di Trento o dello Stato».
«Se l’orso non fa il peluche è cattivo». L’avvocato Claudio Linzola usa questa espressione per criticare l’approccio - a suo dire - ipocrita e per riassumere la vicenda, conclusasi con epilogo tragico: la morte di Andrea Papi. «Sono contento – dice al Dubbio il legale della Lav - che l’orsa non debba essere ancora ammazzata. Bisognerà vedere che cosa ci riserva l’esito dell’udienza collegiale dell’11 maggio. Tante cose in questa vicenda sono ancora tutte da chiarire. Mi riferisco, prima di tutto, alle ferite trovate sul corpo della vittima».

Davanti ai giudici amministrativi Linzola ha sostenuto alcune tesi frutto di un mutato approccio verso la natura e il mondo animale. «Negli anni scorsi – commenta - non sarebbe sorto alcun dubbio in merito all’utilità di soppressione di un orso che ha avuto a che fare con un essere umano con conseguenze fatali. Oggi, l’opinione pubblica non è che sia contro l’essere umano ma è sicuramente dalla parte degli animali. I principi di diritto si evolvono e sono frutto della coscienza sociale per cui le persone sarebbero anche disponibili a correre un rischio pur di non vedere sterminata la popolazione di un certo animale. Quando il presidente della Provincia di Trento sostiene che l’orsa ha toccato un essere umano e merita la morte, sta affrontando un problema applicando principi che, forse, hanno perso attualità. Il rischio zero non esiste in nessuna situazione».
L’avvocato della Lav pone, inoltre, l’attenzione su un tema spesso sottovalutato. Il riferimento è alle Linee guida approvate nel 2021 per la gestione degli orsi e per l'attuazione della legge provinciale n. 9 del 2018. «La Provincia di Trento – aggiunge Linzola - non ha fatto nulla in materia di prevenzione e informazione. Le Linee guida, composte da oltre cinquanta pagine, contengono solo mezza paginetta dedicata alla prevenzione. Basta solo questo per dimostrare l’approccio locale ed italiano. Gli altri Stati nei quali vivono gli orsi puntano invece tutto sulla prevenzione e l’informazione dei cittadini».
Sulla vicenda interviene anche Luigi Spagnolli, senatore del Pd, già sindaco di Bolzano. Lo fa prima di tutto come tecnico, dichiarandosi a favore dell’abbattimento. «Mi sono occupato di fauna selvatica – evidenzia il parlamentare – per tantissimo tempo e per motivi di lavoro, essendo stato direttore del Parco nazionale dello Stelvio. La legge e le normative internazionali tutelano le specie e non gli individui. La “direttiva Habitat” consente l’abbattimento di individui di specie protette a patto che ci sia uno stato di conservazione soddisfacente della stessa specie. Non deve esserci il rischio di estinzione e non ci devono essere altri modi per risolvere i problemi. L’abbattimento è possibile solo se alcuni animali hanno creato dei conflitti con l’uomo. Per esempio, se un orso ha creato dei conflitti con l’uomo ed è l’ultimo rimasto su questo pianeta, va salvato. Se ce ne sono degli altri, lo si può abbattere, salvo che non ci siano altri modi per eliminare i conflitti e i rischi. Io ritengo che altri modi non ci siano».

Secondo Spagnolli, il rischio di uno scontro ideologico è sempre dietro l’angolo. «Le associazioni che difendono gli animali – conclude - hanno una impostazione di pensiero particolare, per cui è meglio catturare l’animale e metterlo dentro un recinto piuttosto che ucciderlo. Si ragiona in termini umani. Facciamo l’esempio delle pene. La pena di morte per l’uomo è il massimo del peggio. E l’ergastolo è meglio della pena di morte. Per un animale selvatico, però, l’ergastolo è molto peggio della pena di morte, perché un animale deve vivere in libertà. Alcune associazioni che difendono gli animali riportano l’opinione dei loro soci, che non hanno nulla a che vedere con la tutela della natura. Andrebbe, a mio avviso, seguito quanto sostiene la scienza, per la quale gli animali selvatici devono vivere in libertà, altrimenti diventano animali domestici. Se qualche associazione vuole prendersi l’orso e metterlo in recinto, previo rispetto di tutte le norme, può anche farlo. Nel caso specifico, JJ4, è un predatore e andrebbe abbattuto, perché potrebbe commettere altre aggressioni. I giudici amministrativi hanno deciso una cosa che non sta né in cielo né in terra».