La maestà della giustizia risiede intera in ciascuna sentenza emanata dal giudice in nome del popolo sovrano. Gerolamo Crainquebille, venditore ambulante, conobbe quanto la legge è augusta quando venne tradotto in polizia correzionale per oltraggio a un agente della forza pubblica. Avendo preso posto, nella sala magnifica e tetra, sul banco degli accusati, egli vide i giudici, i cancellieri, gli avvocati in toga, l’usciere con la catena, i gendarmi, e, dietro r a s sito di legno, le teste nude degli spettatori silenziosi ; e vide anche sè medesimo, troneggiante su un alto seggio, come se, comparendo dinanzi ai magistrati, ne ricevesse, lui, l’accusato, un funesto onore. Nel fondo della sala, fra i due giudici aggiunti, sedeva il presidente signor Bourriche. Le palme di ufficiale accademico erano attaccate sul suo petto. Un busto della Repubblica e un Cristo in croce sormontavano il pretorio, di guisa che tutte le leggi umane e divine erano sospese sopra la testa di Crainquebille. Egli ne concepì un giusto terrore. Non avendo punto lo spirito filosofico, egli non si chiese quel che volevan dire quel busto e quel crocifisso, e non ricercò neppure se Gesù e Marianna, al Palazzo di giustizia, andassero d ’ accordo. La cosa dava pertanto materia alla riflessione, giacche, infine, la dottrina pontificale e il diritto canonico sono opposti, su molti punti, alla Costituzione della Repubblica e al Codice Civile. Che si sappia, i Decretali non sono stati ancora aboliti. La Chiesa di Cristo insegna come per Io passato che sono legittimi soltanto quei poteri ai quali essa ha dato l’investitura. Ora la Repubblica francese pretende ancora di non dipendere dal potere pontificio. Crainquebille poteva dunque ben dire con qualche ragione : — Signori giudici, non essendo il Presidente Loubet unto coi santi sacramenti, questo Cristo, che pende sopra le vostre teste, vi ricusa dall’organo dei Concili e dei Papi. O esse è qui per ricordarvi i diritti della Chiesa, che annullano i vostri, o la sua presenza non ha alcun significato ragionevole. Al che il presidente avrebbe forse risposto : — Accusato Crainquebille, i re di Francia si sono sempre leticati col Papa. Guglielmo di Nogaret fu scomunicato e non si dimise dalle sue cariche per così poca cosa. Il Cristo del pretorio non è il Cristo di Gregorio VII e di Bonifacio V ili. Esso è, se volete, il Cristo dell’Evangelo, che non sapeva una sola parola di diritto canonico e non aveva mai udito parlare di sacri Decretali.

Allora a Crainquebille era lecito ribattere : — Il Cristo dell’Evangelo era un bousingot ( 1). Di più, egli subì una condanna che, da millenovecento anni, tutti i popoli cristiani considerano come un grave errore giudiziario.

Io vi sfido, signor presidente, a condannarmi, in suo nome, solamente a quarantotto ore di prigione. Ma Crainquebille non era all’altezza di formulare alcuna considerazione storica, politica o sociale. Egli rimaneva stupefatto. L ’ apparato di cui era circondato gli faceva concepire un’alta idea della giustizia. Compreso di rispetto, sommerso di spavento, egli era pronto a convenire coi giudici sulla propria colpevolezza. Nella sua coscienza, egli non si credeva un criminale ; ma sentiva altresì quanto poco vale la coscienza di un venditore di ortaggi dinanzi ai simboli della legge e ai ministri della vendetta sociale. E il suo avvocato l’aveva già mezzo persuaso ch’egli non era innocente. Una rapida e sommaria istruttoria aveva precisato le accuse che pesavano su di lui.

