Si è conclusa dopo tre ore e mezza la prima giornata dell'udienza presso la Corte internazionale di giustizia (Cig) dell'Aia volta a esaminare i presunti crimini di guerra commessi dalle Forze di difesa israeliane (Idf) nella Striscia di Gaza, dove è in corso un'operazione militare contro il movimento islamista palestinese Hamas, responsabile dell'attacco del 7 ottobre scorso contro lo Stato ebraico.

I giudici si riuniranno anche domani, 12 gennaio, dopo la denuncia per il "genocidio del popolo palestinese" presentata il 29 dicembre scorso dal Sudafrica. Stamattina, tra le manifestazioni sia pro-Israele che pro-palestinesi, si è aperto il procedimento che vedrà una prima sfida tra accusa e difesa: oggi è toccato al Sudafrica, rappresentata dall'avvocata Adila Hassim, esporre la propria tesi davanti ai 15 giudici eletti dall'Assemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu. Domani invece sarà la volta della difesa di Israele. Ogni team legale avrà a disposizione circa tre ore.

Pretoria chiede alla Corte internazionale di giustizia di ordinare allo Stato ebraico "di cessare le uccisioni e i gravi danni fisici e mentali ai palestinesi di Gaza, di porre fine alle condizioni di vita volte deliberatamente alla loro distruzione fisica come gruppo e di consentire l'accesso agli aiuti umanitari". 

Se adottate dalla Cig, le misure provvisorie richieste dal Sudafrica per fermare le ostilità saranno legalmente vincolanti. La denuncia si basa sulla Convenzione sul genocidio del 1948. Dall'inizio dell'operazione militare israeliana a Gaza sono morte oltre 23 mila persone, secondo le autorità di Hamas. Tuttavia il numero non specifica quanti siano i combattenti dei gruppi armati presenti a Gaza uccisi, né chiarisce le vittime del fuoco amico. In ogni caso potrebbero volerci anni perché la Corte internazionale di giustizia emetta il suo verdetto.

Netanyahu, da parte sua, giudica «infondate e oltraggiose» le accuse di genocidio. Per Israele il Sudafrica si comporta come se fosse "il braccio giuridico dell'organizzazione terroristica Hamas", è  il commento diffuso dal ministero israeliano. "Il Sudafrica cerca di permettere a Hamas di commettere di nuovo i crimini di guerra, contro l'umanità e sessuali che ha perpetrato e reiterato il 7 ottobre", si legge nel comunicato del ministero. "Il procedimento dell'Aia è l'affare Dreyfus del 21mo secolo. Uno spettacolo di ipocrisia, antisemitismo e vergogna. È stato Hamas che il 7 ottobre - senza motivo - ha attaccato, bruciato, ucciso e violentato gli israeliani, ma è Israele ad essere accusato. Vergogna a coloro che prendono parte a questa farsa", dichiara su X l'ex premier israeliano Naftali Bennett.

La difesa di Israele è affidata a un team di cinque avvocati internazionali, coordinati dall’accademico inglese Malcolm Shaw. La Corte è composta da 15 giudici e i due paesi in causa possono nominarne uno: Netanyahu ha scelto a sorpresa l’ex giudice della Corte suprema israeliana Aharon Barak, 87 anni, sopravvissuto alla Shoah, e non certo vicinissimo al premier israeliano, dopo le proteste sulla controversa riforma della giustizia voluta da Bibi.  

Cosa dobbiamo aspettarci allora dalla Corte nell'immediato? Secondo diversi giuristi, nel giro di alcune settimane la Cig potrebbe decidere misure cautelari, chiedendo genericamente di fermare il conflitto e poi decidere nel merito. Inoltre potrebbe sostenere che i comportamenti di Israele rischiano di configurare un atto di genocidio ad opera dello Stato.

Per ottenere queste misure cautelari, il Sudafrica non ha bisogno di provare che sia avvenuto un genocidio, ma dimostrare che la Corte ha giurisdizione 'prima facie' e che alcuni degli atti oggetto del ricorso - in questo caso il bilancio delle vittime e lo sfollamento forzato dei palestinesi a Gaza - potrebbero rientrare nella Convenzione sul genocidio. Il verdetto della Cig sarà definitivo e non potrà essere appellato, tuttavia, la Corte non ha gli strumenti per far rispettare le sue decisioni: una sentenza sfavorevole sarebbe dannosa per Israele solo a livello di reputazione e costituirebbe un precedente legale.