Nel giorno del ricordo del giudice Giovanni Falcone, della moglie e della scorta, il dottor Nicola Gratteri e l'ex Pm di Catanzaro Luigi de Magistris iniziano un corso di lezioni “antimafia” all'università della Calabria. A che titolo? Entrambi i “docenti” hanno alle spalle delle inchieste, anzi delle “grandi inchieste”, ma solo per il numero delle persone coinvolte. Per il resto, le indagini di Gratteri e de Magistris hanno avuto (e riguardo al Pm di Catanzaro continuano ad avere) molto più successo sui giornali o in tv che nelle aule giudiziarie.

La Calabria è una terra occupata da quello che Sciascia chiamava il “potere dei poteri”, che deforma la realtà e massacra la verità, ed è lo stesso potere che ha reso la vita difficile a Giovanni Falcone, anche se oggi c'è chi, tentando un percorso di transustanziazione dalla memoria della vittima al celebrante, tenta di salire sulle sue spalle di Falcone per apparire gigante. Intanto gli organizzatori parlano del “valore della memoria quale strumento imprescindibile di formazione critica delle coscienze”, ma invitano il dottor Gratteri che non ha mai accettato un solo contraddittorio, e che, riguardo la lotta alla mafia, è portatore di un pensiero unico, avendo confinato tutti i critici nel terreno dell'eresia o, ancor peggio, in quello della “zona grigia” intesa come contigua alla mafia.

Tra gli obiettivi della giornata odierna, c'è quello di «stimolare dal basso processi di resistenza civile e riscatto sociale che devono passare (anche) dall'esplicito sostegno delle inchieste giudiziarie in corso condotte dalle Procure Antimafia calabresi». Qualcuno farebbe bene a ricordare che i processi non sono partite di calcio e non hanno bisogno di tifoserie, e mi inquieta molto l'idea che ci siano intellettuali che chiedono il sostegno degli studenti e dell'opinione pubblica alla Procura quando ancora nessun Tribunale ha stabilito se gli imputati sono colpevoli o innocenti.

L'esperienza passata ci dice che in molti processi promossi da Gratteri e de Magistris, la stragrande maggioranza degli imputati era composta da innocenti. In alcuni casi il verdetto di assoluzione sfiora il 100% degli imputati. E sono proprio gli innocenti finiti nel tritacarne processuale ad avere diritto al massimo della solidarietà.

Ma come sempre, il bello arriva alla fine o meglio nella parte in cui si chiede ai giovani studenti universitari non un generico sostegno alle Procure ma un tifo cieco «per le inchieste giudiziarie in corso a partire proprio dal distretto di Catanzaro e dell'azione antimafia di Nicola Gratteri». Quindi c'è un'antimafia col sigillo del dottor Gratteri così come nella Chiesa c'è il Vangelo secondo Luca. In Urss c'era il pensiero “marxista leninista” secondo Stalin. In Cina il vero comunismo era quello incarnato dal Grande Timoniere, il “nostro grande presidente Mao”. In Calabria è nata l'antimafia declinata secondo il pensiero e l'azione del dottor Gratteri. Siamo passati così dalla ragione alla fede. Nonostante si sia in Calabria, mi sembra un po' troppo.