II. L’avventura di Crainquebille Gerolamo Crainquebille, venditore ambulante di legumi e di ortaggi, andava per la città, spingendo il suo piccolo carretto, e gridando: Cavoli! Navoni! Carote! E, quando aveva dei porri, gridava anche: Mazzi d’asparagi! — giacché i porri sono gli asparagi del povero. Ora, il 20 di ottobre, a mezzodì, come egli discendeva per la via di Montmartre, la signora Bayard, la calzolaia, uscì dalla sua bottega, si avvicinò al carretto dell’erbivendolo e, sollevando sdegnosamente un mazzo di porri, disse a Crainquebille: — Non sono mica belli, i vostri porri. Quanto al mazzo? — Quindici soldi, cittadina. Non se ne trovano di migliori.

— Quindici soldi, tre pessimi porri? E così dicendo ella rigettò il mazzo nel carretto con un gesto di disgusto. Fu allora che l’agente 64 sopraggiunse e disse a Crainquebille : — Circolate ! Da cinquantanni, Crainquebille non faceva che circolare dalla mattina alla sera.

Talché un tale ordine gli sembrò legittimo e conforme alla natura delle cose. Tutto disposto ad obbedire all’ordine, egli sollecitò la cittadina di prendere quel che più le conveniva. — Bisogna bene che mi scelga la merce, — rispose aspramente la calzolaia. E di nuovo prese a tastare tutti i mazzi di porri ; poi prese quello che le parve fosse il più bello e lo sorresse contro il suo seno come i santi, nei quadri delle chiese, si stringono sul petto la palma trionfale.

— Io vi dò quattordici soldi. È anche troppo.

Bisogna però che vada a prenderli in bottega, perchè non li ho in tasca. E, abbracciando il suo mazzo di porri, ella rientrò nella calzoleria dove una cliente, che conduceva seco una bambina, l’aveva preceduta. In questo momento l’agente 64 disse per la seconda volta a Crainquebille : — Circolate ! — Io aspetto il mio denaro — rispose Crainquebille. — Io non vi dico di aspettare il vostro denaro; io vi dico di circolare — riprese l’agente con fermezza. Frattanto la calzolaia, nella sua bottega, provava delle scarpette a una bambina di diciotto mesi, la cui madre aveva fretta. I capi verdi dei porri riposavano sul banco. Da che spingeva il suo carretto nelle vie, cioè da circa un mezzo secolo, Crainquebille aveva imparato ad obbedire ai rappresentanti della legge. Ma, questa volta, egli si trovava in una situazione speciale : cioè tra un dovere e un diritto.

Egli non aveva talento giuridico e non comprese quindi che il godimento di un diritto individuale non lo dispensava dal compiere un dovere sociale. Egli considerò troppo il suo diritto, ch’era di ricevere quattordici soldi, senza considerare abbastanza il suo dovere, ch’era quello di spingere il suo carretto e di andare avanti, sempre avanti. Rimase fermo. Per la terza volta l’agente 64, tranquillo e senza collera, gli ripeté l’ordine di circolare.

Contrariamente al sistema del brigadiere Montauciel, che minaccia senza tregua e non infierisce mai, l’agente 64 è sobrio di avvertimenti e sollecito a stendere verbali. Tale è il suo carattere. Quantunque un po’ sornione, egli è un eccellente servitore e un leale soldato.

Ha il coraggio di un leone e la dolcezza di un adolescente. E non conosce che la sua consegna. — Voi non capite, dunque, quando vi dico di circolare ! Ma Crainquebille aveva per non muoversi una ragione troppo importante ai suoi occhi per non crederla sufficiente. Egli l’espose all’agente, semplicemente, e senz’arte: — Dio di Dio ! Poiché vi dico che aspetto il mio denaro ! L ’ agente 64 si contentò di rispondere: — Volete che vi schiaffi una contravvenzione? Se la volete, non avete che da dirlo. Udendo queste parole, Crainquebille sollevò lentamente le spalle e calò sul viso dell’agente uno sguardo doloroso che innalzò poscia verso il cielo. E quello sguardo diceva : «Che Dio mi giudichi !

