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La prima scossa è un mostro notturno che sbuffa sotto la terra per cinquecento chilometri, da Rimini a Napoli. Sono le 03.36 del mattino, il terremoto di magnitudo 6,0 attraversa l'Italia centrale come un'onda, quasi a spaccarla in due. Centoquaranta secondi interminabili che fanno balzare giù dal letto milioni di persone, anche nella capitale dove i profili dei palazzi oscillano minacciosi. Un'ora dopo la seconda scossa, un'altra sberla, 5,1 di magnitudo; passano pochi minuti e arriva la terza frustata ancora più lunga, magnitudo 5,4. Poi uno sciame di assestamento con 150 scosse "minori" registrate nelle ore successive. L'epicentro quattro chilometri sotto la crosta terrestre (un livello molto basso e quindi più devastante) tra Amatrice, Accumoli, comuni della provincia di Rieti, e Arquata del Tronto località marchigiana in provincia di Ascoli Piceno, dove l'onda ha squarciato il suolo, sbriciolato i palazzi, sepolti vivi i suoi abitanti. Tre paesi disintegrati.Il bilancio, purtroppo provvisorio, è di 80 morti, centinaia di feriti, altrettanti dispersi, decine di migliaia di persone rimaste senza casa. Prima ancora delle agenzie di stampa e delle tv h24 la notizia corre sui social network, facebook su tutti, dove in pochi minuti arrivano i racconti dei testimoni, si cercano gli amici scomparsi, si rassicurano i propri cari di stare bene, si organizza la prima, rudimentale catena di solidarietà. L'energia sprigionata dalla terra che trema sotto i crepacci lividi degli Appennini è violentissima.Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile non offre spiragli all'ottimismo: «È un sisma paragonabile per intensità a quello che nel 2009 ha colpito l'Aquila, ma i danni strutturali potrebbero essere maggiori. Credo che il numero delle vittime salirà moltissimo. Molte case si sono richiuse su se stesse e questo non permette di accedere all'interno facilmente. Ora si sta cercando di pulire le strade per poter accedere nelle abitazioni. La fase più critica forse deve ancora arrivare quando entreremo nelle abitazioni. Troveremo solo dei cadaveri».Intanto si scava, anche a mani nude, è una corsa contro il tempo per liberare chi è rimasto intrappolato sotto le macerie, ci sono i volontari della Protezione civile, ci sono le unità cinofile specializzate nel recupero di superstiti, ci sono gli uomini e le donne delle Forze armate, della polizia, dei vigili del fuoco ma soprattutto tanti cittadini che cercano di salvare familiari e amici o semplicemente di dare una mano; chi a scavare, chi ad allestire imnprovvisati centri di accoglienza, chi a donare il sangue agli ospedali sommersi dall'arrivo dei sopravvissuti. Ad Accumoli, dove il sindaco Stefano Petrucci spiega che «non è agibile nessun edificio», c'è urgente bisogno di mettere in piedi una tendopoli, decine e decine di comuni tra il Lazio e le Marche sono nella stessa situazione. Migliaia di persone che in un'istante hanno perso tutto quel che avevano, i più fortunati osservano attoniti quel che resta delle loro case, cumuli informi di calcinacci con il pensiero di un freddo inverno da passare nei container.