PHOTO
In this image from video provided by Utah State Courts, Tyler James Robinson attends a virtual court hearing from prison in Utah, on Tuesday, Sept. 16, 2025, accused of fatally shooting conservative activist Charlie Kirk. (Utah State Courts via AP) Associated Press / LaPresse Only italy and spain
Una tranquilla cittadina della provincia americana, le villette a schiera della classe media, i giardini verde tirato a lucido, gli scoiattoli che corrono sugli alberi, le bottiglie di latte lasciate davanti la porta.
All’interno di una cantina il ragazzo è immerso da ore nello schermo, la luce del monitor illumina il volto coperto da un sottile velo di acne, il riflesso di una rana verde stilizzata fluttua insieme alle icone delle chat e agli avatar della sua comunità.
Sopra, mamma e papà preparano il tacchino della domenica: chiacchiere leggere, stoviglie fiammeggianti, tavola imbandita, l’aroma del forno che riempie la casa, manca poco all’ora di pranzo. Tutto sembra a posto, ma sotto, nel silenzio e nella solitudine il ragazzo si è costruito un universo parallelo, l’unica identità che gli pareva socialmente possibile.
A scuola amici pochissimi, con le ragazze figuriamoci, quelle sono tutte delle bitches, quanto ai genitori, poveretti, nignorano tutto della vita e dei pensieri di questa generazione che ha incubato rabbia e paranoie a cavallo della pandemia e del trumpismo trionfante. E quando poi succede l’irreparabile dicono tutti la stessa frase: «Ci sembrava un ragazzo normale». Non hanno fatto eccezione il padre e la madre di Tyler Robinson, l’assassino dell’attivista Chralie Kirk.
Secondo tutti gli studi la radicalizzazione dei giovani maschi americani bianchi passa prima dalla frustrazione emotiva e sociale, relazioni amorose deludenti se non nulle, amicizie fragili e dialogo assente in famiglia. Ovviamente non tutti diventano degli estremisti ma tutti gli estremisti condividono questo percorso che intreccia sottoculture digitali e rancore individuale e che, dopo l’emergenza Covid, ha assunto connotazioni chiaramente politiche.
Questa solitudine e frustrazione spesso si trasforma in rabbia diretta contro il mondo, e in certi casi in una forma di misoginia radicata. Nel panorama online emergono così figure come gli “incel” ( involuntary celibates), uomini che si percepiscono rifiutati dalle donne e riversano la loro frustrazione in forum chiusi, dove la cultura del risentimento si trasforma in ideologia di gruppo. In questi spazi la vita sociale ridotta a zero, la mancanza di affetti e la sensazione di esclusione vengono raccontate come un destino ineluttabile: la colpa, secondo loro, è delle donne, della società che li esclude, delle élites intellettuali, del femminismo, dei discorsi pubblici sull’inclusività, della cultura woke. Grazie all’abilità e al fiuto di alcuni infuencer della galassia alt right, questa massa rabbiosa e informe è diventata un fertile laboratorio dell’estremismo politico.
Il gruppo più significativo ( e inquietante) sono i “groypers”, giovani conservatori americani che mescolano nostalgia reazionaria, provocazione online e meme virali, il gruppo a cui peraltro apparteneva Tyler Robisnon. A differenza degli incel, i groypers sono un fenomeno tutto politico che cerca di conquistare visibilità pubblica e di diffondere un’ideologia chiara, fatta di anti- globalismo, tradizionalismo sociale, rigetto del progressismo culturale nelle forme più fanatiche e radicali, spaziando tra aperto razzismo verso i neri e un violento pregiudizio antisemita. Il loro fondatore e figura più riconosciuta è Nick Fuentes, un giovane attivista e commentatore politico che ha iniziato a farsi notare nel 2019 con video e dirette in cui criticava apertamente il conservatorismo mainstream degli Stati Uniti, che considerava troppo moderato e compromesso, e promuoveva una visione “populista” e ultraconservatrice, fortemente nazionalista e anti- progressista e divulgatore compulsivo di fake news.
Il trumpismo ha funzionato da cornice legittimante: ha dato dignità politica a emozioni e pensieri altrimenti marginali, trasformando il risentimento e il complottismo in discorso pubblico legittimo. Ma molti di loro si collocano decisamente a destra di Donald Trump che vedono come un vecchio bonario e moderato, mentre uno come Chralie Kirk era una specie di pacifista alla John Lennon ( spesso i “groypers” hanno fatto incursioni nei dibattiti pubblici di Turning Point Usa scontrandosi con Kirk).
Il nome “Groyper” deriva dalla la rana Pepe the frog diventato un innocuo fumetto dei primi anni 2000 diventato negli anni un meme identitario per i giovani di destra, chiamata appunto “Groyper”, che i membri del gruppo hanno adottato come simbolo della loro comunità. La scelta della rana richiama lo stile provocatorio e ironico della cultura internet e dei videogiochi, ma con un intento politico chiaro: attrarre giovani frustrati o delusi dal conservatorismo tradizionale e radicalizzarli attorno a posizioni sempre più estreme su immigrazione, sessualità, ruolo delle élite.
L’America di oggi è il risultato di questa convergenza: un Paese in cui la rabbia privata di un adolescente solitario e il discorso pubblico di un presidente possono finire per parlare la stessa lingua. Sopra, il tacchino è pronto. La madre chiama il ragazzo, il padre versa il vino, ci si prepara per la preghiera. Ma giù in cantina, immerso ancora nello schermo vive un piccolo alieno: appartiene a un esercito invisibile, dove la rabbia personale si intreccia con l’ideologia e la violenza diventa linguaggio quotidiano.