Sono io forse un dispregiatore delle leggi? Mi rido dei decreti e delle ordinanze che amministrano il mio stato ambulatorio? Alle cinque di stamane io ero già sulla piazza del Mercato. È da sette ore che mi brucio le mani sulle stanghe gridando : Cavoli! Navoni! Carote! Ho sessantanni. Sono stanco. E voi mi chiedete se innalzo la bandiera nera della rivolta. Ma voi scherzate e la vostra beffa è crudele !» Ma, sia che l’espressione di quello sguardo gli fosse sfuggita, sia ch’egli non trovasse una scusa alla disobbedienza, l’agente chiese a Crainquebille, con voce secca e rude, se proprio era deciso a non muoversi. Ora, precisamente in quell’istante medesimo, la confusione dei veicoli nella via di Montmartre era estrema : vetture, carri, omnibus, autocarri, spinti gli uni contro gli altri, sembravano indissolubilmente congiunti e riuniti, mentre sulla loro immobilità fremente s ’ innalzavano bestemmie e grida. I cocchieri delle carrozze si scambiavano ingiurie sublimi coi garzoni dei macellai e i conduttori d’omnibus, considerando Crainquebille come la causa di quella confusione, lo chiamavano « porro schifoso». Frattanto sul marciapiede un gruppo di curiosi seguiva le fasi della questione. E l’agente, vedendosi osservato, non pensò ad altro che a fare bella mostra della sua autorità.

— Va bene — disse. E tirò fuori di tasca un sucido taccuino e un pezzettino di matita.

Crainquebille seguiva la sua idea, obbedendo a una forza interiore. D ’ altronde, ora, gli era impossibile avanzare o retrocedere. La ruota del suo carretto s’era malauguratamente incastrata con quella di una carretta da lattaio.

Strappandosi i capelli che gli scappavano di sotto la berretta, esclamò : — Ma poiché vi dico che aspetto il mio denaro ! Non è mica un delitto, aspettare il proprio denaro ! Mannaggia al sangue !... Per queste frasi, che esprimevano piuttosto la disperazione che la rivolta, l’agente 64 si credette insultato. E siccome, per lui, ogni insulto rivestiva necessariamente la forma tradizionale, regolare, consacrata, rituale e per così dire liturgica di «Morte alle vacche !», fu sotto questa forma che spontaneamente egli raccolse e concretò nelle sue orecchie le parole del reo. — A h ! voi avete detto : «Morte alle vacche !» Sta bene. Seguitemi. Crainquebille, nell’eccesso dello stupore e dell’angoscia, guardò co’ suoi grandi occhi arsi dal sole l’agente 64, e con la sua voce roca, che talora gli usciva di sopra alla testa e talora di sotto i talloni, esclamò, con le braccia incrociate sulla blusa blu : — Io ho detto : «Morte alle vacche !» ?... Io?... O h! Questo arresto fu accolto dalle risa degli impiegati di commercio e dei monelli.

Esso soddisfaceva il gusto che tutte le folle umane provano per gli spettacoli ignobili e violenti. Ma, essendosi aperto un passaggio attraverso il circolo popolare, un vecchio dall’aspetto triste, vestito di nero e coperto da un cappello ad alta forma, si avvicinò all’agente e gli disse dolcemente e fermamente, a bassa voce : — Vi siete ingannato. Quest’uomo non vi ha insultato. — Voi occupatevi di ciò che vi riguarda — gli rispose l’agente, senza fare minacce, visto che parlava a persona ragguardevole. Il vecchio insistette con molta calma e tenacia. Allora l’agente gl’intimò di andare a spiegarsi dal commissario. Intanto Crainquebille continuava ad esclamare : — Allora io ho detto : a Morte alle vacche ! ))?... Oh !... Egli pronunciava queste stupefacenti parole allorché la signora Bayard, la calzolaia, gli venne incontro, coi quattordici soldi in mano.

Ma già l’agente 64 teneva Crainquebille per la collottola, e la signora Bayard, pensando che non si doveva dare nulla ad un uomo che veniva condotto in questura, si mise i quattordici soldi nella tasca del grembiule. E, vedendo a un tratto il suo carretto sequestrato, la libertà perduta, l’abisso sotto i suoi passi e il sole spento, Crainquebille mormorò : — Povero me ! Davanti al commissario, il vecchio signore dichiarò che, fermato sul suo cammino da un assembramento di veicoli, era stato testimonio della scena e affermò che l’agente non era stato insultato, ma che s’era totalmente ingannato sul significato delle parole pronunciate dall’accusato. Dette poi il suo nome e i suoi titoli : dottor Davide Matthieu, primario dell’ospedale Ambroise- Paré, Ufficiale della Legion d ’ onore.

In altri tempi, una tale testimonianza avrebbe sufficientemente illuminato il commissario.

Ma, allora, in Francia, gli scienziati erano sospetti. L ’ arresto di Crainquebille fu mantenuto. Egli passò la notte in camera di sicurezza e la mattina appresso, col carrozzone dei detenuti, venne trasportato al Deposito. La prigione non gli sembrò nè dolorosa nè umiliante : gli sembrò necessaria. Ciò che più lo colpì entrandovi fu la pulizia dei muri e dell’impiantito, e la lucentezza delle serrature.

— Per essere un luogo pulito, è un luogo pulito — disse. — Veramente ! Si potrebbe mangiare per terra. Lasciato solo, egli volle per prima cosa sollevare lo sgabello, ma si accorse ch’esso era sigillato al muro : — Che idea curiosa ! Ecco una cosa che io non avrei mai saputo inventare, per esempio ! Poi, sedutosi, fece girare i pollici delle sue mani e rimase nello stupore. Il silenzio e la solitudine del luogo l’opprimevano. Egli s’annoiava e pensava con inquietudine al suo carretto sequestrato, ancora tutto carico di carote, di sedani, di navoni, di valeriana ortense e di smirnio. — Dove mi avranno cacciato il carretto ? — si chiedeva ansiosamente. Il terzo giorno ricevette la visita del suo avvocato, signor Lemerle, uno dei più giovani membri del foro di Parigi, e presidente di una sezione della «Lega della Patria francese». Crainquebille provò a raccontargli il suo caso, cosa che non gli riuscì tanto facile, giacché. egli non aveva l’abitudine della parola. Forse, con un po’ d ’ aiuto, se la sarebbe tuttavia cavata. Ma il suo avvocato scuoteva la testa con aria diffidente a tutto ciò ch’egli diceva, e, sfogliando delle carte, mormorava : — Hum ! Hum ! Io non vedo niente di tutto ciò nell ’ incartamento... Poi, con un po’ di noia, arricciandosi i baffetti biondi, disse : — Nel vostro interesse, sarebbe forse preferibile confessare. Per conto mio credo che il vostro sistema di denegazione assoluta sia un’insigne balordaggine. Ma Crainquebille avrebbe confessato anche lì per lì se avesse saputo quel che doveva confessare.

CONTINUA...

«non aveva talento giuridico»

«EGLI NON AVEVA TALENTO GIURIDICO E NON COMPRESE QUINDI CHE IL GODIMENTO DI UN DIRITTO INDIVIDUALE NON LO DISPENSAVA DAL COMPIERE UN DOVERE SOCIALE. EGLI CONSIDERÒ TROPPO IL SUO DIRITTO, CH’ERA DI RICEVERE QUATTORDICI SOLDI, SENZA CONSIDERARE ABBASTANZA IL SUO DOVERE, CH’ERA QUELLO DI SPINGERE IL SUO CARRETTO E DI ANDARE AVANTI, SEMPRE AVANTI»

«arrivò la visita del suo avvocato»

«IL SILENZIO E LA SOLITUDINE DEL LUOGO L’OPPRIMEVANO. EGLI S’ANNOIAVA E PENSAVA CON INQUIETUDINE AL SUO CARRETTO SEQUESTRATO, ANCORA TUTTO CARICO DI CAROTE, DI SEDANI, DI NAVONI, DI VALERIANA ORTENSE E DI SMIRNIO. - DOVE MI AVRANNO CACCIATO IL CARRETTO ? - SI CHIEDEVA ANSIOSAMENTE. IL TERZO GIORNO RICEVETTE LA VISITA DEL SUO AVVOCATO, SIGNOR LEMERLE, UNO DEI PIÙ GIOVANI MEMBRI DEL FORO DI PARIGI»